Multitasking o concentrazione? Storie di ordinari viaggi in treno

Viaggiare in treno, per una come me, è grande fonte di ispirazione. Viaggi di lavoro, intendo. Quelli che faccio sulla tratta Roma-Milano e viceversa.

Il viaggio è generalmente spacchettato in due: all’andata, con treno della mattina per essere a Milano prima di pranzo, è il turno del lavoro. Saliamo e più o meno tutti tiriamo fuori un PC cercando di darci un tono, facendo finta di lavorare, o lavorando sul serio. I più onesti con il proprio karma: cuffiette, film e sonnellino.

Ovviamente sono tutti al telefono e, alla faccia del GDPR e dell’educazione, alla fine del viaggio sai che tipo di giornata andranno ad affrontare, i fatti privati di almeno 4/5 persone e quelli di lavoro delle altre.

Oggi non posso non parlarvi del mio vicino di posto, tale Stefano, che – mentre io finalizzavo la mia presentazione per un corso di comunicazione che terrò a Milano – sbirciava di continuo le slide, facendo finta di guardare in giro, ma in realtà attento e concentrato.

Alla fine, ho deciso di coinvolgerlo, anche perché lo sguardo sbieco mi metteva ansia. Mi sono presentata, lui si è presentato, e mi ha detto di essere un manager di una importante azienda italiana. Un uomo oltre i 60, bella faccia aperta, ottima dialettica, stretta di mano da manuale. Insomma, presente. Uno che occupa uno spazio e lo percepisci.

Gli chiedo se vuole dare un’occhiata alla slide che sto preparando per un corso per il management di un’azienda, figure professionali tipo la sua, insomma. Il suo parere mi farebbe comodo.

Sorride, mette via il telefono, lo mette in borsa, e dice: “ha tutta la mia attenzione”.

Ed eccolo lì. IL GESTO. Quello che fa fermare tutto.

Io la mia giornata l’avrei potuta anche terminare qui, anzi su quel gesto ci potrei fare una lezione all’università.

Nel mio essere connessa, controllare le slide, nello stesso momento controllare i social, ed i messaggi, quella galanteria mi ha fatto fermare.

Un gesto che oggi potremmo considerare d’altri tempi o del nostro futuro. Il saper mettere da parte la tecnologia, a favore dell’ascolto; saper mettere da parte un telefono che invia notifiche continue, a favore del concentrarsi su un’unica cosa e guardare. Bella questa cosa.

Ora, io di tecnologia ci vivo, la rispetto, fa parte integrante della mia vita e del mio lavoro. Adoro avere nel palmo della mano le informazioni che mi servono, nel momento in cui mi servono. Sono anche rispettosa dei tempi e dello stare senza telefono (in famiglia, nelle riunioni importanti, in vacanza) quindi anche più allenata di tanti altri.

Eppure, oggi, quella frase mi ha spiazzato; perché era semplice ma racchiudeva in sé tutto il senso di un vero manager. Quando tu parli, io ti ascolto. Senza distrazioni. Ti ascolto per capire, per imparare, per contestare, ma ti ascolto.

Etica, Management e Tecnologia spiegati in 5 secondi e 5 parole su un treno.

Alla fine, le slide le ha viste, commentate, le ho spiegate e contestualizzate. Lui ha detto la sua, e io ho modificato alcuni passaggi.

Quando è sceso mi ha ringraziato e mi ha detto che questo corso di comunicazione lampo gli ha cambiato qualche punto di vista. Ed io ho ringraziato lui per aver ascoltato, ascoltato davvero.

Quello che mi porto a casa (anzi a Milano):

  • la tecnologia è utile
  • l’attenzione vera non deve essere distratta
  • il Manager vero lo vedi lontano un miglio
  • le mie slide sono migliorate.

Sul viaggio di ritorno serale, però, guardo un film.

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