Cambia il lavoro, cambiano le skill richieste

Entro il 2022 non meno del 54% dei dipendenti necessiteranno di riqualificazione anche significativa. Questa una delle informazioni “chiave” possibili da leggere nell’edizione 2018 del rapporto The Future of Jobs pubblicata dal World Economic Forum.

La ricerca, che presenta l’evoluzione del mercato del lavoro nel 2018-22 percepita da manager e imprenditori di 313 imprese che impiegano 15 milioni di lavoratori, mette in evidenza come la digital transformation contribuisca non tanto a diminuire posti di lavoro ma piuttosto a modificare, spesso radicalmente, le competenze richieste. Quello che attualmente viene disegnato come un gap di competenze sarà colmato dalle aziende, secondo il report, principalmente attraverso nuove assunzioni di personale, l’automazione dei lavori per i quali non si trovano competenze specifiche o la riqualificazione dei dipendenti attraverso la formazione continua, che rivestirà una importanza crescente.

Come cambierà il lavoro?

Secondo The future of Jobs quasi il 50% delle aziende si aspetta che entro il 2022 l’automazione ridurrà la forza lavoro a tempo indeterminato basata sugli attuali profili, ma il 38% conta di aumentare gli organici con figure nuove e la creazione di nuovi ruoli. Già adesso, nell’ambito dei lavori esistenti nei 12 settori presi in considerazione dal report, si sta gradualmente espandendo la quota di ore svolta dalle macchine: dal 29% del 2018 si potrebbe arrivare al 42% nel 2022.

A fronte dell’automazione, però, le professioni emergenti vedranno aumentare la quota dell’occupazione dell’11%, dal 16% al 27%, a fronte di una diminuzione del 10% dei ruoli che secondo il report sono destinati a contrarsi dal 31% al 21%. Un saldo positivo pertanto che fa comprendere il cambiamento, senza generare allarmismi.

Quali le figure professionali in ascesa?

La domanda di nuove professioni da qui al 2022 si concentrerà su Data Analyst e Data Scientist, sviluppatori software e specialisti di E-commerce e Social Media. Saranno anche richiesti profili in cui le abilità “umane” sono di fondamentale importanza: addetti al servizio clienti, vendite e marketing, formatori ed esperti in grado di supportare la crescita culturale organizzativa e digitale in azienda.

In ascesa lavori “nuovi” per specialisti in grado di occuparsi dei 4 settori destinati, secondo la ricerca, a dominare nel breve periodo: High-speed Mobile Internet, Intelligenza Artificiale, analisi dei Big Data e Cloud. In aggiunta a questi settori anche Blockchain, citata tra le tecnologie in cui specializzarsi per trovare nuova occupazione.

Come trasformare le competenze e la cultura aziendale?

Dal report si legge che la crescita a medio e lungo termine passa necessariamente attraverso la formazione continua e investimenti in capitale umano, ed è, pertanto, fondamentale il ruolo di politici, legislatori e formatori per provvedere al miglioramento dei sistemi di istruzione e formazione, l’aggiornamento delle politiche del lavoro alla nuova realtà creata dalla quarta rivoluzione industriale.

Oggi – afferma Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institutedobbiamo comprendere come quando si parla di digitale si faccia paradossalmente riferimento ad un set di competenze che sono contestualmente verticali, per quanti ricoprono funzioni rispetto alle quali il digitale è strumento di lavoro, e trasversali, quando il digitale diventa una vera e propria soft skill, forse una delle più importanti. Uno dei problemi che si devono affrontare in azienda come nelle istituzioni è che si fa fatica a capire che queste due dimensioni vanno affrontate in maniera distinta e differenziata, con approcci e metodi differenti. Invece nelle aziende come nelle istituzioni che dovrebbero supportarne lo sviluppo si tende troppo spesso a sovrapporre questi due piani, con risultati talvolta devastanti. Non si può promuovere la cultura dell’innovazione senza distinguere il ruolo del tecnico da quello del tecnologo: ruoli che hanno pari dignità, ma genesi completamente diverse”.

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