Green Data Center per la sostenibilità digitale: la parola ad Aci Informatica

Secondo un’indagine IDC del 2019, tra le priorità dei data center, insieme alla sicurezza dei dati, al miglioramento delle prestazioni della rete e alla riduzione dei costi, c’è la riduzione del consumo di energia, ovvero la sostenibilità ambientale. A fronte di questa evidente attenzione da parte delle aziende, solo un 4% dei data center più grandi presenta un PUE considerato efficiente, ovvero inferiore a 1,8. Non mancano investimenti finalizzati a migliorare l’efficienza energetica mediante l’adozione di apparati IT, apparati elettrici e di condizionamento ad alte prestazioni ed efficienza ed anche per continuare a realizzare la particolare distribuzione dei Rack server nelle sale DC con i corridoi del caldo e del freddo e l’adozione del free cooling diretto: il 31% delle aziende ha, secondo IDC, implementato soluzioni di gestione del flusso d’aria mirate proprio a diminuire il consumo di energia elettrica per il raffreddamento.

Come si può gestire un datacenter in un quadro di sostenibilità?

In ACI informatica – afferma il direttore generale Mauro Minennatutte le attività sono orientate alla cosiddetta sostenibilità digitale, ovvero sono pesate in termini di contribuzione al raggiungimento dei 17 obiettivi di Agenda 2030 come si evince dal nostro bilancio sociale 2019. Per quanto concerne la gestione del data center, per esempio, a partire dal 2014, è stato avviato un processo di energy saving che ha coinvolto non solo la server farm e gli impianti ma anche l’intera sede aziendale mediante una forte virtualizzazione dei server IT, con aumento della potenza elaborativa e contestuale diminuzione del 35% del consumo elettrico, implementazione di nuovi condizionatori ad alta efficienza di tipo dual fluid dotati anche di freecoling diretto, assetto logistico dei Rack server in corridoi del freddo e del caldo, separazione fisica idraulica dei 2 impianti ad acqua refrigerata dedicati al data center da quello per la parte civile del palazzo, best practice di conduzione del raffrescamento del building. Tali interventi ci hanno portato ad avere un risparmio di energia rispetto al 2013, pari a 36.447 GJ nel 2019. Erano 28.049 GJ nel 2018. Il risultato ottenuto, letto in altro modo, ci porta a dire che abbiamo risparmiato in termini di TEP, 1893 Tonnellate di Petrolio Equivalente, ovvero una quantità di anidride carbonica non fatta emettere in atmosfera dalle centrali elettriche nazionali pari a 5.366 t di CO2 al 2019. Se consideriamo che in un anno ogni albero con fusto di almeno 45 cm di diametro, fuori dalle città, assorbe e smaltisce dai 10 ai 50 kg di CO2, possiamo dire che grazie agli interventi di efficientamento energetico effettuati da ACI Informatica, abbiamo evitato a un bosco della grandezza di 48 ettari con circa 30.000 alberi di smaltire annualmente CO2 dal 2014“.

Come reinvestire i risparmi generati dall’efficientamento energetico?

La sostenibilità ambientale – spiega Roberto Di Mario, Responsabile Infrastrutture e Data Center di ACI Informaticaè sempre legata a quella economica e sociale. Migliorando l’efficienza del datacenter si ottengono ovviamente anche benefici di natura economica che abbiamo investito in tecnologie innovative, come per esempio nell’acquisto di un nuovo gruppo frigorifero dotato di compressori centrifughi a levitazione magnetica per il raffrescamento del data center, prima azienda della PA nel comparto di Roma a dotarsi di tale tecnologia già nel 2015. Altri interventi di efficientamento sono già in programma nei prossimi mesi: l’installazione di apparati di rifasamento della corrente in una delle tre cabine elettriche MT/BT esistenti, interventi di installazione di ulteriori nuovi condizionatori di sala ad alta efficienza in aggiunta a quelli esistenti, installazione di un nuovo gruppo frigorifero ad acqua refrigerata ad alta efficienza, realizzazione del progetto Green Building, che vuole abbassare l’irradiazione infrarossa sulle facciate/stanze dell’edificio, soprattutto quelle esposte a sud, tramite interventi sulle finestrature”.

Quali sono le certificazioni riconosciute al data center ACI Informatica e qual è il valore aggiunto che queste possono portare in un quadro di sostenibilità?

Oltre alle certificazioni ISO 9001, 20001 e 27001 già in essere – continua Di Mario – il percorso di efficientamento energetico intrapreso ha portato ACI Informatica ad ottenere, a dicembre 2019, la certificazione del sistema di gestione dell’energia ISO 50001, uno strumento strategico anche al fine di adempiere agli obblighi previsti dalle norme in ambito di efficienza energetica. Oltre a questa, abbiamo ottenuto le certificazioni ISO-14001 per la sostenibilità ambientale ed il corretto smaltimento di rifiuti, nonché la ISO 22301 per la Business Continuity, visto che il data center risponde a criteri di alta sicurezza e affidabilità. Tali certificazioni sono requisiti per AgID per i Data Center canditati a Poli Strategici Nazionali. In particolare l’architettura complessiva della Business Continuity di ACI Informatica prevede attualmente due siti per l’erogazione dei servizi, uno primario e uno secondario, con aggiornamento sincrono dei dati provenienti delle transazioni applicative su entrambi i siti. A supporto del data center e delle attività di ACI Informatica, inoltre, è presente la Control Room che garantisce il controllo del corretto funzionamento 24 ore su 24 di tutti i servizi erogati, delle infrastrutture e dei sistemi, grazie al monitoraggio costante delle attività che consente il tempestivo intervento per fronteggiare potenziali problematiche. In questo modo garantiamo la piena funzionalità di circa 6.000 punti di servizio collegati, per oltre 15.000 postazioni di lavoro connesse alla rete centrale. Il data center è progettato e realizzato affinché qualsiasi guasto di qualsivoglia componente o porzione distributiva di impianto non impatti sulla continuità operativa dei sistemi IT. Due parole per sintetizzare il ruolo delle certificazioni per la sostenibilità, motivazione ed entusiasmo, che hanno contraddistinto l’impegno profuso da parte del personale addetto in tali ambiti per il loro ottenimento e che hanno contribuito al coinvolgimento delle altre parti dell’azienda in una cultura personale della “attenzione alla sostenibilità” che si è andata pian piano consolidando in ognuna delle 512 risorse dell’azienda.

Quali gli sviluppi futuri? Quali le attenzioni che dovremmo avere rispetto alla gestione e conservazione dei dati?

La forte connotazione di ACI Informatica – afferma Minenna – da sempre rivolta all’innovazione ed all’ottenimento della maggiore resilienza del complesso elaborativo ed al miglioramento della erogazione dei servizi, ha permesso di porre particolare attenzione all’incremento di sicurezza del patrimonio dei dati. E’ stato pertanto avviato il progetto denominato infrastruttura Campus che ha come obiettivo la realizzazione del sito di business continuity all’interno del building ACI Informatica ma in sale data center separate e distanti circa 100 metri dalle sale del sito primario (corpo A del palazzo), sempre in allineamento sincrono fra gli storage, senza delay, aumentando la produttività dei sistemi IT del sito secondario (corpo B del palazzo) che partecipano in tal modo all’erogazione dei servizi (la distanza di 100 mt permette tale funzionamento ed al contempo salvaguardia la sicurezza fisica). Sarà inoltre realizzato il terzo sito ad una distanza di circa 40 chilometri dove verrà replicata l’infrastruttura IT del secondo sito di BC, con la differenza dell’allineamento dei dati sugli storage remoti in modo asincrono, dovuto appunto alla distanza importante, ma con la sicurezza della conservazione e fruizione dei dati verso il territorio nel caso di evento disastroso sui siti primario e secondario. Tutto l’impegno e il lavoro di questi anni mi sembra coerente con la strategia nazionale in corso di definizione per l’informatica della Pubblica Amministrazione per come è descritto nel decreto semplificazione.

Cloud per la PA pubblico, privato o ibrido?

“Il cloud della PA sarà necessariamente un cloud ibrido. Fatto di integrazione di data center e di servizi esposti dalle varie componenti della PA, in parte su infrastrutture proprie e in parte su infrastrutture in cloud propriamente dette” – risponde Minenna. “Solo in questo modo si potranno coniugare le esigenze di flessibilità operativa e quella di tutela del patrimonio informativo del Paese. In questa architettura, evidentemente, la resilienza è determinata dall’anello più debole della catena. Per questo è fondamentale che ogni infrastruttura garantisca caratteristiche di grande robustezza e sicurezza. Noi siamo convinti di essere pronti”.

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