“Non c’è alcuna crisi energetica, solo una crisi di ignoranza”.
Richard Buckminster Fuller
Molte sono le riflessioni sul futuro dell’energia ambientale, su come dovrà essere, non più a danno del pianeta, oggi in gran parte devastato dalla nostra cecità nell’uso di energie non sostenibili. Ma una riflessione importante va fatta anche su l’energia umana.
Anna L. Comunian, nel suo libro “L’esperienza dei gruppi ottimali” spiega come l’energia, nel mondo delle organizzazioni, sia data dall’interazione tra i membri di un gruppo che perseguono uno scopo comune. L’apporto creativo dell’energia di ognuno permette di solidificare il gruppo rendendolo, per l’appunto, ottimale.
Nel momento che viene a formarsi il gruppo e viene definito uno scopo comune, l’energia di produzione si avvia automaticamente, senza richiedere particolari attenzioni, perché è il fine stesso di raggiungere lo scopo che muove l’energia di produzione all’interno del gruppo. Questa energia di produzione agirà efficacemente fin quando non si rileveranno attività o avvenimenti che interferiscono sulla produzione stessa.
L’energia di solidarietà è, invece, l’energia disponibile che risulta dall’interazione tra le persone, cioè quell’energia affettiva delle persone che, nell’atto di raggiungere lo scopo comune, in parte (energia residua) viene convertita in energia di solidarietà.
Il punto dal quale dobbiamo partire è che il gruppo in principio non ha energia e per esistere e crescere deve ricavare l’energia dalle persone che lo compongono, trasformando appunto l’energia residua in energia disponibile. L’energia di produzione, dunque, serve come processo per raggiungere lo scopo, quella di solidarietà è il fondamento del sistema socio-emotivo, fattore imprescindibile per raggiungere e mantenere la coesione e l’autoregolazione.
Pertanto, essere consapevoli dell’energia di gruppo porta benessere a tutta l’organizzazione.
Soprattutto in questo momento in cui l’emergenza da Covid-19 impone l’attivazione di nuovi processi creativi, tutte le organizzazioni devono essere consapevoli di rendere i loro gruppi ottimali, anche in situazioni a distanza. Occorre dunque, che le organizzazioni, nel perseguire il loro scopo, si rendano competitive puntando sulle dinamiche relazionali collaborative che sostengono la produttività intesa come interdipendenza e relazionalità (relatedness).
Le potenzialità delle community organizzative sono strettamente legate alla comprensione delle dinamiche relazionali e sociali del gruppo stesso: quanto più aperte e collaborative sono le relazioni tanto più produttiva è una community.
Il grande psicologo americano Carl Rogers parlava di tendenza attualizzante, una forza motivazionale propria delle persone che agisce in modo costruttivo durante le relazioni. È una tendenza ad attualizzare tutte le proprie potenzialità, è l’energia che porta l’individuo ad affrontare anche le difficoltà verso la realizzazione dell’obiettivo prefissato.
Nel libro di Andrea Pensotti e Franco Marzo, Energia vitale. Dalle molecole alle organizzazioni: viaggio tra le radici comuni della vita viene consigliato alle organizzazioni di tenere sempre alto il livello di energia all’interno dei gruppi, uniformando ad esempio il linguaggio, facendo in modo che i componenti dei gruppi si sentano engaged e che vengano facilitati i flussi relazionali, perché non bisogna dimenticare che l’energia del gruppo si alimenta anche attraverso il senso di appartenenza. E a questo riguardo, nel libro, è presente un interessante contributo di Stefano Lucarelli, direttore d’orchestra, pianista e divulgatore, in cui l’autore sottolinea come nella sua esperienza l’orchestra moltiplichi l’energia, un solista invece, per quanto bravo rimane occupato a comunicare con se stesso e perciò perde energia. Quando si suona in due è la necessità di comunicare che produce energia, più di quanta ne verrebbe espressa da soli.
Ed è con questa immagine dell’orchestra che voglio concludere, lasciandovi una bella metafora su cui riflettere.
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