Neelie Kroes: “Assumere donne nelle Ict è una battaglia in corso e resto in prima linea”

Neelie Kroes è Vice Presidente della Commissione Europea e responsabile dell’Agenda Digitale europea

Forbes l’ha contata più di una volta tra le 100 donne più potenti al mondo, attribuendole il titolo di “steely Neelie”. Se l’è vista anche lei – come già l’attuale presidente del Consiglio italiano Mario Monti – con il caso Microsoft nella stagione in cui rivestiva il ruolo di commissario alla concorrenza trovandosi davanti non poche questioni delicate (è stata in molti importanti consigli di amministrazione di multinazionali). Adesso Neelie Kroes, in politica sin dai tempi dell’università, siede in Commissione Europea come vice presidente responsabile per l’Agenda Digitale. E anche in questo ruolo, con temi all’ordine del giorno quali digital divide, adeguamento delle infrastrutture tecnologiche, frequenze,  battaglie sulle tariffe roaming (vinte), posti di lavoro da difendere e creare (to be continued), il compito è tutt’altro che semplice.

A proposito di lavoro: gli esperti dicono che si debba ripartire dall’innovazione per aiutare l’economia, ma non le sembra che il concetto sia lontano dalla quotidianità di molti italiani?

Credo invece che proprio in Italia ci sia un grande potenziale innovativo. La parte difficile è raggiungere il mercato, a causa degli ostacoli come l’assenza di fondi, brevetti costosi, frammentazione del mercato, regolamentazioni e procedure datate, e l’elenco potrebbe continuare.

Appunto.

Alla base di questa realtà c’è il fatto che noi, in Europa, abbiamo una frammentazione dell’impegno: la ricerca e l’innovazione nazionali operano ancora come fossero indipendenti l’una dall’altra. Ma non lo sono. Questo è quello che dovremmo capire. Mettere insieme i nostri sforzi ci può aiutare ad avere più tempo, più impegno e, ovviamente, più risorse.

In Italia ci sarebbe anche quel problemino, come ricordava a Confindustria Digitale, del 41% degli italiani che ancora non hanno mai usato internet.

Uno dei più gravi. Avere competenze nelle Ict adesso è importante quanto leggere e scrivere. Presto il 90% dei lavori, non importa quale sia il settore, richiederà un certo livello di alfabetizzazione digitale. Ma solo il 32% degli italiani possiede un livello medio di competenze, e l’11% alto. Solo il 53% della forza lavoro ritiene che il proprio livello di conoscenze di computer e internet siano sufficienti se dovessero cercare lavoro o cambiarlo nel giro di un anno. In Italia la maggior parte delle persone è al di sotto della media europea nelle competenze. Per questo vogliamo che il Fondo Sociale Europeo dia la massima priorità all’alfabetizzazione digitale e competenze digitali e finanzi progetti in queste aree e che si crei un meccanismo di certificazione delle competenze.

E le donne, in tutto questo? Che ruolo hanno nelle Ict?

Da un lato il settore lamenta che semplicemente non ci sono abbastanza intelligenze a disposizione, lì fuori, per incontrare le sue necessità. Dall’altro, non posso non notare l’allarmante “sotto rappresentanza” di donne a tutti i livelli delle Ict (specialmente in posizioni decisionali). Le donne possono superare questo gap. Aiutiamole a farlo. Nell’ottobre dello scorso anno, ho avuto un interessante confronto sulle sfide e le possibili strade che ci troviamo davanti, con un gruppo di persone che  comprendeva membri del Parlamento Europeo e altri attivisti. E in occasione della festa della donna l’otto marzo quest’anno, ho proposto una dichiarazione per il rafforzamento delle donne nelle Ict, che è stata firmata molti. Assumere più donne nelle Ict e dare loro fiducia è una battaglia in corso. E io sono determinata a restare in prima linea in questa battaglia per la causa di tutte quelle donne là fuori che non possono aspettare l’occasione che si meritano.

Italia e Digital Scoreboard: quali i punti di forza e quali le carenze?

Tre i punti di maggior interesse: innanzitutto, il Digital ScoreBoard mostra che il 90% dei collegamenti in banda larga in Italia hanno un’ampiezza tra i 2 e i 10mbps, ovvero il doppio rispetto alla media europea. Questo è grandioso. Il problema tuttavia è che a oggi la banda larga non raggiunge ancora abbastanza persone e quindi l’Italia può fare di più. In secondo luogo, nel 2009 gli investimenti in ricerca e sviluppo per il settore delle Ict sono stati pari a 2139 milioni di euro, con un incremento pari ad oltre 200 milioni di euro rispetto dell’anno precedente. Il terzo elemento – che mi lascia esterrefatta  – è che i nostri studi evidenziano una diminuzione nell’l’uso dell’e-government. Quest’ultimo è cresciuto rapidamente in altri paesi con difficili programmi di austerity, e in Italia dovrebbe essere altrettanto.

Qui invece a stupirci si fatica, ormai. Tornando alle donne, la sua carriera politica è stata lunga e costituisce una bella testimonianza sul ruolo delle donne in generale.

Quando ero più giovane ricordo molte più discriminazioni nei confronti delle donne: ricordo quando sono stata sorpassata nella guida dell’azienda di famiglia  a causa del mio genere, o quando mi è stato detto di rinunciare al mio lavoro quando ero incinta di mio figlio. Non molto tempo fa, le donne ovunque dovevano adeguarsi ad ogni genere di limite e pressione. Adesso molto è cambiato, ma abbiamo bisogno di andare oltre.

 

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