Relazione AGCOM: “un italiano su tre non usa internet”

Nella Relazione annuale al Parlamento, l’Agcom ha illustrato un panorama che vede per l’Italia ancora un forte digital divide rispetto all’Europa – un italiano su tre non mai avuto accesso al web – ma anche la drammatica flessione delle risorse nel mercato delle comunicazioni, scese del 6.6%, con un crollo verticale nell’editoria, che in un anno ha bruciato un miliardo.

In controtendenza con i risultati negativi solo Internet, che registra un +12%, ma con una quota ancora limitata al 4% della torta totale. Non proprio un anno roseo il 2012 per il sistema delle comunicazioni, che ha visto i ricavi scendere da 65,8 a 61,4 miliardi registrando la più forte la flessione nel campo dei media (tv, radio, Internet ed editoria) a – 8,9%. Non bene neanche le tlc, calate del 6,4%, e i servizi postali in negativo del 2,6%.
Per quanto riguarda l’editoria, anche questa ha perso l’anno scorso il 14% del fatturato (da 6,180 miliardi del 2011 a 5,307 miliardi): i ricavi dei quotidiani sono scesi del 10.5%, quelli dei periodici del 17.3%. Segno meno in tutti i comparti (fatta eccezione per Internet, +10.3%) nei ricavi pubblicitari: -17.9% per la tv, -7.1% per la radio, -19.1% per l’editoria, -20% per gli annuari, -18.7% per il cinema, -12.5% per la pubblicità esterna.

Sul fronte tv, Sky conquista lo scettro dei ricavi: l’anno scorso la tv di Rupert Murdoch ha rastrellato 2,63 miliardi (il 32% del totale, ma in calo dell’1.4%), Mediaset 2,49 miliardi (il 30.2%, -13.2%), Rai 2,34 miliardi (il 28.5% del totale, -7.5%). Per TI Media ricavi da 146,6 milioni, mentre gli altri operatori hanno sfiorato i 615 milioni. Ancora più evidente il predominio assoluto di Sky nella pay tv, con una quota del 77.6%; a netta distanza Mediaset (17.8%), poi gli altri operatori (4.6%).

La Rai non si lamenta e, complice il canone, sale del 2.3%. La tv generalista raccoglie ancora il 75% dell’audience, ma il digitale terrestre ormai raggiunge il 15% e supera anche il satellite. L’Agcom, annuncia Cardani, si prepara a rivedere i singoli mercati del sistema “per la verifica delle eventuali posizioni dominanti e del loro effetto sulla concorrenza e sul pluralismo” e nel procedimento, al via a settembre, non si esclude che tra i mercati entrino anche la pubblicità e gli over the top.

L’Autorità farà la sua parte anche nel ridisegno del ruolo del servizio pubblico: Cardani invita la Rai a “ridurre gli sprechi, focalizzare le attività e modernizzare l’offerta, soprattutto online”. Non roseo neanche il settore delle tlc. “Una fetta della popolazione – avverte Cardani – è ai margini della rete” e l’Italia è “al quarto posto in Europa nella non invidiabile classifica del numero di individui che non ha mai avuto accesso a Internet (37,2% contro una media Ue27 di 22,4%)”.

Inoltre le reti fisse di nuova generazione restano “al palo” e l’LTE gira a “velocità ridotta”. La crisi morde anche questo settore, con i ricavi scesi nel 2012 del 6.4% a 37,97 miliardi, contro i 40,59 del 2011. In particolare, la rete fissa cala del 5,7% e quella mobile del 7,1%; allo stesso tempo, però, il traffico langue sulla rete fissa (-7,5%), ma prospera su quella mobile (+6%). Quanto alle quote di mercato, nella telefonia fissa Telecom è stabile (61.2% contro 61.7% del 2011), in quella mobile (ricavi) torna in testa con il 34.4% e Vodafone torna seconda (32.4%. Cardani affronta anche la questione dello scorporo della rete Telecom, definendolo “coraggioso e innovativo: tanto più sarà ampio e profondo – avverte – tanto più il dividendo regolamentare potrà essere significativo. Non vogliamo sconti, ma quello che le analisi di mercato dimostreranno e che l’Europa prevede”, commenta il presidente della società Franco Bernabè, fiducioso che il percorso avviato “porti a una positiva evoluzione del processo nell’interesse del Paese, dei consumatori, della concorrenza”.

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