Bernabè: Scorporo della rete? Si, ma con regole chiare

Un vero e proprio terremoto sta suscitando l’annuncio dell’Agcom di tagliare le tariffe di accesso alla rete in rame che sin da subito ha registrato la forte contrarietà di Telecom Italia. La società, infatti, aveva da subito sottolineato il forte impatto economico-finanziario di una tale decisione, pari a circa 110 milioni di euro in termini di ricavi su base annua rispetto al 2012. E ieri il Consiglio di Amministrazione si è riunito in seduta straordinaria sotto la presidenza di Franco Bernabè per esaminare più da vicino i provvedimenti dell’Autorità di Garanzia nelle Comunicazioni sul progetto di societarizzazione della rete di accesso deliberato il 30 maggio  e, a valle dell’incontro, ha annunciato lo stop all’azione di scorporo.

In una nota diffusa dopo il Cda, infatti, si leggeva che “Nel ribadire l’importanza del progetto non solo per Telecom Italia, ma per lo sviluppo del sistema di telecomunicazioni del Paese, il CdA ha preso atto che le incertezze introdotte dalle recenti decisioni dell’Agcom rischiano di comprometterne la fattibilità. Ha pertanto deliberato che, prima di procedere ad ulteriori fasi implementative dello stesso, sia verificata la coerenza dei contenuti e del percorso regolatorio con le assunzioni alla base del progetto.”

Oggi, nel pomeriggio, arriva anche la dura replica del Presidente Franco Bernabè che ha riferito alla Camera sulla decisione di “congelare”  il processo di scorporo della rete “una riduzione dei prezzi di accesso alla rete in rame oltre a sottrarre risorse per gli investimenti sulla fibra, determina un disincentivo alla migrazione dalla vecchia infrastruttura alla nuova rete, sia per gli operatori alternativi, che per i clienti finali. In definitiva non consente all’Italia di colmare l’attuale ritardo nello sviluppo delle nuove infrastrutture e servizi“. Bernabè spiega di “credere fermamente” nel progetto di societarizzazione della rete di accesso, ma chiedendo allo stesso tempo maggiori certezze sul quadro regolatorio.

Dal momento però che lo scorporo della rete “non è un progetto semplice“, Bernabè chiede “una condivisione profonda” da parte del Parlamento, del Governo, delle Autorità ai quali, secondo il presidente esecutivo, spetterebbe non solo il compito di definire e attuare interventi di politica industriale in grado di rilanciare il settore ma anche quello di definire un quadro di regole che assicuri un’adeguata stabilità dei prezzi dell’accesso in rame e una flessibilità dei prezzi dell’accesso in fibra, in linea con la Raccomandazione della Kroes.

In questo senso, il presidente esecutivo si dice “ragionevolmente ottimista” sul lavoro di verifica in corso presso l’Agcom, e afferma che “la separazione della rete di accesso è una scelta opportuna, coraggiosa e lungimirante, che creerà valore per la società e i suoi azionisti e, sulla base di una evoluzione del quadro regolamentare coerente con i nuovi orientamenti comunitari, consentirà di accelerare significativamente lo sviluppo tecnologico del nostro Paese, con enormi benefici per i consumatori e le imprese”.

Bernabè sottolinea, inoltre, di far riferimento ad un quadro regolatorio europeo e che per questo motivo è importante verificare che il percorso intrapreso sia rilevante non solo per Telecom, ma anche per lo sviluppo delle Tlc in generale. Già a fine luglio, dalla verifica dell’Agcom, si conta di avere un quadro più chiaro per proseguire nel progetto di scorporo della rete “in cui crediamo e che vogliamo portare avanti”, afferma Bernabè.

Il presidente esecutivo non risparmia neanche agli altri operatori come Fastweb, Vodafone e Wind che ieri avevano definito “sorprendente” la decisione del Cda di Telecom Italia di congelare l’operazione di scorporo della rete, affermando di non voler “mettere pressione a nessuno, a nessun regolatore” e di essere sorpreso del fatto che “chi ha tirato la giacca all’Autorità siano quelli che hanno fatto una lunga intervista nel giorno in cui l’Agcom doveva decidere e hanno minacciato di chiudere interi settori di attività se non avessero preso decisioni a loro favorevoli“.

Rassicuranti per il Parlamento, infine, le parole di Bernabè che afferma: “non c’è nessuna riduzione degli investimenti in Italia” (da parte di Telecom Italia). Spiega infatti che “abbiamo impegni per investimenti di oltre 3 miliardi l’anno, quindi più di 9 miliardi previsti nella sola Italia e abbiamo detto che l’esito positivo dell’operazione sula rete avrebbe portato a un’accelerazione degli investimenti“. Tuttavia “se si fa un rapporto fra investimenti esteri e italiani, il problema è che il mercato all’estero cresce, ad esempio in Brasile e in Argentina cresce, mentre in Italia decresce“.

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