“Ho imparato in questo mestiere che chi comanda non solo non si ferma davanti a ciò che noi definiamo assurdità, ma se ne serve per intorpidire le coscienze e annullare la ragione” – José Saramago – Saggio sulla Lucidità
relazione /rela’tsjone/ s. f. [dal lat. relatio -onis, der. di referre “riferire”].
1. [esposizione orale o scritta intorno un determinato argomento: fare, presentare una r.] ≈ promemoria, (non com.) ragguaglio, rapporto, rendiconto, resoconto.
2. [corrispondenza che intercorre tra due o più enti: tra i due fatti non c’è alcuna r.] ≈ attinenza, collegamento, concatenamento, correlazione, legame, nesso, rapporto. ▼ Perifr. prep.: in relazione a ≈ a proposito di, con riferimento a, in ordine a, per quanto concerne (o riguarda), relativamente a, riguardo (o rispetto) a. 3. a..
Viviamo in un paese fondato sulla relazione.
Si inizia crescendo nella famiglia italica, che avviluppa ben oltre la maggiore età, se non fino alla vecchiaia, si procede scoprendo che una carriera universitaria dipende dalla quantità di legami (spesso malsani) che si instaurano con un docente, quindi ci si incammina nella vita lavorativa, scoprendo che la parola “relazione”, tra quelle che definiscono il successo personale, supera di gran lunga l’impatto di una buona idea.
“Vedi, cara, questo è un capitalismo concesso, un capitalismo della relazione” diceva sempre un amico, che di relazioni ne aveva viste per mestiere. Il suo accento bolognese in qualche modo addolciva la virulenza della constatazione. Tremendamente vera.
Chi di noi, abitanti di un Paese che arranca sulla strada dell’Innovazione fatta di molta facciata e di poco cambiamento culturale, non si è scontrato a proprie spese con la Relazione?
La Relazione sposta il centro. Lo porta pericolosamente verso l’esterno, che diventa metro di giudizio, misura del mondo percepito. Un mondo che spesso si colloca a molta distanza dal Principio di Realtà e da se stessi.
La Relazione o è troppo poca o è troppa (si è in relazione con le persone giuste ma nel momento sbagliato). E così si arranca, in una faticosa analisi della realtà, che produce grafici con i gradi di separazione da quelli-che-si-dovrebbero-conoscere, prosciugando energie all’intelligenza. E quando si arriva lì dove si voleva, spesso la delusione per le persone e il loro effettivo spessore è una frustrazione così grande da assorbire, da non poter essere recuperata. Perché è una fatica da mondo feudale, così profondamente in contrasto con qualsiasi passo verso il futuro.
Sul piano delle soluzioni, sopravvivere e salvarsi nel Paese della Relazione, si può. Ma si deve fare un esercizio di libertà: per ogni Relazione pensata come vincente, bisogna imparare ad avere 3 movimenti eccentrici. Tre scarti di passo che siano un ritorno al Centro di se stessi, individui liberi, capaci di ascoltare il proprio Centro.
L’ascolto di sè, altra grande spinta del pensiero innovativo.
Facebook Comments