Salgono i toni all’avvicinarsi del vertice Ue dedicato all’agenda digitale: la commissaria Neelie Kroes difende a spada tratta il suo pacchetto, gli operatori lo ritengono inadeguato per aiutare gli investimenti, e la Francia concorda bocciando la proposta di Bruxelles dal palco del Ft-Etno summit con i big del settore. Perché se la diagnosi è la stessa – il settore tlc europeo rischia di scomparire a fronte della concorrenza americana e asiatica – e l’obiettivo comune – salvare il paziente rilanciando gli investimenti – non tutti sono d’accordo su come procedere.
Da una parte c’è la Commissione Ue con la Kroes che non intende fare marcia indietro, avvertendo l’industria che non ne lascerà scegliere “solo gli elementi che vuole dal menu, non è un ristorante”. Soprattutto, niente dietrofront sul taglio dei costi del roaming ormai “in via di sparizione in un modo o nell’altro, è tempo di arrendersi”. Anche perché, ha contrattaccato la commissaria Ue bacchettando gli operatori, “non avete mai usato i ricavi del roaming per fare investimenti, ma solo per aumentare i dividendi”.
La Kroes si è però trovata di fronte un alleato in meno di peso, in vista delle conclusioni del vertice Ue del 24 e 25 ottobre. Il ministro francese dell’economia digitale Fleur Pellerin, sulla linea degli operatori, è stata netta: pur “d’accordo” sugli obiettivi del pacchetto Ue, in questo non vi è nulla che “possa aiutare le tlc a investire”, in quanto non c’è “nessuna correlazione tra gli obiettivi e gli strumenti” proposti. L’analisi della Pellerin è impietosa: l’Europa si è ridotta ad essere “un puntino sulla mappa dell’innovazione” mondiale, con un “bug nell’economia digitale” che fa sì che questa sia ormai dominata da “5-10 giganti americani“. Serve quindi una strategia a tutto campo di medio-lungo respiro, che affronti anche la questione della tassazione, della stabilità e chiarezza normativa per incentivare gli investimenti, delle regole sulla protezione dei dati personali per operatori tlc e over-the-top.
Sulla stessa linea di Etno, quindi, la proposta della Kroes dovrebbe essere non un punto d’arrivo da interinare rapidamente tale e quale ma un “punto di partenza”. “Abbiamo bisogno di più tempo per pensarci, anche se so che il tempo non è dalla nostra”, ha detto la Pellerin riferendosi a un possibile rinvio dell’ok politico al pacchetto tlc dei capi di stato e di governo. Per gli operatori rappresentati da Etno, il cambio di marcia chiesto a Bruxelles è infatti radicale, ossia un “completo ripensamento dell’attuale quadro legislativo” con una deregolamentazione che aiuti a fare gli investimenti e un approccio basato sul diritto alla concorrenza. Altrimenti il rischio è un buco da 110-170 miliardi di euro da qui al 2020 per la realizzazione della banda larga. “Non è nostra intenzione bloccare la regolamentazione – ha messo in chiaro alla Kroes il chairman del board di Etno Luigi Gambardella – ma migliorarla”. Da qui la richiesta al Consiglio europeo di “adottare un approccio lungimirante” e “iniziare il prima possibile il processo di revisione”.
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