Ue: slitta ancora la discussione del pacchetto Kroes su mercato unico tlc

Si allungano i tempi per il pacchetto tlc, presentato a settembre dalla commissaria Ue Neelie Kroes e che questa vorrebbe vedere adottato dall’Europarlamento entro la fine della legislatura. È infatti stato rinviato ieri in tarda serata il voto sull’insieme dei provvedimenti, che vanno dalla fine del roaming alla neutralità di internet, previsto in commissione industria all’ Europarlamento. Gli eurodeputati, lamentando l’assenza della traduzione in tutte le lingue degli emendamenti su un’altra questione in agenda, hanno deciso di rinviare anche la votazione sulle telecomunicazioni per lo stesso motivo. Questa avrà luogo, quindi, quando tutte le traduzioni saranno pronte.

Una volta adottato dalla commissione industria, però, il testo deve ancora passare in plenaria, ma restano più solo due sessioni utili (marzo e aprile) prima dello scadere dell’attuale Parlamento europeo. “Sono fiduciosa che questo rinvio non distrarrà i membri della commissione industria – ha dichiarato la Kroes – è chiaro che c’è una maggioranza a sostegno del pacchetto, e che questo è win-win per tutte le parti”.

L’industria delle tlc non è però del tutto d’accordo: critica su alcuni aspetti, tra cui la questione roaming, questa si trova ora di fronte ad ulteriori richieste da parte dell’Europarlamento, tra cui l’anticipo al 2015 della fine dei costi del roaming e una separazione del web usato per servizi come la telemedicina, i servizi vpn o la tv via internet. “Il dibattito sull’Internet aperto rischia di far deragliare gli obiettivi originali del regolamento Continente Connesso – ha avvertito Luigi Gambardella, chairman del board di Etno che raggruppa i principali operatori europei – Se a prevalere sono i punti di vista più restrittivi, l’accesso degli utenti e delle imprese europee ai nostri servizi ne sarà colpito“. In ogni caso la presidenza greca dell’Ue non ha inserito la questione tra le sue priorità, e i ministri dei 28 faranno il punto della situazione solo a giugno. A negoziare con gli stati membri, quindi, sarà il nuovo Parlamento Ue.

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