L’antinarciso del web

Ok, siamo tutti d’accordo: non se ne può più. Apri Facebook, Twitter, Instagram e via, un diluvio di foto di gente che si scatta selfie in ogni santo momento della giornata: quando è in ascensore, in bagno, mentre si lava i denti, fa la spesa. Fotografa il caffè alla mattina, il cornetto che mangia alle 10, e poi il pranzo, la cena, la metropolitana, la ruota della macchina rotta. Sono fastidiosi? Sì, ma per arginarli basta poco: sui social, non so se ve ne siete accorti, oltre al tasto “mi piace” c’è anche un tasto hide. Se i selfisti sono fastidiosi, c’è un personaggio ancora più fastidioso ed inarginabile di loro: l’antinarciso del web. Ovvero il commentatore moralista (la definizione tecnica sarebbe “scassamaroni”) che instancabile, tignoso, pignolo si erge a difensore dei costumi del buon tempo andato -senza per altro specificare di preciso quale sia – in cui tutto questo narcisismo non era sparso nel mondo, e la nostra vita era un’oasi felice.

brontoloSta lì, e dalla mattina alla sera l’antinarciso del web pare non faccia altro che guardare, con meticolosa determinazione, foto di altri. E poi lamentarsi. Perché sono brutte le foto, brutti i soggetti, inutili gli scatti. Recupera sul web articoli e post di ricerche universitarie americane che spiegano che i selfisti sono malati mentali e candidati ai TSO obbligatori, commenta instancabilmente sotto ogni foto per far notare che sarebbe stato meglio non scattarla, si lancia in filippiche per spiegare che, signora mia, non si più più andare avanti così, è uno schifo, è il sintomo più evidente che la nostra civiltà è allo sfacelo, che tra poco arriveranno i barbari a fare giustizia di noi, e Dio non voglia che pure l’Attila di turno non si precipiti ad immortalarsi in un selfie mentre distrugge le nostre case.

L’antinarciso del web, molto spesso, è un intellettuale vecchia maniera, giornalista o scrittore arrivato al successo prima dell’avvento di internet. Rimpiange i bei tempi in cui non tutti avevano a disposizione un cellulare, per cui solo i vip venivano fotografati, e esclusivamente da professionisti. Quasi sempre lui faceva parte, magari anche solo marginalmente, dei Vip. La sua acredine sembra più derivare da questo: ha sgomitato come un pazzo per entrare in una cerchia ristretta di persone che avevano diritto ad essere fotografate, persino quando non facevano niente di speciale, cioè mangiavano un panino, attraversavano la strada abbarbicati alla morosa di turno, si facevano ritrarre di fianco allo scrittore/politico/vip più famoso perché entrambi nella giuria del prestigioso premio “Culetto per il Cinema” di Bagni di Vattelappesca. Ed ora, accidenti, il primo sconosciuto fornaio e la prima cassiera con telefonino postano in rete foto similissime alle sue, si immortalano mentre mangiano un panino, attraversano la strada, incrociano per caso un vip. Le postano sui sociale e – orrore – ottengono like pari o maggiori a quelle di lui, che invece vip o simil vip lo è davvero. Non è possibile. E’ un’ingiustizia. Questo schifo deve finire. Il narcisismo, sul web e fuori, è, come è noto, sempre un problema degli altri.

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