Il Consiglio delle autorità di vigilanza di San Francisco ha approvato una proposta di legge che legalizza gli affitti a breve termine di residenze private, aprendo la strada a piattaforme online come Airbnb. Ieri, dopo un lungo dibattito, è passata la cosiddetta legge Airbnb che permette a proprietari e inquilini di utilizzare siti web per affittare le loro case, appartamenti e camere su base temporanea, massimo 90 giorni.
L’approvazione della norma arriva dopo due anni di intenso lavoro da parte di David Chiu, Presidente del Consiglio dell’autorità, che ha promosso l’azione di regolamentazione di un’attività che è comunque praticata a San Francisco e in molte altre città del mondo, indipendentemente dalle norme. Chiu dichiara di aver voluto evitare un processo di progressiva trasformazione in hotel di immobili residenziali in una città che ha una carenza cronica di alloggi. Ma d’altra parte, ha voluto permettere una ragionevole quantità di locazioni a breve termine, attività che “è diventata una fonte importante di reddito per molte persone con il costo della vita in città in aumento.” Dopo un secondo voto e la firma del sindaco, la norma sarà effettiva.
Secondo quanto approvato, chi vorrà affittare la propria casa nella modalità Airbnb dovrà rispettare alcuni requisiti tra cui essere residenti effettivi ed aver trascorso in città 275 giorni nell’anno precedente alla messa in affitto, avere 500 mila dollari di copertura assicurativa, avere una licenza commerciale e aver ottenuto un permesso dalla città. “Il voto di oggi al Consiglio dimostra che possiamo lavorare insieme per trovare un approccio equilibrato alle questioni abitative complesse che affronta San Francisco,” ha dichiarato Chiu.
Prevedibile la reazione di Airbnb che ha dichiarato che: “Questa legge darà alle persone normali il diritto di condividere la casa in cui vivono rispettando le regole con la città. Questa votazione è stata una grande vittoria per gli abitanti di San Francisco che vogliono condividere la loro casa. Siamo ansiosi di lavorare con tutti.”
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[…] Sempre per dimostrare che le operazioni di Airbnb non corrispondono alla descrizione fatta dal sito, si afferma che quasi tutte le case si trovano in tre quartieri di lusso di Manhattan e a Brooklyn. Queens, Bronx e Staten Island sono praticamente inesistenti sulla mappa. L’affondo contro Airbnb coincide contro una mossa simile dell’agenzia dei taxi municipale contro Uber e Lyft: la Taxi and Limousine Commission ha messo sul tavolo una proposta per limitare l’uso di quei servizi di trasporto urbano basati su una applicazione per smartphone che consentono di chiamare le auto a noleggio disponibili nelle vicinanze. Non è la prima volta che Airbnb viene messo sul banco degli imputati, o peggio, che fa mettere sul banco degli imputati i propri affitta-appartamenti: c’è una legge municipale, per esempio, di cui ha fatto le spese l’anno scorso il webmaster Nigel Warren, secondo la quale l’affitto non può essere inferiore ai 30 giorni a meno che il padrone di casa non sia in casa. Warren, che aveva affittato la sua casa per un giorno, si è visto recapitare una multa di 2.400 dollari che alla fine non ha pagato perchè ha potuto dimostrare che quella notte il suo “room-mate” era presente nell’appartamento. Eppure qualcosa sta cambiando: a San Francisco, dopo mesi di battaglia, la scorsa settimana il consiglio comunale ha legalizzato di fatto la rete di “house sharing”. […]
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