Netcomm: l’e-commerce chiave strategica per le imprese italiane

L’e-commerce è un canale rilevante per l’export, attraverso cui le aziende italiane possono cogliere le opportunità emergenti dall’evoluzione della domanda mondiale. Questo è quello che emerge dall’evento “Digital Export: dove e come conquistare nuovi clienti con i canali digitali” organizzato da Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano.

Nel mondo ci sono 1,2 miliardi di consumatori online di cui 300 milioni in Cina e 360 milioni in Europa e di questi 100 milioni sono consumatori che acquistano in altri Paesi rispetto al loro. A fronte di questi numeri l’e-commerce è senza dubbio un driver primario dello sviluppo dell’economia mondiale, che ha raggiunto nel 2013 un valore mondiale di 1.173,5 miliardi di euro, con una crescita annua del +13,6%. La rilevanza dell’e-commerce è evidente nei mercati più maturi, quali l’Europa (363 miliardi di euro nel 2013, + 16.3% rispetto al 2012) e l’America Settentrionale (333 miliardi nel 2013, + 6% rispetto al 2012).

Ma anche i paesi emergenti e in via di sviluppo mostrano trend interessanti, rivelandosi i mercati con il maggior potenziale di crescita online. Ne è un esempio appunto la Cina, che genera un turnover di 247 miliardi di euro (la seconda nazione a livello mondo per valore, preceduta dagli Stati Uniti) e ha una potenzialità di crescita online del 95% circa.

“All’interno dell’e-commerce, l’export sta assumendo un ruolo sempre più rilevante” conferma Roberto Liscia, Presidente di Netcomm. “A livello europeo, le transazioni cross-border nel 2013 rappresentavano circa il 13% del totale. Inoltre, dal 2013 al 2018 si prevede un loro incremento annuo del 21%, superiore di 12 punti percentuali rispetto alla crescita prevista per le transazioni domestiche nello stesso periodo. Incrociando i trend dell’e-commerce e la crescita dell’export mondiale, Netcomm ha osservato diversi fattori interessanti. Da un lato, la dominanza “storica” di alcuni mercati maturi sull’export italiano: l’Europa e il Nord America da soli assorbono il 61% dell’export italiano e manterranno questo ruolo primario anche nei prossimi anni. Dall’altro invece, i mercati emergenti e in via di sviluppo mostrano i trend di crescita dell’export italiano e mondiale più interessanti”.

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Come confermano i dati della ricerca, i paesi in via di sviluppo costituiscono il motore dell’e-commerce per i mercati più maturi, sia nel contesto on line che sul fronte delle opportunità di sviluppo, ma che ad oggi stanno perdendo un po’ di appeal sulla scena internazionale. “I trend che interessano non sono i paesi notoriamente più attrattivi, quali Cina e Russia (rispettivamente +9,5% e + 8,2% dell’export italiano dal 2012 al 2013), ma anche realtà meno blasonate come ad esempio Arabia Saudita e Algeria (rispettivamente +11,4% e + 12,8% dell’export italiano dal 2012 al 2013). I paesi con il maggior potenziale di crescita dell’export italiano (ossia i mercati emergenti e in via di sviluppo) sono quelli che tendenzialmente mostrano anche le maggiori opportunità di sviluppo del contesto online” continua Liscia. “Il mercato cinese, ad esempio, ha un’attrattività dell’online dell’84% (in una scala da 1 a 100, secondo l’indice Global Retail E-commerce Index elaborato da AtKearney) e una crescita del valore dell’export italiano che nel periodo 2012-2013 si è assestata sul 9,5%.”

È evidente che l’export mondiale sta osservando da un alto un calo della rilevanza di alcuni mercati maturi quali l’Unione Europea e l’America Settentrionale, a fronte della crescita di mercati emergenti e in via di sviluppo, quali Medio Oriente e Asia. Si tratta di forti trasformazioni che fanno emergere nuove opportunità per le imprese italiane, soprattutto nei mercati emergenti. Secondo Liscia “le transazioni cross-border nell’e-commerce stiano diventando sempre più rilevanti ed è in questo alveo che le aziende italiane devono cogliere l’opportunità di sviluppo. Investendo sulla cultura e sulle competenze digitali le aziende italiane potranno aumentare fortemente le loro potenzialità di export”.

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