Eric Schmidt, Google: Amazon è il nostro più grande rivale

Google sembra non avere rivali ma dopo le affermazioni di Eric Schmidt, presidente del consiglio di amministrazione della casa di Mountain View, i timori del gigante tech iniziano ad affiorare. Secondo il dirigente il più grande rivale della sua azienda in fatto di ricerca è proprio Amazon. Non un motore di ricerca, quindi, ma il più grande store online del mondo.

La dichiarazione di Schmidt non arriva a caso. Le sue parole, infatti, giungono in un momento delicato, in cui Google è sotto forte pressione politica in Europa sul fronte della privacy e del diritto all’oblio ed è sottoposta a forti regolamentazioni in qualità, posizione spesso contestata, di gatekeeper di internet. Un trattamento che non tiene conto, secondo Schmidt, dell’influenza dei grandi rivali americani come Amazon e Facebook.

Il presidente esecutivo della società sottolinea soprattutto il fatto che la prossima generazione di utenti di internet sarà focalizzata sulla ricerca da mobile e utilizzerà poche app che avranno in pratica il monopolio della ricerca sul web: “Facebook è l’applicazione più popolare del mondo – anche in Europa. La società stessa si definisce come “la rampa di accesso” ad Internet”.

Sul versante della ricerca, “molte persone pensano che i nostri principali concorrenti siano Bing o Yahoo. Ma, in realtà, il nostro più grande concorrente in fatto di ricerca è Amazon“, sottolineando che gli utenti di Internet, se impegnati nello shopping online, rischiano di andare direttamente dal rivenditore, senza passare per i siti web o portali.

Una situazione simile si verifica anche nel campo dell’editoria. Gli utenti, infatti, hanno più probabilità di andare direttamente su un sito dedicato alle notizie che di passare per la ricerca su Google. Il tabloid tedesco Bild “il quotidiano più letto in Europa, ottiene circa il 70% del suo traffico in modo diretto“, ha detto Schmidt.

Allo stesso modo i reclami da parte delle imprese di viaggio, come Yelp e TripAdvisor, che hanno lamentato un comportamento anticoncorrenziale di Google, non sembrano impensierire il signor Schmidt. Entrambe le società hanno prosperato nonostante le presunte violazioni di Google e tali lamentele non sembrano aver scalfito il loro volume di affari.

La creazione di un motore di ricerca richiede un alto livello di spesa per la ricerca e le infrastrutture: inoltre le pressioni provenienti dalle autorità di regolamentazione limitano, o quantomeno, rallentano spesso l’attività di un motore di ricerca come Google, che ad oggi mantiene una quota di mercato di oltre il 90% in Europa. Non stupisce quindi che le richieste dei singoli siti non siano ingigantite: se guadagna Google, ci guadagnano tutti.

In pratica, secondo Google, una pressione normativa di questo livello dovrebbe estendersi anche ad altri soggetti, dedicati non solo e unicamente alla ricerca ma ad altre attività, come il social network o lo shopping online. Se ieri Google apriva i “cancelli” della rete, oggi sono ben altre le compagnie che regolano questo traffico e dovrebbero essere trattate come tali dalle autorità normative.

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