Agenda digitale, sanità e innovazione: l’intervista ad Antonio Palmieri

Palmieri
Antonio Palmieri è Deputato di Forza Italia e responsabile internet e nuove tecnologie del medesimo partito.

E’ con l’On.le Antonio Palmieri di Forza Italia che questa volta voglio affrontare, ancora, il tema dell’Agenda Digitale. Il contesto. Appena usciti dalla Camera dei Deputati dove lo stesso On.le ha organizzato nei giorni scorsi l’evento dedicato alla presentazione della seconda edizione del libro di F. Capeci “Generazione 2.0” – Chi sono e cosa pensano i nativi digitali”. Un bel momento e un bel confronto: futuro e presente si mescolavano nelle parole di tutti i presenti che,anche se con diversi punti vista, quella sera si sono raccontati e confrontati sul tema nella bella sala Aldo Moro. Agenda Digitale, dunque, ed è proprio dalla nascita del termine che inizia quest’intervista.

Il termine “Agenda Digitale” nasce formalmente in Gazzetta Ufficiale nell’autunno 2012 con il Decreto legge del 18 ottobre (n. 179). Lei ha un esperienza professionale sul tema del digitale che va ben oltre quella data quindi le chiedo: riusciremo mai a recupere il gap, che è stato più volte certificato, tra quello si sarebbe dovuto fare e quello che invece si è realizzato?

Certo, diciamo che dobbiamo recuperarlo, questo gap, ma il problema è che non siamo tutti consapevoli, non sono consapevoli pezzi della politica, pezzi dell’industria e non è consapevole una gran parte dei media, che ne determinano i cambiamenti di mentalità e di consapevolezza. Allora il primo punto è: fare una grande alleanza di consapevoli che aiutano gli inconsapevoli, questo non è il punto di partenza ma dobbiamo farlo. Non abbiamo alternative se vogliamo stare nel mondo in cui ci troviamo.

Leggendo l’attualità, però, sembra che un certo sforzo si stia facendo. Sono stati nominati ben 26 persone per affrontare il tema dell’Agenda Digitale. Però quello che resta fino ad oggi di concreto, parlando di “fatti”, è l’avvio della fatturazione elettronica, tutto il resto è ancora da venire. C’è, quindi, un gruppo di persone che ha la consapevolezza che lei dice, lavorano su questo, ma poi, come diceva E. Catania (Pres. Confindustria Digitale), i fili da tirare non si sa bene quali siano, Cos’è che non funziona?

Per un verso anche la Fatturazione Elettronica questo governo se l’è trovata. Perché è un percorso iniziato diversi anni fa che adesso è venuto a maturazione. Ma è anche vero che le nuove persone che lavorano sull’Agenda Digitale hanno appena cominciato per cui hanno anche loro bisogno di tempo. I dati di fondo, come diceva il presidente Catania, sulla carta i progetti ci sono già, si tratta solo di passare alla fase esecutiva, personalmente condivido le impostazioni e invito a cercare di individuare due, tre, cinque cose e di affrontarle dall’inizio fino alla fine, sino e che non sono compiute. Altrimenti è tutto così vasto, ci sono già tanti percorsi avviati dai precedenti governi. Questo governo, secondo me, ha il vantaggio di arrivare per ultimo, quindi di poter portare a compimento le cose, io mi auguro che abbiano la forza e la capacità di farlo. Da Italiano, faccio il tifo per questo, lo considero un tema di bene comune e non un tema di parte o di partito, certo, però, sono pronto a criticare qualora le cose non vanno bene.

Lei, però, fa parte dell’opposizione, dice appunto che è pronto a criticare, me la faccia qualche critica: cos’è che oggi non sta funzionando?

In realtà non c’è stato il passaggio di consegne, dalla gestione del digitale del governo Letta a quella del governo Renzi è stata molto lenta. In sostanza è come se partisse oggi il governo Renzi sul digitale. Questi sei mesi sono stati consumati per chiudere le antiche presenze del governo Letta e per aprire quelle nuove. Da questo punto di vista il governo ha bisogno di ricuperare il tempo perso. Io sono per fare la critica, necessaria ma costruttiva, quindi ora non ci sono più scuse, perché sono stati cambiati i posti di responsabilità. C’è una nuova catena di comando, ci sono persone che hanno competenza ed esperienza, adesso però è giusto che passino alla fase esecutiva. Siamo qui per vedere cosa succederà.

Prima lei ha parlato di tre – quattro punti che si devono portare avanti. Tre di questi pilastri li aveva individuati Francesco Caio. La Fatturazione Elettronica è fatta, l’Anagrafica Nazionale della Popolazione Residente ed il Sistema per l’Identità Digitale si faranno, si spera, entro il 2015. Che cosa aggiungerebbe?

Il tema della sanità. Sono abbastanza convinto che sulla carta il digitale nel nostro paese c’è quasi tutto, nel senso di provvedimenti che sono sulla carta: c’è poco altro da normare ma c’è, invece, molto da fare. Li aspettiamo al varco sui fatti. Ho sempre detto che -non è una rivoluzione il digitale- semmai è una evoluzione, una guerra di trincea, un aiuto al cambiamento, un impegno costante per sminare gli ostacoli che ci sono, è un lavoro quotidiano. Faccio siti internet che offrono servizi, e lo faccio per il mio partito. So cosa vuol dire fare e mettere in piedi un servizio che funzioni, correggerlo e aspettare le critiche… ci vuole applicazione.

On.le una domanda secca: perché non abbiamo un fascicolo sanitario, come abbiamo la fattura elettronica visto che, secondo me, sono molto paragonabili in termini tecnologici? Se si riesce a mandare un contenuto xml con i dati della fatturazione, potrei mandare allo stesso modo utilizzando le stesse tecnologie, i miei dati e quindi averli condivisi con tutti, non è una cosa complicata.

Con la fatturazione elettronica io ho un rapporto con la pubblica amministrazione centrale, non ho un Titolo quinto che mi dà venti sanità regionali, non ho una conferenza stato-regione con la quale confrontarmi. C’è una maggiore complessità, ci sono i sono vari livelli istituzionali. Sulla sanità la responsabilità è in mano totalmente le regioni e il loro budget è fatto dall’ 80% di sanità. E’ questa la complessità di fondo di un titolo quinto che è uno dei principali ostacoli dello sviluppo di questo paese. Non solo in questo caso ma in generale, perché è frutto di centinaia di contenziosi l’anno e comporta per l’imprese e i cittadini tempi di attesa, confusione della normativa, nei tempi di risposta, incertezze del diritto in generale con tutto quello che consegue.
Personalmente questo lo vedo come un problema, una cornice più vasta che dal 2001 affligge questo Paese.

Sintetizzando nel modo più netto, non c’è speranza di avere un fascicolo sanitario Italiano?

No, io penso che lo avremo. Però va portato a compimento quello che è stato cominciato nell’ultima fase del governo Berlusconi e in diverse norme successive: il fascicolo sanitario è stato rimesso in essere con nuove norme per cercare di accelerarne e semplificarne l’attivazione. Adesso sta agli attori di oggi. E’ sempre un tema di execution: che vuol dire eseguire, portare a compimento, disboscando la jungla, spostando i funzionamenti, mettendo le carte regionali in contatto fra loro. C’è un lavoro sul campo che va fatto, certo c’è qualcuno che lo segue dall’inizio fino alla fine ma il punto è sempre quello. Se si applica questo ragionamento, le leggi danno già dei tempi sulla carta ma nessuno si cura di farle rispettare. È questo il tema, perché non c’è una responsabilità.

Se lei dovesse dare un tempo massimo prima di trarre conclusioni e dire: ce la fa questo governo o non ce la fa?

Con il Premier Renzi sono stati riformati i calendari. Questi calendari non durano più 365 giorni, ma c’è un solo calendario che dura 1000 giorni. Non si sa di preciso quando sono partiti. L’orizzonte non può che essere quello.

 

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