La chiusura di Google News in Spagna fa discutere: le prime reazioni in Italia

La decisione di chiudere in Spagna il servizio Google News per effetto della legge spagnola, che obbligherebbe il colosso a pagare gli editori delle notizie collezionate dal motore di ricerca, non smette di registrare reazioni, anche in Italia.

google-76522_1280L’ultima valutazione in ordine di tempo arriva dall’Unione Stampa Periodica Italiana, per mezzo del segretario generale Francesco Saverio Vetere, contrario alla recente legge approvata in Spagna sull’obbligo per gli aggregatori di notizie di compensare gli editori per le news pubblicate sul proprio sito. “Particolarmente assurda”, secondo l’Uspi, è l’obbligatorietà per gli editori, prevista dalla legge spagnola, di ricevere una compensazione dagli aggregatori di notizie, anche per frammenti di notizie “non significanti”. L’Uspi ritiene che “Google news, e gli altri motori di ricerca, prestino un servizio alla piccola e media editoria, che altrimenti non avrebbe sufficiente visibilità“. E a questo proposito “impedire agli editori di disporre autonomamente del proprio prodotto andrebbe ad incidere profondamente sul pluralismo informativo“. L’Uspi sostiene che i rapporti tra aggregatori ed editori debbano essere regolati con reciproci e liberi accordi commerciali, a vantaggio di ambo le parti, e non con leggi calate dall’alto, sulla base di un principio di tutela degli editori falso e retrogrado, che mira a favorire solo la grande editoria, in realtà danneggiando anch’essa, e penalizzare fortemente quella piccola e media.

E ieri, a caldo rispetto all’annuncio di Google, si era espresso anche Antonello Giacomelli: “Se pensiamo solo a un’Europa delle regole contro gli Stati Uniti dell’innovazione siamo destinati a perdere. La Rete è il luogo delle opportunità: vedo rischi e minacce, ma non nel modello degli Usa, li vedo da altre parti“. “I problemi ci sono – ha aggiunto Giacomelli – e ho visto che il nuovo garante europeo ha promesso la riforma della privacy entro il prossimo anno. Però fuori da un nuovo dialogo tra Europa e Stati Uniti non c’è futuro: sono contento che all’ultimo Consiglio Ue delle telecomunicazioni l’Europa abbia approvato all’unanimità il documento sulla nuova governance di Internet. L’accesso adeguato alla rete deve essere garantito come un servizio universale e un diritto fondamentale al quale devono contribuire tutti, anche gli Over the top, in condizioni di parità di concorrenza. Quando sento che qualcuno è contento perché con il ritardo sulla banda ultralarga non arriva Netflix provo un pò di tristezza”.

Anche Carlo Noseda, Presidente IAB Italia, l’Associaziane che promuove la comunicazione interattiva e la conoscenza delle opportunità del digitale in merito all’addio di Google news dalla Spagna, ha avuto parole dure: “Riteniamo che la strategicità del settore digitale, nella sua complessità e continua evoluzione, imponga una gestione legislativa a livello Comunitario e non dalle singole Nazioni, al fine di identificare regole e standard condivisi che possano garantire il giusto equilibrio tra tutti i soggetti interessati”, ha dichiarato “Norme eccessivamente restrittive in un Paese possono avere forti implicazioni internazionali e impattare negativamente su un mercato, quello del digitale, che rappresenta un’importante opportunità di crescita per le aziende di tutti i settori e uno strumento di democrazia per i cittadini”, ha concluso Noseda.

Per Antonio Greco, Presidente di ANES (l’Associazione Nazionale dell’Editoria Periodica Specializzata): “la chiusura di Google News in Spagna non è una buona notizia”“È evidente – dichiara Greco – che la tutela della proprietà intellettuale sia un diritto irrinunciabile che va difeso con forza, ma non è certamente con misure protezionistiche che si aiutano gli editori nella transizione al digitale. Peraltro i motori di ricerca e gli aggregatori di contenuti rappresentano una fonte di traffico e un’occasione di visibilità per i prodotti editoriali a cui non è più così scontato rinunciare. Troviamo piuttosto regole più chiare e condivise – ha concluso Greco – per evitare la riproduzione selvaggia e incontrollata dei contenuti da parte degli aggregatori.”

Infine Luca Bolognini, Presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy e la Valorizzazione dei Dati, ha dichiarato: “E’ stata una scelta giusta e, a mio avviso, condivisibile, seppur terribile per gli utenti: i rischi legali, per Google, nel continuare a tenere accese le News in Spagna erano troppo alti, vista la legge che entrerà in vigore da gennaio 2015 che di fatto impedisce il diritto di citazione delle notizie. In Europa abbiamo legislazioni obsolete, assai analogiche e ben poco digitali, che non tengono conto del ruolo cruciale svolto da motori di ricerca e aggregatori a favore del pluralismo dell’informazione. Da anni, come Istituto, ci occupiamo del delicato confine tra privacy, proprietà intellettuale e libertà d’informazione: e ora, mentre Google chiude un servizio utilissimo perché costretta a farlo da regole d’altri tempi, tutti gli utenti spagnoli saranno più poveri di idee e di notizie. E speriamo non sia la prima di una serie di chiusure del servizio in altri Stati UE.” 

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