L’Europa deve migliorare necessariamente la sua capacità di innovare e di essere competitiva a livello globale mettendo in campo ulteriori sforzi per incoraggiare il cambiamento. E’ questa l’indicazione più forte che emerge dall’Innovation Union Scoreboards 2015 che analizza e quantifica le prestazioni dei paesi Ue nel campo dell’innovazione.
L’edizione dello scorso anno aveva mostrato segnali positivi sulle performance Ue legate a politiche e azioni di innovazione che avevano interessato anche paesi storicamente meno attivi sul tema. L’edizione di quest’anno fotografa una situazione quasi “in stallo” con 13 Stati membri che presentano una performance di innovazione in declino e pochi di più, 15 che rispetto al 2014, hanno migliorato le loro prestazioni complessive. Si assiste, inoltre, a una riduzione progressiva delle differenze tra i vari Paesi: le prestazioni legate all’innovazione, infatti, sono andate progressivamente a convergere nel 2014 seguendo i trend precedenti.
Nel complesso l’Innovation scoreboard 2015 rivela che il livello globale dell’innovazione è rimasta stabile ma emerge con forza che la crisi ha impattato sulle attività innovative del settore privato: il numero di imprese innovative è in declino, così come lo sono le domande di brevetti, le esportazioni di prodotti high-tech, gli investimenti in capitale di rischio e le vendite di prodotti innovativi. Mentre ci sono stati miglioramenti nel settore delle risorse umane, degli investimenti delle imprese in ricerca e sviluppo ma, sottolinea il rapporto, questi dati incoraggianti non sono sufficienti per determinare una performance d’innovazione realmente forte.
La classifica
Come l’anno scorso, sulla base del rendimento medio di innovazione, gli Stati membri si dividono in quattro diversi gruppi di prestazioni:
- Innovation leader: in questo gruppo si piazzano i Paesi che sono risultati ben al disopra della media europea. Si tratta di: Danimarca, Finlandia, Germania e Svezia. Quest’ultima è, ancora una volta, il paese con il miglior sistema di innovazione della UE, ma è il gruppo nel complesso ad essere rimasto stabile, con l’uscita però di Cipro ed Estonia che sono scivolati tra le fila degli innovatori moderati.
- Innovation follower: in questo gruppo si trovano gli Stati che hanno un “rendimento innovativo” è sopra o nelle vicinanze alla media media UE. E sono: Austria, Belgio, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Slovenia e Regno Unito.
- Moderate innovator: qui si trovano gli Stati con performance inferiori alla media e si tratta di Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Spagna e, purtroppo, Italia.
- Modest innovator: ultimo raggruppamento con Bulgaria, Lettonia e Romania che hanno prestazioni ben al di sotto della media europea.
L’Italia
La performance dell’Italia, pur restando sempre sotto la media Ue, è continuamente migliorata sino all’anno scorso, quando ha registrato un piccolo passo indietro calando al 79% dal precedente picco dell’82% rispetto a quella dell’Ue. Gli indicatori dell’innovazione in cui l’Italia fa peggio sono finanziamenti e sostegno e investimenti delle imprese, ma anche venture capital (appena il 25% contro il 100% della media Ue, in calo del 13%) e i ricavi dall’estero da licenze e brevetti (appena 28 su 100 della media Ue, però in forte miglioramento con +18%). I punti forti, invece, sono le co-pubblicazioni scientifiche internazionali (158, ben sopra la media Ue del 100 con un miglioramento del 7,2%, e anche del 19% sul numero di dottorati extra-Ue), le pmi che innovano in-house (128), le imprese con processi o prodotti innovativi (127) e innovazioni nel marketing o nell’organizzazione (124).
Il commissario Carlos Moedas, responsabile per la Ricerca, l’innovazione e la scienza, ha dichiarato: “Abbiamo bisogno di più investimenti per migliorare le prestazioni dell’Unione europea in innovazione. Investimenti che dovrebbero andare di pari passo con migliori condizioni generali e un mercato unico per i prodotti e servizi innovativi in Europa. Stiamo lavorando su questo a livello europeo e siamo pronti ad aiutare gli Stati membri ad attuare le riforme per migliorare l’impatto dei loro investimenti pubblici “. Proprio ieri, infatti, la Commissione ha presentato i sedici punti a supporto del Digital Single Market per realizzare la trasformazione digitale entro il 2016.
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