Francia: il 22% dei consumatori utilizza servizi basati sulla #SharingEconomy

La Francia si attesta come secondo mercato per Airbnb mentre Parigi rappresenta la seconda città per il popolare servizio di ride sharing Uber: questo dimostra come la Francia sia molto sensibile al tema sharing economy e a confermarlo ci pensa Ecoscope, la ricerca mensile condotta da OpinionWay per AXYS Consultants, Le Figaro e BFM Business, secondo cui il 22% degli intervistati francesi utilizza almeno un servizio legato all’economia collaborativa. Un risultato da non sottovalutare poiché tutti gli attori attivi nella sharing economy francese sono molto giovani e con solo pochi anni di attività nel paese.

Questa cifra del 22% è molto importante e ne deriva che la sharing economy è in fase di forte sviluppo. Inoltre, quasi il 30% degli intervistati ha intenzione di utilizzarli nel corso dei prossimi dodici mesi“, ha dichiarato a Le Figaro Frederic Micheau, direttore di ricerca presso OpinionWay.

I maggiori utilizzatori dei servizi basati sulla sharing economy sono molto giovani (il 36% è tra i 18 e i 24 anni) e sono loro i primi che tendono a fidelizzarsi ai servizi in modo immediato. Inoltre, la stragrande maggioranza dei francesi ha una visione piuttosto positiva di questa nuova economia anche se ancora non la utilizza: l’82% ritiene “che rivoluzioni il nostro modo di consumare beni e servizi” e l’80% pensa che “questi nuovi servizi faciliteranno la vita“. L’82% dei  consumatori francesi che hanno manifestato interesse per la sharing economy ha dichiarato che “è meglio sostenere lo sviluppo di questa economia che cercare di bloccarla.” Infine, il 53% degli intervistati si aspetta anche che la sharing economy possa creare nuovi posti di lavoro.

Tuttavia, se l’opinione dei francesi è positiva questo non vuol dire che non  si guardi al fenomeno con di cautela. I consumatori si aspettano che le autorità pubbliche e il governo possano trovare un quadro normativo appropriato che disciplini la sharing economy. Per fare un esempio, gli intervistati comprendono bene il movimento dei tassisti contro la legalizzazione di UberPop, ma non la supportano in modo attivo. Secondo Le Figaro, si tratta di “un modo elegante per spiegare ai tassisti che è meglio che si adattino al nuovo e che ragionino su come offrire un servizio migliore ai propri clienti, piuttosto che difendere la la propria professione”.

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