Web Marketing e buon senso: un po’(st) polemico

Equilibrio e buon senso, dove siete?

Qui sul pianeta Terra sembra che una vagonata di marketer numero punto qualcosa abbia un estremo bisogno di voi. Prima erano lì, dall’alto della tastiera, a snobbare il marketing tradizionale e ora, arrivati all’overdose, a demonizzare il canale digitale per un ritorno al contatto fisico, alla relazione.

Eh no, così non va bene.

Ci vogliono equilibrio e buon senso. La realtà e l’esperienza si muovono seamless tra canali digitali e fisici, senza tagli netti e nemmeno in modo così lineare come farebbe comodo pensare. Non possiamo ragionare secondo logiche o contesti scollegati e, ancora peggio, non possiamo invocare alla disintossicazione dal web attraverso webinar da 120 ore alla settimana, pagine Facebook che, ogni ora, offrono contenuti esclusivi per insegnarti a sconnetterti o APP che ti aiutano a vincere il download compulsivo di APP.

Se ci fosse ancora mio nonno direbbe che siamo in pieno bipolarismo, e non avrebbe tutti i torti.

Non puoi dividere e marcare in modo così netto i confini dell’esperienza, che è fatta di questo e del suo contrario. Non puoi demonizzare il digitale e riscoprire, nel 2017, che avere una commessa che sorride al cliente è importante per il tuo business.

Fammi capire: quando esaltavi il potere dell’advertising digitale, avevi dimenticato che i clienti si relazionano con te per telefono o di persona?

Fammi capire ancora meglio: prima funzionavano solo i social network che, per inciso, sono solo un canale dei millemila che puoi utilizzare online per amplificare il tuo messaggio o entrare in contatto con i tuoi utenti, e adesso ti rendi conto che oltre a Facebook c’è di più?!

Beh, mi conforta ma non mi fa credere che tu sia ancora pienamente consapevole di quello che fai.

Sì, perché se sei un expert web marketer, come ami definirti, devi aiutare i tuoi clienti a scavare nel perché, devi lavorare con loro per costruire strategie basate su obiettivi che sappiano supportare la loro attività e non puoi accontentarti di seguire le mode.

Le segui, lo so, inutile che scuoti il capo rinnegando. Oggi è di moda parlare di Facebook advertising, di UX, di content marketing, sentenziare a pappagallo che la SEO è morta, che bisogna pubblicare almeno 3 post al giorno per avere successo (non importa quale sia il contenuto o chi siano le tue buyer personas), che bisogna fare video anche se davanti alla telecamera sbugiardi tutta la credibilità conquistata in anni e anni di lavoro e sì, devi essere lean, agile o smart (scegli il termine che ti piace di più e siilo).

Quando usi le buzzword, quelle che ti fanno tanto sentire l’evangelist della religione digitale del momento, sii consapevole di cosa pronunci. La UX non è la UI: la user experience non si limita alla progettazione delle interfacce, ma non da oggi, da sempre. Così come fare content marketing non significa pubblicare post su un blog. I post sono solo una delle forme che il contenuto può assumere e i blog uno dei canali. E no, il content marketing non è qualcosa di moderno, ma come moltissime strategie del marketing, trattasi di “corso e ricorso storico”.

Insomma caro guru del digitale che non sei altro, non puoi saltarmi dal web al tradizionale come un tarantolato che balla la Pizzica, demonizzando prima l’uno e poi l’altro. Anche perché, per il lavoro che ti sei scelto, devi essere tu ad accompagnare i tuoi clienti verso la digitalizzazione, con cognizione che la tecnologia è uno strumento potente che devi imparare a conoscere e le relazioni non sono solo il fine ultimo ma l’ingrediente senza il quale ogni ricetta di business, al sapore di bit o meno, non può esistere.

Quando vedi che c’è una nuova moda, abbi la curiosità di indagare e approfondire, alza la pellicola glitterata che ricopre la tendenza e scopri cosa c’è dietro. Ti aiuterà a non prendere posizioni nette, estremiste e, te lo dico ma non ci rimanere male, un po’ prevedibili e ottuse.

Sei tu marketer numero punto qualcosa ad accompagnare la crescita, il cambiamento e la trasformazione delle imprese, e quindi se lo fai, fallo, te ne prego, senza superficialità.

Facebook Comments

Previous articleOEM e Digital Transformation: quale relazione?
Next articleeGovernment italiano: più ombre che luci?
Stratega del content marketing, appassionata di customer experience e co-fondatrice di Simmat, da oltre 15 anni scrive per la carta e il web. Comunicazione e marketing digitale sono materia degli eventi e dei corsi ai quali partecipa come speaker e docente in giro per l’Italia. Ambasciatrice del karma marketing, il content di valore è il suo credo, l’experience design la sua metodologia e l’ironia lo strumento per rendere usabile e comprensibile a tutti il mondo dei bit. Giada è membro dell’Internet Marketing Association, consigliere di Assintel Umbria e di Terziario Donna Umbria. E' autrice del libro "Customer Experience: fai marketing di valore nell’era dell’esperienza". Conduce il podcast Buzzword: https://www.spreaker.com/show/buzzword

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here