Nel 2018 le startup hi-tech italiane hanno raccolto 267 milioni di euro in più rispetto al 2017, quasi raddoppiando il valore complessivo del settore. Una crescita inedita dal 2012 (anno del primo Decreto Legge sulle startup innovative), che rafforza il trend positivo degli ultimi anni e il ruolo degli investitori esteri – formali e informali – che raggiungono il 38% del capitale messo a disposizione.
Risulta sempre più evidente la complementarietà tra il ruolo del comparto informale (26% della raccolta totale) e quello dei player formali (36%): la necessità di attrarre investimenti con taglio medio-elevato da parte di quest’ultimi (nel 2017 i finanziamenti superiori al milione di € sono stati il 46% dei round complessivi) serve proprio a non vanificare e dare seguito al fondamentale ruolo svolto dagli informali nelle primissime fasi del ciclo di vita delle startup.
Queste sono alcune delle evidenze emerse dall’Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano* in collaborazione con Italia Startup.
“Nel 2018 gli investimenti totali in Equity di startup hi-tech in Italia ammontano a 598 milioni di euro, in crescita dell’81% rispetto al valore totale consuntivo del 2017 (331 milioni).” afferma Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano. “Per la prima volta dal 2012, primo anno di registrazione dei finanziamenti da parte del nostro Osservatorio – corrispondente all’introduzione del Decreto Legge del 10 ottobre 2012 sulle startup innovative – l’ecosistema mostra una crescita così netta, che rafforza il trend positivo già evidenziato lo scorso anno: nel 2018 le startup hi-tech raccolgono 267 milioni di euro in più rispetto al 2017, quasi raddoppiando il valore complessivo. Un valore che sfiora i 600 milioni di euro, rappresentando un vero e proprio giro di boa verso l’obiettivo del miliardo di euro di finanziamenti annui, posto ambiziosamente per stimolare uno sviluppo che renda merito alla qualità delle nostre startup hi-tech”.
Gli investimenti in startup hi-tech italiane nel 2018
Gli investimenti da parte di attori formali raddoppiano, passando dai 107 milioni del 2017 ai 215 milioni del 2018. Negli ultimi anni abbiamo spesso assistito a variazioni oscillatorie in questo comparto, spesso non particolarmente significative in termini di valore assoluto. Questo risultato, estremamente positivo e senza precedenti nel nostro Paese, riporta gli investitori formali a rivestire un importante ruolo di traino della crescita complessiva.
Le ragioni alle spalle di tale espansione sono molteplici. In primis, la presenza di startup e scaleup sempre più meritevoli e ad alto potenziale, in grado di attrarre grandi operazioni: per la prima volta dal 2012, rileviamo in Italia 12 round nell’ordine delle decine di milioni di euro. Queste operazioni da sole valgono oltre 315 milioni di euro, e coinvolgono pesantemente i VC nazionali – con alcuni casi rilevanti di syndication insieme a attori informali e privati. In secondo luogo, la rivalutazione positiva degli investimenti passati effettuata nel 2017 da parte di alcuni tra i principali “fondi di fondi”, che ha portato un nuovo afflusso di capitali a disposizione dei VC per investire a partire dal 2018.
“La combinazione di queste due principali motivazioni illustra l’emergere e il consolidarsi di un ciclo mutuamente rinforzante tra domanda di capitali (le startup e le scaleup con sempre maggior potenziale) e l’offerta (i fondi formali, alimentati a loro volta dai fondi di fondi): ciclo che, se alimentato con continuità, potrà portare una crescita strutturale e organica del nostro ecosistema nazionale, che vada oltre alcune grandi operazioni di natura contingente.” afferma Raffaello Balocco, responsabile scientifico dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano. “Aumenta inoltre il taglio medio degli investimenti da parte dei VC: se nel 2016 circa il 42% degli investimenti era maggiore di 1 milione di euro, il consuntivo 2017 mostra come il 46% dei round superino la rappresentativa soglia del milione. Questa combinazione di elementi consente di guardare al futuro con discreto ottimismo, denotando come l’Italia, nonostante le note difficoltà, stia offrendo una risposta concreta ad uno dei problemi strutturali del nostro ecosistema, più volte sottolineato nel corso degli ultimi anni, ovvero l’assenza di round significativi”.
I finanziamenti da attori informali, seconda componente che determina il valore complessivo, mostrano anch’essi una crescita rilevante e significativa (+58%) che li porta a raggiungere quota 154 milioni di euro (contro i 98 di consuntivo del 2017).
Il bacino potenziale di investitori informali – che ricordiamo includere anche gli investimenti in startup da parte di singoli individui che facciano leva sulle proprie risorse personali – ha certamente dimensioni significative, in un Paese dove il 66% della ricchezza è detenuto dal 20% della popolazione.[1]
L’Equity Crowdfunding, ad esempio, mostra una crescita notevole, triplicando il suo valore rispetto al 2017, per una stima a chiudere sul 2018 pari a circa 30 milioni di euro[2]. Non è certamente trascurabile anche l’apporto dato da Angel Network e Indepedent Angel[3], e da Venture Incubator. Questi ultimi investono circa 7,5 milioni di euro e sono in crescita del 27% rispetto al 2017, oltre a fornire il loro tradizionale apporto in termini di mentoring e coaching degli startupper. Queste componenti informali sono peraltro spinte dai forti incentivi promossi dal MISE e legati al 30% di detrazione fiscale sugli investimenti in startup innovative, che hanno avuto e potranno avere buoni effetti sull’allargamento della partecipazione al sostegno alle iniziative imprenditoriali italiane.
“Siamo molto piacevolmente sorpresi da questa netta inversione di tendenza positiva negli investimenti in startup Hi-Tech” – commenta Federico Barilli, Segretario Generale di Italia Startup – “L’obiettivo del miliardo di €, auspicato dall’Associazione qualche anno fa, ora è finalmente a portata. E l’elemento che fa ben sperare in questa direzione è che tutte le componenti di investimento sono in crescita (formali, informali e internazionali). Inoltre l’offerta di scaleup di valore si sta consolidando, unitamente allo sviluppo di nuovi fondi e a un portafoglio complessivo più consistente, che rende la domanda di investimenti decisamente robusta. Confidiamo quindi che il trend prosegua e che l’Italia, auspicabilmente sostenuta anche dagli opportuni provvedimenti legislativi, possa presto essere annoverata tra le nazioni europee più innovative, grazie alla valorizzazione e alla crescita delle nuove imprese ad alta innovazione.”
I finanziamenti internazionali
La componente dei finanziamenti internazionali si conferma anche quest’anno estremamente rilevante e in forte crescita rispetto all’anno precedente: gli investimenti esteri nel 2018 raggiungono i 229 milioni di euro (38,3% sulla raccolta complessiva), +82% rispetto ai 126 milioni di euro consuntivati nel 2017. Questo dato, estremamente positivo, è tuttavia impattato in maniera netta da singole grandi operazioni (una delle quali addirittura in tripla cifra, 100 milioni di euro, vero e proprio record per il nostro ecosistema). Ma se tali operazioni si verificano ogni anno in numero crescente e con una certa sistematicità, possiamo certamente affermare che la componente internazionale è una ulteriore grande opportunità ancora parzialmente inesplorata per sostenere la crescita del nostro ecosistema, anche tramite forme di co-investimento.
L’investment inflow, ossia i capitali attratti dall’ecosistema startup hi-tech da parte di player esteri, provengono prevalentemente da USA (72,73%), Europa (23,36%), Cina (3,77%) e Brasile (0,06%). Focalizzandosi sui 53,5 milioni di euro provenienti da investitori Europei, si riscontra un 71% da investitori con sede in UK (una percentuale doppia rispetto al 2017, a testimonianza del forte interesse mostrato da investitori britannici per le nostre startup), seguiti da Benelux e Svizzera (7 % ciascuno), Francia e Germania (entrambe al 5%) e Spagna (4%). Anche quest’anno, inoltre, la stragrande maggioranza degli investimenti internazionali proviene da attori formali (203 milioni di euro, pari all’88,6% del totale).
“La strada per rendere il nostro ecosistema startup hi-tech favorevole non solo alla nascita, ma anche al finanziamento, sviluppo e crescita di startup è ancora lunga e tortuosa, ma tracciata.” Conclude Antonio Ghezzi. “Si tratta ora di abilitare il passaggio da uno ≪startup ecosystem≫ a uno ≪scaleup ecosystem≫, caratterizzato sempre più da round di dimensioni significative che consentano alle startup di scalare e crescere a livello internazionale, evitando un loro prematuro trasferimento in altri paesi per via di carenze strutturali nell’accesso al capitale di rischio e a competenze di supporto a livello nazionale. Limitare tali “perdite” potrà aiutarci ad accelerare il raggiungimento dell’obiettivo di 1 miliardo di euro di investimenti annui, avvicinando a piccoli passi l’Italia alla condizione ideale di ≪startup nation≫ in grado di trattenere e sostenere le proprie realtà imprenditoriali: una condizione tipica di alcuni ecosistemi imprenditoriali più maturi, che, dotati di un’infrastruttura e un approccio sistemico all’imprenditorialità, continuano a correre più rapidamente di noi”.
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