Parlare di trend a gennaio fa sempre trend. Potremmo iniziare così questo pezzo che vuole parlare di ciò che potremmo trovare nel 2019 sia nel settore tech che in quello economy.
Per approfondire avremmo potuto muoverci in due direzioni: la prima era leggere i trend che grandi aziende hanno delineato fin dal primo botto di capodanno. Trend che spesso sono “stranamente” ricollegabili al core business dell’azienda che li scrive: l’equazione se mi occupo di cloud, il cloud è trend è banale ma funziona.
La seconda possibile direzione da prendere era quella di affidarci ai nostri visionist, che dall’alto della loro imparzialità, ci hanno dato uno spaccato riferibile a diversi settori e temi differenti.
Quali i trend 19 dunque?
Si apre l’era del post Android e IOS. “I sistemi mobili che attualmente dominano il mercato – dice Giovanni Longo – iniziano ad essere un tantino obsoleti (hanno più di dieci anni, ere geologiche in ambito hi-tech) in un mondo fatto sempre più di oggetti connessi e di interazioni vocali o comunque ‘touchless’. Google è già da un paio d’anni al lavoro su una nuova piattaforma, Fuchsia, molto più moderna a livello strutturale e completamente convergente, adatta quindi a girare su device di qualsiasi tipo e dimensione, IoT compresi, e quest’anno sono iniziati i primi test su Google Pixelbook e Google Home Hub, non c’è dubbio che nel 2019 verranno presentati i primi device ‘pilota’ e di certo anche Apple, Amazon e gli altri big non rimarranno a guardare”.
Intelligenza artificiale. “Perché – rimarca Gianluigi Zarantonello – è già qui ma si può fare ancora molto non solo per le grandi sfide ma anche per automatizzare le piccole attività e dare più tempo per concretizzare pensieri e compiti più redditizi”.
Voice User Interface (VUI). Secondo Andrea Cruciani, CEO di Agricolus “si affermeranno le interfacce vocali che permettono di “sbarazzarsi” di device come smartphones, palmari e qualsiasi tipo di interfaccia classica, per favorire l’interazione intuitiva, veloce e intelligente con gli hardware, soprattutto in ambito business. Questo è un passo importante verso un nuovo approccio, quello che Goodman ha definito ZERO UI: “Zero UI is the new paradigm of design when our interfaces are no longer constrained by screens, and instead turn to haptic, automated, and ambient interfaces”. In poche parole, un concetto di interazione trasparente con la tecnologia senza barriere tra utente e dispositivo come il touchscreen o un telecomando”.
Automotive. “La competizione in questo settore – afferma Longo – sarà molto calda, soprattutto sui temi dell’elettrificazione e della digitalizzazione: mentre Tesla cercherà di mettersi alle spalle le enormi difficoltà che hanno flagellato per tutto il 2018 la messa a regime della produzione della Model 3, l’attesissimo modello ‘per le masse’, le case europee, in particolare quelle tedesche, usciranno sul mercato con nuovi e importanti modelli elettrici e ibridi, in cui metteranno in gioco la maggiore maestria in fatto di esperienza di guida su powertrain di ultimissima generazione. Anche sul fronte delle tecnologie di bordo vedremo importanti novità, con molte case all’inseguimento di sistemi
moderni e touchless come il MBUX (Mercedes-Benz User Experience), strategicamente sbarcato sul mercato proprio partire dal modello più ‘giovane’ della casa, la classe A”.
Employee experience, “perché – afferma Zarantonello – è il simmetrico e l’abilitazione della customer experience”.
Collaboration, “perché – continua Zarantonello – è l’insieme di pratiche, mindset e tecnologie che mancano spesso alle aziende e che invece servono come l’aria per la business transoformation”.
Agrifood Digital Transformation. “L’utilizzo della tecnologia nel settore Agrifood – dice Cruciani – risponde a una impellente necessità di trasformare i processi nella catena di generazione del cibo, nella distribuzione e nel controllo dello stesso tramite sistemi che garantiscano trasparenza al cittadino e ottimizzazione di tutti gli stadi della filiera, che vanno dalla produzione in campo agricolo alla gestione della logistica e alla trasformazione. La Digital Transformation nell’Agrifood è stata acclamata per anni come prossima evoluzione ma stenta ancora a partire: questo deve essere l’anno in cui si passa dai generici Big Data agli Agrifood Big Data”.
Smart data, “perché i dati – conclude Zarantonello – sono fondamentali ma servono quelli giusti che portano all’azione e non alla confusione”.
Tutto qui?
“Quando si fanno previsioni ad un anno – commenta Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institute – si tende spesso a correre un po’ troppo, da una parte pensando che abitudini e comportamenti delle persone cambino più rapidamente di quanto poi non succeda nella realtà, dall’altra sforzandosi di dire cose interessanti, e quindi “forzando” sulla dimensione della novità. Se invece dobbiamo guardare a quello che succederà nei prossimi 12 mesi l’impegno – se si lavora con l’innovazione e si vogliono dare previsioni affidabili – deve essere invece quello a premere sul freno del proprio entusiasmo da innovatori, ricordandosi che i cambiamenti sociali di grande impatto hanno la strana caratteristica di svilupparsi un po’ come le malattie stagionali, con un periodo di incubazione più o meno lungo ed una rapida esplosione. Se si guarda solo alla fase “esplosiva” si vive una dimensione di “repentinità” del cambiamento che, avendo attenzione anche ai sintomi, non è giustificata. Limitarsi a guardare al 2019, infatti, vuol dire evidenziare cosa abbiamo “incubato” nel 2018. Sul fronte degli utenti la diffusione degli smart speaker che molti hanno trovato sotto l’albero porterà da una parte ad un primo grande cambio di paradigma nei processi di interazione con assistenti virtuali sempre più perfezionati (l’incubazione di Siri e Google è ormai durata abbastanza), dall’altra – conseguentemente – ad un effettivo sviluppo di sistemi domotici controllati da tali strumenti (si pensi ad Alexa o a Google Home): non è banale ed è molto significativo che le lampadine “smart” si trovino ormai anche all’Ikea. Parallelamente, ci si renderà conto in maniera più diffusa che questi strumenti sono “dativori” e – anche a valle della presa dei coscienza vissuta nel 2018 sul tema della privacy (si pensi alla questione di Cambridge Analytics, per citarne una) ed agli impatti del GDPR – questo tema diventerà maggiormente presente nella consapevolezza degli utenti. Anche se ci vorrà ancora un po’ perché questa consapevolezza porti a cambiamenti concreti, il discorso sulla reale presa di coscienza degli utenti sul valore dei loro dati possiamo quindi tranquillamente rimandarlo ad un articolo per il 2020. Sul fronte delle aziende è probabile che inizino a farsi sentire anche nel nostro paese i primi effetti del fenomeno Industry 4.0: scenari di automazione saranno sempre più presenti anche nelle aziende più piccole, non soltanto con riferimento ai processi industriali ma anche – finalmente – rispetto ad una effettiva digitalizzazione dei processi (in questo la fattura elettronica avrà un ruolo non marginale). Altro elemento significativo è che tecnologie come le DLT (Blockchain) ormai sono così mediaticamente sovraesposte che inizieranno giocoforza ad entrare nella fase matura, il che vuol dire che è ancora un po’ presto per capire in maniera diffusa che non saranno la panacea di tutti i mali, ma si inizierà a ragionare seriamente sui possibili usi effettivi, anche se per un effettivo ridimensionamento forse ci toccherà aspettare anche in questo caso il 2020. Non si può non chiudere lo scenario con un accenno al 5g: lo sviluppo di questa tecnologia vedrà nel 2019 un anno chiave, anche se per vederne gli effetti “compiuti” dovremo aspettare ancora un po’”.
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