AR aumenta industrie, lavoratori, opportunità

La Realtà Aumentata, AR, non è che una immersione nella realtà, ovvero la possibilità di guardare un oggetto o un fenomeno reale potendo contare su una migliore comprensione di ciò che sta succedendo grazie alle informazioni aggiuntive che lo accompagnano. In pratica, un modo nuovo, migliore, a disposizione delle persone per interagire con gli oggetti e l’ambiente che li circonda.

Come tecnologia è da tempo sotto i riflettori del mondo, ha superato la fase di hype e, come spesso accade nei cicli tecnologici, nei prossimi anni si presenterà una fase di disillusione che porterà le imprese a fare un’analisi seria delle sperimentazioni ed esperienze maturate per comprendere come l’AR possa migliorare l’esperienza utente. La fase di maturità è vicina e, anche grazie al calo di popolarità, ci si può concentrare su progetti industriali e nuovi ambiti in cui la sperimentazione della Realtà Aumentata ha un valore effettivo per l’impresa.

Quali gli scenari applicativi?

Le industrie scelgono di sperimentare la Realtà Aumentata nel momento in cui avvertono la necessità di migliorare l’efficienza operativa del sistema informativo aziendale, sempre più ricco di dati provenienti anche dagli oggetti, ovvero dall’IoT.

Tramite AR, infatti, si possono virtualizzare le cose, migliorare la contestualità delle informazioni e l’interazione e, pertanto, guadagnare in sicurezza per il lavoratore. Se si volesse fare un esempio, si potrebbe pensare a quanto può essere importante, nel momento in cui si fa manutenzione industriale, conoscere lo stato di una valvola (pressione, temperatura, data dell’ultima sostituzione, e così via) prima di intervenire. L’immediatezza e la semplicità di lettura di un dato va ad “aumentare” l’oggetto guardato, migliorando l’efficienza ed l’efficacia del lavoro oltre che la tutela di chi interviene materialmente.

La Realtà Aumentata consente anche di usare in maniera più razionale le risorse lavoro: pensiamo, per esempio, a quanto può essere importante condividere la conoscenza esperta di alcuni operatori a favore di un lavoratore che deve intervenire in manutenzione. Si può pensare a un ologramma che lo affianchi, lo guidi, mostri come intervenire riducendo così errori, tempi e costi.

Altro vantaggio quello di poter elaborare in tempo reale la conformità del proprio operato rilevando eventuali problemi e avendo la possibilità di rimediare in tempi rapidi.

Tra gli scenari di impiego delle tecnologie di Realtà Aumentata possiamo citare non solo l’assistenza da remoto e la manutenzione, ma il controllo qualità, il design e la visualizzazione, la sicurezza, la logistica e il magazzino oltre che la formazione del personale.

Insomma, immergere una industria in un ambiente che parla è già una possibilità concreta, a portata delle tante imprese che vogliono innovarsi.

Quali gli sviluppi futuri?

Tra le evoluzioni più interessanti sicuramente l’esplorazione di un ambiente industriale aumentato con i dati di business, ovvero la possibilità per un operatore di avere informazioni non solo sullo stato di un impianto, ma anche sui costi che si sono sostenuti e sulla resa rilevata.

Opportunità aggiuntive arriveranno poi dalla integrazione naturale con dispositivi IoT e applicazioni di Data Visualization e Analysis oltre che, sempre più, con assistenti digitali e intelligenze artificiali. La realtà aumentata sarà sempre più collaborativa e interattiva.

Cosa serve alle aziende per coglierne le opportunità?

Ogni impresa ha bisogno di elaborare una AR strategy, prevedere un piano di integrazione della Realtà Aumentata che è prima di tutto innovazione di processo, in grado di abilitare miglioramenti e trasformazioni in azienda.

Oltre a questo, l’industria ha la necessità di sviluppare interfacce per l’integrazione del proprio patrimonio dati una volta studiati casi d’uso e aver scelto gli ambiti di applicazione in cui intervenire e sperimentare.

Le imprese, infine, non devono innamorarsi del “cool factor” legato alla realtà aumentata: l’obsolescenza del software sviluppato potrebbe essere inferiore a quella dell’hardware per cui è necessario puntare sulla progettazione di interfacce universali e cross-platform oltre che tenere d’occhio gli standard.

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