Costruire partnership per crescere: intervista a Andrea Gumina

Dalle partnership possono nascere ottime opportunità – afferma Andrea Gumina, Vice Presidente dell’Associazione Amerigo, che raggruppa gli Alumni dei programmi di scambio culturali tra Italia e Stati Uniti promossi dal Dipartimento di Stato americano. “Un esempio tangibile è rappresentato dall’ecosistema italiano delle startup, nato grazie a Partnership4Growth, una iniziativa voluta diversi anni fa, nel 2005, dall’allora Ambasciatore degli Stati Uniti Ronald Spogli, e che ha consentito di catalizzare un gruppo di soggetti interessati a investire sulle idee di giovani startupper. In questo modo il nostro Paese ha potuto costruire una rete intorno al mondo delle startup che, senza la partnership con esperti americani, non avremmo potuto fare. Serviva all’epoca trasferire conoscenza, fare sistema e favorire l’incontro tra investitori italiani e americani. Da questo si è arrivati ad avere non solo punti di eccellenza in diverse città italiane, come Torino, Milano, Roma, Napoli, Catania, ma anche una legislazione ad hoc utile a incentivare le imprese innovative. Lo stesso Fondo Nazionale per l’Innovazione da un miliardo di euro, promosso dal Governo Italiano in questi giorni, è figlio recente di questa iniziativa”.

Soli non si va lontano, recita un antico proverbio africano che sembra funzionare non solo per il mondo startup, ma anche per quello della promozione del territorio e dei beni culturali. “Non basta parlare di tecnologie quando si pensa alla valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale – spiega Gumina. “Da un lato ci sono le grandi piattaforme, che provano a offrire sempre più un nuovo insieme di esperienze all’utente. Quello che più interessa degli Stati Uniti, però, è il diverso modo di approcciare la promozione: un modello, quello americano, che potremmo fare nostro rispetto alla capacità di costruire intorno al bene culturale, architettonico, paesaggistico o artistico di un insieme di esperienze da far vivere al visitatore, che implicano investimenti tangibili anche sull’economia reale. Un viaggio più che una tappa soltanto. Da questa esigenza, e grazie alla lungimiranza della missione diplomatica USA in Italia e dei colleghi di altre associazioni e realtà impegnate nel settore, nasce Partnership4Growth 2020”.

Uno scambio Italia-Stati Uniti che nei prossimi due anni dovrebbe portare a individuare il giusto metodo e la tecnologia più adeguata per far emergere potenzialità inespresse. “Nel caso della valorizzazione dei beni culturali – afferma Gumina – a differenza delle startup abbiamo un vantaggio importante, riferibile alla inamovibilità degli asset. L’Italia può contare su un patrimonio unico al mondo che, associato a un giusto modo di contornarlo di altre esperienze di ospitalità e divertimento, può portare a politiche di valorizzazione più mirate”.

Uno scambio, dunque, tra chi ha asset e creatività e chi può mettere a disposizione la giusta metodologia per sfruttarli. “Si partirà – continua Gumina – selezionando quattro o cinque casi di successo, dei champion rappresentativi di diverse realtà, che vanno dal borgo al quartiere di una città. La sperimentazione coinvolgerà Amministrazioni locali, investitori e imprese affinché la riflessione sul come impostare il business plan e soprattutto individuare il metodo giusto sia il più ampio possibile. Creeremo una “coalition of goodwillers” per garantire efficacia nei risultati e massimo coinvolgimento in tempi brevi”.

Obiettivo ambizioso quello di ridare all’industria culturale una priorità strategica e costruire un vivaio di soggetti che si occupano di turismo, food, leisure, cultura e tecnologia per immaginare nuovi modi di esporre le cose più attrattive del Paese. “Questa è la sfida più grande che possiamo vincere solo facendo rete con chi culturalmente è più abituato di noi a costruire ponti tra soggetti diversi. Rispetto al tema piattaforme digitali che alcuni vedono come panacea di ogni male, devo dire che ce ne sono tante, ma nessuna che mi convinca fino in fondo e soprattutto che sia ritagliata su misura per il tessuto imprenditoriale italiano. Avendo un sistema particolarmente complesso, il nostro Paese potrebbe fare da campo di sperimentazione ideale. Risolto il problema della valorizzazione in Italia è probabilmente risolto in ogni parte del mondo dove vi sia una tale numerosità di attori ed un così elevato livello di complessità nel gestirli”.

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