Il 2021 raccontato da Tech Economy 2030

Ripercorriamo un anno di Tech Economy 2030 all’insegna della Sostenibilità Digitale, attraverso le rubriche e gli articoli che meglio hanno saputo raccontare ai lettori gli eventi più importanti degli ultimi 12 mesi

Immagine distribuita da Pixabay

Il 2021 sta oramai per concludersi, ed è stato un anno che difficilmente dimenticheremo. Noi di Tech Economy 2030 abbiamo, anche quest’anno, cercato di fornire un’interpretazione dei fenomeni in atto, offrendo ai nostri lettori gli strumenti per leggere ed interpretare gli eventi attraverso la lente della sostenibilità digitale.

L’anno che sta per concludersi è stato, anche per noi, un anno di svolta e di crescita. Lo è diventato da quando, il 22 Aprile 2021, in occasione dell’Earth Day – la giornata mondiale della Terra – Stefano Epifani ha annunciato la nascita della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, della quale è Presidente. Una evoluzione progettuale e culturale per noi fondamentale, che fa di Tech Economy 2030 lo strumento di comunicazione ufficiale della prima Fondazione di ricerca italiana dedicata alla sostenibilità digitale, consentendoci di offrire ai lettori ricerche puntuali su un argomento che riteniamo importantissimo da approfondire. Come nel caso della ricerca “Italiani e Sostenibilità Digitale: cosa ne sanno, cosa ne pensano, i cui risultati presentati nei webinar organizzati dalla Fondazione, sono stati approfonditi da Lorenzo Maria Papale: a partire dai dati relativi alla percezione degli italiani rispetto alle relazioni tra sostenibilità e digitale, fino a quelli riguardanti i temi più “verticali” dello Smart Living, dello Smart Environment e della Smart Mobility.

Sempre nell’ambito delle ricerche della Fondazione, nel 2021 è proseguito il percorso – avviato a fine 2020 –  di Sustainability Talk, lo spazio di Tech Economy 2030 dedicato alle interviste ai C-Level delle grandi aziende italiane, con l’obiettivo di tracciare un quadro dello stato dell’arte della sostenibilità digitale: ad oggi sono oltre 30 le interviste pubblicate, a partire da quella di Mauro Minenna (oggi Capo Dipartimento del Dipartimento per la Trasformazione Digitale) fino – tra le altre – a quelle di Ernesto Ciorra e Carlo Bozzoli di Enel, Francesca Zarri di Eni, Renato Grottola di DNV, Gianni Dominici di FPA, Gianmatteo Manghi di Cisco Italia e Michela Bambara di Falck Renewables.

Abbiamo raccontato gli eventi del 2021 a cominciare dai mutamenti politici in atto, come la nascita del nuovo Governo guidato dal Premier Mario Draghi, chiedendoci se e come sarebbe potuto essere un passo in più verso un’Italia attenta alla sostenibilità digitale. Ce lo siamo chiesti perché, in questo stesso anno, l’Italia ha dato il via ai lavori per l’impiego dei fondi europei del “Next Generation EU”; fondi europei che attraverso il PNRR dovranno spingere il nostro Paese verso una modernizzazione “digitale” e “green” come ci ha ricordato Andrea Bertaglio in un suo articolo, e nonostante le difficoltà politiche che ne potranno ancora accompagnare l’attuazione come già avvenuto ad inizio anno. Allo stesso modo, abbiamo guardato ai mutamenti sociali in corso a livello internazionale chiedendoci, grazie ad un contributo di Matteo Laruffa, se alcuni accadimenti negli Stati Uniti non indicassero un rischio per la sostenibilità delle democrazie; in particolare, dato il difficile equilibrio tra libertà del web e qualità dell’informazione.

Ci siamo interessati all’Italia nel contesto mondiale, dato che il 2021 è stato segnato da due eventi storici per le politiche sul clima e la tutela ambientale: il G20 e la conferenza di Glasgow per il Clima (COP26). Il nostro Paese ha presieduto per la prima volta nella sua storia il G20, e noi di Tech Economy 2030 ci siamo chiesti se l’Italia potesse orientarne le scelte, verso una transizione energetica ed ambientale che fosse anche all’insegna della sostenibilità digitale. Una risposta in parte è giunta con la presentazione a Firenze della “Carta della sostenibilità dei sistemi alimentari”, ovvero un piano di sviluppo incentrato su tre obiettivi: fame zero, trasferimento tecnologico e transizione ecologica. Un piano per l’agricoltura digitale che per l’Italia, ci ricorda Andrea Bertaglio, può valere fino a 400 milioni di euro. Ci siamo interessati anche alla COP26 di Glasgow, chiedendoci quali potrebbero essere i possibili scenari futuri nella lotta al cambiamento climatico mediante l’impiego delle nuove tecnologie, e grazie ad un articolo di Duilio Colonna abbiamo guardato alla transizione energetica attraverso i dati del World Energy Outlook 2021. Inoltre, ne abbiamo parlato in un’intervista con Christel Heydemann, Executive Vice President, Europe Operations di Schneider Electric, la quale ci ha ricordato che: “per raggiungere la decarbonizzazione, necessaria per la tutela del clima e dell’ambiente e per il rilancio dell’economia globale, occorre puntare su soluzioni come l’efficienza energetica, l’elettrificazione e le rinnovabili. Ma servirà collaborazione, verso il comune obiettivo della neutralità climatica”.

Osservando la società e la “nuova normalità” ai tempi del Covid-19

Nei mesi successivi all’esplosione della pandemia, siamo stati tutti travolti dalle emergenze e dalle contingenze del momento. Il 2021, invece, è divenuto il primo anno di prova per un progressivo ritorno ad una auspicata “normalità”. Tuttavia, il covid-19 ha segnato e modificato (forse per sempre) alcuni tratti della nostra vita quotidiana, del nostro vivere sociale e più in generale le nostre priorità individuali e collettive. Salute, istruzione, lavoro, socialità e mobilità sono tra gli aspetti della nostra vita maggiormente stravolti dall’avvento del Covid-19, e su Tech Economy 2030 abbiamo analizzato, dal nostro punto di vista, queste trasformazioni.

Salute ed innovazione

Giorgia Lodi, ad esempio, nell’ambito della rubrica Open Data per la Sostenibilità, ha evidenziato come sia fondamentale per la tutela della salute di tutti un accesso aperto ai dati medico-sanitari; un fattore ancora più importante se messo in relazione a condizioni di emergenza come una pandemia, eppure non mancano le resistenze da parte di individui ed istituzioni. D’altro canto si stanno facendo sforzi per modernizzare i sistemi sanitari e ospedalieri nel Mondo, e per tutelare gli interessi di tutti rispetto all’impiego di alcune tecnologie, l’OMS ha stabilito sei principi per un uso etico dell’Intelligenza Artificiale in medicina, così come l’Italia ha finalmente adottato delle linee guida per l’impiego della stampa 3D nel Sistema Sanitario Nazionale. Inoltre, in quest’anno in cui tutti noi ci siamo ancor di più legati all’uso degli strumenti digitali, per sopperire alla mancanza di socialità o per esigenze lavorative, su Tech Economy 2030 abbiamo anche guardato alla Psicologia Digitale, con una rubrica a cura di Giuliano Castigliego.

Scuola e formazione

Riflettendo sulle prospettive future della scuola, l’intervista a Renato Grottola ci ha ricordato che l’istruzione è fondamentale per veicolare conoscenza e responsabilizzare i cittadini sulla sostenibilità grazie al digitale e agli ecosistemi tecnologici. Occorre per questo anche ripensare la scuola, secondo Roberto Panzarani, sfruttando le circostanze della pandemia per rivedere i sistemi educativi in una prospettiva più tecnologica e più ecologica. Tutto ciò è ancora più rilevante alla luce di fenomeni di cattivo uso degli strumenti digitali e del web in relazione all’apprendimento; infatti, come ha scritto nella sua rubrica Grammatica Sostenibile Francesco Mercadante: “Sulla rete, sempre più spesso, viene a mancare la visione storico-critica e analitica dei fatti, a vantaggio delle dinamiche momentanee […] Ne è nata una tendenza informativa specifica: il recentismo”.

Lavoro e impresa

Anche il mondo del lavoro è strettamente connesso alla sfera della formazione, perché oggi qualsiasi professione ha subito mutamenti radicali a causa della pandemia, e ciò ha reso ancor più necessarie elevate competenze digitali per il mantenimento dell’occupazione. In questo contesto, il ricorso massiccio allo smart working ha reso possibile il proseguimento delle attività lavorative nell’immediato e per tutto il 2021, ma non è stato accompagnato da una riflessione, sia sulle sue ripercussioni in termini di sostenibilità sociale, sia in termini di impatto ambientale. Questo sta fornendo a molti l’alibi per un ritorno a vecchi stilemi professionali, gettando anche ciò che di positivo vi è nello smart working, come evidenziato da Alfredo Ferrante nel suo approfondimento. Infatti, coloro che non hanno ancora compreso l’impatto che le piattaforme digitali avranno sul lavoro in futuro, così come dimostrato anche dalla crescita dello shopping online negli ultimi due anni, rischiano di perdere anche quelle opportunità che il digitale offre in termini di maggiore produttività e sostenibilità ambientale. Infatti, come ha scritto Mirella Castigli, la diffusione sempre più ampia delle reti 5G sta favorendo l’innovazione dei processi e la crescita della produttività, e nel contempo la decarbonizzazione grazie all’uso più ampio delle smart grid e di sistemi di smart manufacturing. In questo contesto di sempre maggiore circolazione dei dati, su Tech Economy 2030 abbiamo anche pensato di approfondire il tema dei diritti dei cittadini, dei consumatori e delle imprese rispetto al tema di una “Privacy (Digitale) per lo Sviluppo Sostenibile, argomento curato dall’Avvocato Giovanni Battista Gallus, al fine di garantire lo sviluppo supportato dalla digitalizzazione senza sacrificare la protezione dei dati personali.

Mobilità e socialità

Infine, cambiando la formazione ed il lavoro, anche il nostro muoverci in città o fuori città, ed il modo in cui socializziamo, sono drasticamente cambiati. Nel 2021, ci ricorda Eleonora Pepe, si è lavorato ovunque nel mondo per ripensare la mobilità urbana, cercando di tracciare nuovi scenari che attraverso l’uso di soluzioni tecnologiche ottimizzino gli spostamenti urbani riducendo i rischi per la salute e le emissioni. In questo contesto, il ricorso ai Big Data per tracciare merci e persone nei loro spostamenti urbani sta divenendo una pratica sempre più diffusa, e che abbiamo approfondito grazie al lavoro di Stefano Casini sul tema. Sono quindi cambiati, nell’ultimo anno, anche le forme di interazione degli individui con l’ambiente di vita e di lavoro; oggi in molti stanno spingendo verso nuovi modelli di smart city, pensate come “Hub di quartieri” nei quali ogni individuo può avere a disposizione tutto nel raggio di soli 15 minuti di spostamento. Ciò dovrebbe ridurre i rischi ambientali e sanitari, ma non è chiaro ancora quali impatti avrà sulla vita e sulle forme di lavoro delle persone, oltre che sulla sostenibilità complessiva del modello. Infine, dal lato opposto vi sono forme ibride di lavoro e turismo praticate dai cosiddetti “Digital Nomads” o “Remote Workers” che, grazie allo smart working, hanno dato vita a spostamenti della popolazione dalle città ad aree periferiche, ma con vantaggi legati alla qualità della vita (piccoli borghi, località straniere, ambienti immersi nella natura e via dicendo).

In viaggio verso l’impatto zero sul Pianeta anche grazie al digitale

Il 2021 è stato forse uno degli anni in cui maggiormente si è percepita la volontà delle persone di intervenire concretamente per la salvaguardia del Pianeta e del suo ecosistema. Qui, nel corso dell’anno, abbiamo cercato di raccontare come le nuove tecnologie possano fare la differenza ed aiutare individui, istituzioni ed imprese a salvare il nostro ambiente terrestre e ripristinare l’equilibrio dell’ecosistema. Infatti, che si tratti di preservare mari e oceani, oppure di tutelare la biodiversità, resta evidente che ogni soluzione, incluse quelle tecnologiche, è necessaria per garantire la futura sopravvivenza della nostra stessa specie. Secondo Angela Galloro “il pianeta è ciò che mangiamo”, e per questo ha approfondito la ricerca di soluzioni tecnologiche al servizio dell’economia circolare e volte a contrastare lo spreco di cibo e la fame nel mondo. Soluzioni oggi alla portata di tutti, anche grazie alle app oramai sempre più diffuse che consentono ad ognuno di noi di contrastare lo spreco di cibo: in questo modo, la tecnologia ci rende tutti possibili abilitatori del cambiamento. Allo stesso modo, anche le filiere agroalimentari stanno lavorando per raggiungere l’impatto zero sul clima e l’ambiente, e la filiera zootecnica è una di queste. Oggi, grazie alle nuove tecnologie, la maggior parte degli allevatori sta sempre di più impiegando soluzioni innovative per ridurre la propria impronta ambientale (in termini di impiego di sostanze chimiche, farmaci, consumo di risorse idriche, emissioni di azoto ecc.).

Ciò che però nel 2021 è sembrato finalmente accelerare è il motore sociale ed economico che spinge per la transizione energetica, con l’obiettivo più grande da raggiungere che è quello di diventare ad “impatto zero” per l’ecosistema mondiale entro il 2030. Giovanni Carpinelli ha intervistato Francesco Gracceva di ENEA, che ci ha spiegato come la digitalizzazione sia in grado di accelerare la transizione energetica, ed anzi vada considerata una condizione necessaria per la sua realizzabilità. La digitalizzazione è fondamentale oggi per la decarbonizzazione dei nostri sistemi energetici e produttivi: ci consente di ridurre l’impatto delle emissioni legate alla mobilità (che sia elettrica o ad idrogeno), di decarbonizzare le nostre catene di approvvigionamento per i sistemi produttivi, ed infine di ridurre le emissioni legate alle aree urbane grazie alle comunità energetiche ed ai fondi per la mobilità sostenibile (in particolare grazie alle azioni promosse dal Green Deal in Europa).

Oggi la digitalizzazione sta rendendo possibili nuove pratiche di sviluppo imprenditoriale ed occupazionale, oltre che di ripensamento di intere filiere per superare la sfida della piena sostenibilità. Ad esempio, anche in Italia i grandi player stanno contribuendo allo sviluppo di incubatori di impresa rivolti al settore cleantech, ed accanto alle startup intere filiere nel mondo stanno rivedendo il proprio sistema in una logica di circular economy. La moda, ad esempio, sta rivedendo i propri sistemi produttivi, e qui, in occasione del Copenaghen Fashion Summit 2021, abbiamo ricordato gli otto paradigmi che il settore intende adottare in ambito Textile&Apparel per divenire “circular” e ad impatto zero.

Termina qui questo viaggio lungo tutto il 2021, che ha visto Tech Economy 2030 occuparsi di ogni tematica in maniera quanto più possibile trasversale, per fornirvi sempre temi e spunti utili per comprendere ed agire nel solco della sostenibilità digitale. Non resta che ringraziarvi per quest’anno insieme ed augurarvi un felice 2022, con il desiderio di ritrovarvi di nuovo qui con noi anche nel nuovo anno che sta per iniziare.

 

Buon 2022 dalla Redazione di Tech Economy 2030!

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