Bisogno di diritto per vivere bene la Data Society

I dati sono sempre più fondamento di ogni attività umana e di quella data society che ha l’esigenza di essere governata, gestita, disciplinata. Partendo da questo assunto, nel libro Data Society. Governo dei dati e tutela dei diritti nell’era digitale della giurista esperta di diritto digitale Fernanda Faini, si spiega come il diritto sia chiamato a disciplinare i volti assunti dai dati, dalle informazioni e dalla conoscenza nella contemporaneità e a tutelare i diritti che ne sono coinvolti.

Nella società tecnologica, attraversata da un’evoluzione costante e rapida, il benessere e lo sviluppo umano hanno iniziato a dipendere in modo significativo dai servizi basati sui dati, dalla gestione del ciclo dell’informazione e dall’accesso al bene della conoscenza” – commenta l’autrice. “La “rivoluzione digitale” ha prodotto ed esercita incessantemente un impatto profondo, ormai irreversibile, sulla vita degli individui e delle organizzazioni, incidendo sulle attività quotidiane, sulle relazioni, sul modo di vivere e sulle modalità di partecipazione alla vita pubblica, influenzando il progresso (scientifico, sociale ed economico), cambiando il concetto di spazio e quello del tempo. Nel contesto di riferimento contemporaneo, hanno assunto piena centralità i dati nelle diverse configurazioni che assumono, identificabili nei closed data e nei relativi volti della trasparenza, negli open data e nei big data”.

Diversi sono gli strumenti di conoscenza esaminati nel libro, che permettono di comprendere le questioni che si pongono al diritto: le connessioni intricate di dati rivelano connessioni intricate di diritti, da bilanciare con accuratezza al fine di tutelare la persona e, insieme a lei, la società democratica presente e futura.

Se ci pensiamo bene – commenta Faini – i dati formano il nostro “io” digitale (“noi siamo le nostre informazioni”) e costituiscono il fondamento di ogni attività umana, capaci di pervadere ogni aspetto dell’esistenza, integrandosi negli oggetti (Internet of Things), estendendo le capacità dell’uomo e arrivando a plasmare anche nuove soggettività, “personalità elettroniche” (intelligenza artificiale e robot). Gli esseri umani, gli oggetti intelligenti, i robot si basano, elaborano e scambiano dati, conoscono e si conoscono grazie alle informazioni. Il confine stesso tra essere umano e mondo digitale diventa sempre più impercettibile: collassano i confini rassicuranti tra realtà digitale e realtà analogica, i bit prendono il posto degli atomi, l’accesso ai dati e ai servizi scalza il paradigma della proprietà, mutano le geometrie del potere in un mondo privo di frontiere e sovrani, ma caratterizzato da nuovi rischi di torsioni verso nuove asimmetrie di potere e inedite forme di controllo e sorveglianza da parte dei “signori dei dati”. Esempi celebri sono costituiti dal Datagate del 2013 e dal caso Facebook-Cambridge Analytica del 2018”.

Leggendo le pagine di Data Society si può riflettere su proposte per un bilanciamento tra diritti nel governo dei dati basato sulla centralità della persona, in particolare sulla dignità e sullo sviluppo della stessa, e fondamenti sui quali convergono i diversi diritti oggetto di analisi. La tutela dei diritti può basarsi su un approccio preventivo e tecnologico by default e by design e sull’accountability dei soggetti, immaginando soluzioni capaci di innovare i paradigmi tradizionali e minimizzare i rischi di asimmetria, controllo e sorveglianza, come gli open big data e forme di tutela collettiva.

La protezione dei diritti – conclude Fernanda Faini – si pone come l’unico reale freno alle pretese di potere agite dagli Stati e dai colossi tecnologici, potenti controllori del pedaggio di accesso alla vita digitale. La tutela dei diritti assurge a questione ineludibile della società contemporanea, per scongiurare il rischio di rimetterla al soggetto stesso, parte debole nel rapporto sia con gli uni che con gli altri. Garantire effettiva protezione alla persona significa affrontare complessi bilanciamenti tra diritti che si intrecciano e confliggono, mossi da tensioni diverse: il diritto alla conoscenza e il diritto ad essere correttamente o a non essere più conosciuti (il diritto all’identità e il diritto all’oblio); il diritto all’informazione e alla condivisione da una parte e il diritto d’autore e il riconoscimento della proprietà intellettuale dall’altra; il right to know e il diritto al riutilizzo da un lato (open data) e il diritto alla protezione dei dati personali dall’altro. La tecnologia può essere orientata in un senso o nell’altro: la sua regolamentazione giuridica involge la stessa questione democratica, la fisionomia da offrire alla società che si staglia all’orizzonte e in larga parte è già presente, i bilanciamenti da disegnare e la tutela da garantire ai diritti. Utilizzando le parole di Rodotà, il bisogno di diritti è anche bisogno di diritto”.

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