Perché e come la logistica migliora con la tecnologia?

Un anno, il 2019, in cui raddoppia l’interesse verso le tecnologie e il loro utilizzo finalizzato a rendere più efficaci, sicuri e soprattutto competitivi i servizi di logistica. Secondo The state of logistic report 2019 di Eft, che ha coinvolto oltre 500 professionisti del settore con sede negli Stati Uniti, il settore è in continua trasformazione grazie alla introduzione di strumenti quali Data Analysis e Deep Learning, integrati con infrastrutture sempre più distribuite e monitorate dal punto di vista della sicurezza informatica.

Nonostante molto si possa, e si debba, ancora fare, gli investimenti in tecnologia nel settore logistica mostrano come le aziende stiano pensando al futuro, spinti dalla esigenza di restare competitivi in un mercato in continua e veloce evoluzione.

In cosa si sta investendo di più?

Secondo il report, il settore logistica guarda con grande attenzione a Business intelligent e strumenti di gestione dei trasporti oltre che a tecnologie in grado di migliorare la visibilità e fare analisi predittiva. Interesse lo si riscontra anche per IoT e soluzioni Big Data.

I comparti IT del settore logistica, secondo la ricerca, vedono di anno in anno aumentare i budget a loro assegnati: oltre il 70% delle aziende sta incrementando gli investimenti in ICT e solo un 10% registra una minor spesa rispetto agli anni precedenti. A “forzare” gli investimenti in tecnologia non sono soltanto le richieste da parte dei clienti di servizi innovativi, ma anche la forte competitività tra fornitori di logistica, che avvertono il bisogno di differenziarsi dagli altri.

Molte aziende di logistica – commenta Nadia Scandelli, Head of Smart Factory Unit di Cefrielstanno intraprendendo un percorso di trasformazione digitale, che oltre a aiutarli ad ottimizzare i lori processi interni, porta a definire nuovi servizi che possono abilitare nuovi linee di business o appunto, migliorare la loro value proposition per differenziarsi dai competitor”.

Quali le tecnologie che più di altre stanno cambiando il settore?

L’intelligenza artificiale, secondo The state of logistic report, sembra fornire il miglior ritorno sugli investimenti per la maggior parte delle aziende. RPA ha guadagnato terreno dal 2018 e rappresenta ora, insieme a Internet of Things, la tecnologia con ROI migliore per il 19% degli intervistati. Il monitoraggio, attraverso sensoristica, e l’automazione di alcuni processi, infatti, va a supportare, efficientandolo, il “track-and-trace” e quindi la rete di distribuzione.

Anche gli investimenti in Blockchain sembrano riscuotere un discreto successo, con un 10% degli intervistati che li ritiene fruttuosi, nonostante siano davvero ancora pochi i casi concreti di applicazione. La maggior parte delle aziende intervistate, infatti secondo il report, sta ancora valutando la possibilità di introdurre questa tecnologia.

Poco numerose (solo il 17% delle intervistate) le aziende che investono in data science e che impiegano nelle proprie strutture figure professionali di data scientist, in grado di attivare una politica aziendale di tipo data-driven.

Il livello di maturità digitale delle filiere – commenta Nadia Scandelli – è ancora basso e i dati disponibili che abilitano la definizione di algoritmi di predizione sono ancora pochi e frammentati. Questa la ragione per la quale non ha al proprio interno figure professionali specialistiche“.

Quando si parla di investimenti futuri, il report mette in evidenza come ci sia ancora un freno sugli investimenti in RPA, nonostante il ROI. A conquistare la maggior parte delle aziende quando si parla di breve periodo, ovvero 12-18 mesi, l’IoT, mentre se si guarda a periodi più lunghi, fino ai 5 anni, si parla di AI e BlockChain impiegate sia per migliorare la catena di approvvigionamento che per simulazioni di processo e ottimizzazione della rete di fornitura.

Quanto interesse c’è nei confronti di partnership o acquisizioni di startup innovative?

Il 63% degli intervistati evidenzia un forte interesse per startup della logistica che possano portare soluzioni innovative in azienda, anche se poi, nella realtà, il 60% risponde di non privilegiare la ricerca di nuovi talenti esterni, quanto invece investire per migliorare le competenze interne.

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