Reti e networking: la digital transformation passa dalla collaborazione

The process of meeting and talking to a lot of people, in order to get information that can help you, ovvero il processo di incontrare e comunicare con un tante persone, al fine di ottenere informazioni che possono esservi utili. Così definisce il networking il Cambridge Academic Content Dictionary, evidenziando la centralità della conoscenza, la dinamica fortemente sociale del processo, la capacità di dare valore alla diversità delle esperienze di vita attraverso un incontro. Perché fare networking significa cercare l’altro, comprenderlo, trarre valore da quell’incontro e da quanto di differente da te sia emerso nella discussione. Ma, allo stesso tempo, networking significa scambio, una dimensione che la definizione riportata sembra mettere in secondo piano, forse racchiusa nella parola comunicare, ma che, invece, è il vero motore del processo. E’ proprio da quello scambio fra persone, esperienze, successi e cadute, valori, che emergono una conoscenza e consapevolezza differenti, più ricche, utili, spesso eticamente migliori.

Networking, dunque, il file rouge delle esperienze di cui parliamo oggi.

Partendo dai Competence Center, ovvero quei Centri ad alta specializzazione che, secondo il Piano nazionale Industria 4.0, devono costituirsi in forma di partenariato pubblico-privato e, dunque, con la collaborazione delle imprese, intorno ad un organismo di ricerca e, naturalmente, ad un progetto innovativo.  Fra le proposte di Centri di Competenza ha vinto il progetto del Politecnico di Torino “Manufacturing 4.0”, con un focus su aerospazio, automotive e additive manufacturing. Al secondo posto, si colloca, il progetto “Made in Italy 4.0”, guidato dal Politecnico di Milano e focalizzato sulle tecnologie per la fabbrica 4.0. Seguono con due punti in meno, “BI-Rex”, su big data per Industria 4.0, guidato dall’Università di Bologna, ma sostenuto anche dagli atenei di Modena, Reggio Emilia, Parma e Ferrara e “Artes 4.0”, il Centro costituendo guidato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che riunisce la Scuola Normale Superiore, Università di Pisa, Università di Firenze, Università di Siena, e altri atenei. In graduatoria anche il polo del Sud formato da Federico II di Napoli e Politecnico di Bari su tecnologie social e blockchain, Padova e le Università del Triveneto con SMACT (Social network, Mobile platforms & Apps, Advanced Analytics and Big Data, Cloud, Internet of Things) e La Sapienza di Roma, con le Università di Roma Tor Vergata, Roma Tre, LUISS Guido Carli, l’Università degli Studi della Tuscia, di Cassino e dell’Aquila, con un polo sulla cybersecurity.

Le università, affiancate da partner industriali, prevedono di fare ricerca applicata, formazione alle imprese, orientamento, di unire tecnologia e Made in Italy, di valorizzare le competenze nella robotica, nella meccanica, ma soprattutto di creare network capaci di abbattere quella tradizionale barriera fra mondo accademico e imprenditoriale che ostacola la competitività del sistema Paese. Nei prossimi giorni sarà avviata la fase negoziale con il MiSE per assegnare i 73 milioni di euro disponibili e necessari ad avviare le complesse attività.

E sul valore del networking si basa il progetto CrossLab dell’Università di Pisa, che attraverso la collaborazione tra mondo dell’impresa e della ricerca intende concretizzare il piano Industria 4.0 in Italia. Il progetto, nel dettaglio, è articolato in 6 laboratori interdisciplinari (Advaced Manufacturing, Additive Manufacturing, Augmented Reality, Industrial Internet of Things, Cloud Computing, Big Data e Cybersecurity, IT & Society), strutture in cui tecnologie all’avanguardia e competenze di alto livello vengono messe a disposizione delle aziende per favorirne lo sviluppo tecnologico. L’iniziativa, gestita dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione (DII) dell’Università di Pisa, è finanziata dal MIUR con oltre nove milioni di euro tramite il bando “Dipartimento di Eccellenza”.

E chiudiamo con Mind. La mente. E’ il nome, suggestivo, acrononimo di Milano Innovation District, deciso per la grande area ex Expo, il Parco della Scienza che ospiterà Human Technopole, il campus scientifico dell’Università Statale, il centro ospedaliero Galeazzi e gli uffici e i laboratori di molte imprese private attive nei settori della ricerca scientifica, medica e farmaceutica, delle life sciences. L’area, estesa per un milione di metri quadri, ha già ricevuto 1,8 miliardi di investimenti privati, in previsione di altri fondi internazionali che sosterranno l’attività del distretto.

Una rassegna stampa sul networking?

CrossLab: Innovation for Industry 4.0. CrossLab, il progetto dell’Università di Pisa finanziato dal MIUR, che, attraverso la realizzazione di 6 laboratori interdisciplinari, mette a disposizione delle aziende tecnologie all’avanguardia e competenze per favorirne lo sviluppo tecnologico. 

 

Industria 4.0, scatta l’ora dei competence center: in testa i Politecnici di Torino e Milano. E’ stata resa nota la graduatoria delle partnership guidate dalle principali università italiane che guideranno la costruzione dei Centri di Competenza ad altra specializzazione previsti dal Piano Industria 4.0 del MiSE. 

 

Il futuro di Milano si chiama Mind: innovazione, università, imprese. In avvio il Milano Innovation District (MIND), che comprende la grande area ex Expo, il Parco della Scienza che ospiterà Human Technopole, il campus scientifico dell’Università Statale, il centro ospedaliero Galeazzi e molte aziende innovative.

 

Beni strumentali (“Nuova Sabatini”): gli incentivi per le imprese del MISE. A disposizione delle PMI gli incentivi del MISE della “Nuova Sabatini”, con l’obiettivo di facilitarne l’accesso al credito e sostenerne gli investimenti in tecnologie 4.0.

 

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