Continuità operativa fa rima con sostenibilità: intervista ad Alessandro Cantoni di Arcserve

Conservare i dati digitali in modo efficiente significa garantire sostenibilità economica alle imprese, vista la richiesta di disponibilità costante, senza interruzioni, di moli crescenti di dati. Alessandro Cantoni, Territory Account Manager di Italian Market di Arcserve, descrive così l’importanza della memoria digitale: “Il mercato non fa che proporci memorie sempre più capienti, ma questo non garantisce che siano anche sicure ed affidabili. Spetta a noi far sì che che i nostri file siano al sicuro e si conservino nel tempo, sapendo sfruttare in maniera intelligente le sempre più sofisticate tecnologie di protezione dei dati”.

Cosa significa conservare i dati oggi? Come sono cambiate le necessità rispetto al passato?

Oggi le persone si aspettano l’accesso a ciò che vogliono, quando lo vogliono. Non possono più aspettare di poter effettuare transazioni online, né accetterebbero a cuor leggero un periodo di sospensione dei servizi, o delle applicazioni di loro utilizzo quotidiano. Basti pensare, ad esempio, alla pressoché recente interruzione di Facebook, Instagram e WhatsApp, che ha letteralmente mandato in escandescenza milioni di utenti. Nella moderna infrastruttura IT di oggi, le organizzazioni hanno a che fare con ambienti complessi, composti da una vasta gamma di sistemi, applicazioni e dati con diversi accordi sui livelli di servizio (SLA) che a loro volta richiedono livelli diversi di disponibilità delle applicazioni. I sistemi mission-critical, come i sistemi transazionali o quelli che gestiscono siti di e-commerce, devono essere disponibili sempre, 24 ore al giorno tutti i giorni dell’anno, e richiedono una protezione continua dei dati. Altri sistemi, come e-mail e CRM, sono fondamentali per il business, ovvero per mantenere la produttività, mentre i sistemi secondari potrebbero essere per i dati di archivio o i siti intranet interni. Con così tanti differenti livelli di sistemi ed applicazioni, i professionisti IT si trovano a doversi destreggiare tra dozzine di soluzioni e fornitori diversi durante l’implementazione di un solo piano di continuità aziendale e disaster recovery (BCDR). Non a caso, uno degli obiettivi della soluzione Arcserve Unified Data Protection (UDP), è proprio quella di aiutare le aziende a semplificare il più possibile la propria infrastruttura, riducendo così i molteplici punti di errore nell’ambiente in essere.

Quali le tecnologie alle quali ricorrere per conservare la memoria digitale?

In 1 minuto nascono 258 bambini, si sciolgono 300.000 tonnellate di ghiaccio in Antartide, si bevono 627.000 lattine di Coca Cola e vengono inviate 146.271.540 email. Insomma, sono innumerevoli gli eventi che possono accadere nel giro di 1 minuto. E a maggior ragione nell’ambito della cosiddetta economia digitale. Il 93% dei Decision Maker del settore IT dichiara di non poter tollerare nemmeno una minima perdita di dati, nel caso di applicazioni business-critical. Il 50% delle aziende può permettersi meno di un’ora per ripristinare i dati business critical. È necessario, quindi, un piano strutturato per la salvaguardia dei dati ed il loro ripristino, definendo un piano di continuità operativa, che fissa gli obiettivi e i principi da perseguire e ne descrive le procedure e un piano di disaster recovery, che costituisce una parte integrante del precedente e stabilisce le misure tecniche e organizzative per garantire il funzionamento dei data center e delle procedure, in siti alternativi a quelli di produzione. La realizzazione di un processo di continuità operativa e di disaster recovery prevede varie fasi per la sua realizzazione.

Quali le fasi più importanti nella predisposizione di una soluzione che permetta di gestire la continuità operativa?

Diverse sono le fasi necessarie a partire dall’analisi dell’organizzazione e dell’impatto, alla scelta e implementazione della strategia, alla manutenzione, verifica e aggiornamento continuo. Strumento essenziale in questa fase è la BIA (Business Impact Analisys), ovvero un’analisi dell’impatto prodotto nel tempo dall’interruzione di ogni singolo processo. Ci sono poi da considerare il Recovery Time Objective (RTO), tempo massimo per cui è possibile tollerare la sospensione del servizio, e Recovery Point Objective (RPO), tempo massimo che intercorre tra la produzione di un dato e la sua messa in sicurezza, e conseguentemente, fornisce la misura della massima quantità di dati che un sistema può perdere a causa di un guasto improvviso. Sulla base di questi parametri si potrà valutare quale tra le strategie esistenti scegliere: è possibile, infatti, classificarne vari livelli differenti che si differenziano per tempi di ripristino e costi da sostenere per la loro realizzazione. La strategia più adatta sarà quindi quella in grado di garantire il rispetto dei parametri di RTO ed RPO individuati nella fase di analisi dell’attività, con il minor costo. Arcserve, per esempio, propone una soluzione di protezione dati che va dal semplice backup alla continuous availability senza tralasciare la possibilità di usare il cloud come destinazione sicura dei dati, una singola soluzione che permette di definire per ogni singolo cliente la migliore strategia di protezione dati basata sulle sue reali necessità. È per questo motivo che il focus si sta spostando sempre di più dall’ottica del semplice backup a quella della business continuity. Stiamo quindi parlando di tecnologie di replica real time, asincrone, con failover e failback automatici, in grado di mantenere i sistemi sempre disponibili on-premise, in un sito remoto e/o nel cloud.

Quale un’esperienza che faccia comprendere l’importanza della conservazione?

Una delle esperienze più interessanti italiane alle quali abbiamo lavorato è quella della Fondazione Teatro Regio di Torino, la cui infrastruttura IT svolge un ruolo essenziale in numerose attività, dal pagamento degli stipendi ai rapporti con i fornitori, dalla raccolta di contributi alla gestione della biglietteria. I dodici server fisici presenti devono essere gestiti in modo ottimale, al fine di garantire la pronta e piena disponibilità delle informazioni, visto che l’eventuale perdita di dati potrebbe provocare il blocco di alcune attività, come la gestione del personale e l’amministrazione, ed avere ripercussioni anche sulla programmazione degli spettacoli. I dati da proteggere sono circa 10 Tb, costituiti principalmente dalle riprese video degli spettacoli e dalle immagini di elementi quali i costumi o le scenografie, che vengono conservate nelle diverse versioni sino all’ultimo dettaglio. A questo si aggiungono elementi più di tipo amministrativo quali la posta o i dati dell’ERP. La soluzione di backup e disaster recovery implementata consente per esempio al personale IT di effettuare il ripristino a livello di file/cartella dei server virtuali Linux sottoposti a backup; di effettuare backup incrementali infiniti; in caso di necessità di sfruttare la funzionalità di ‘bare metal recovery’, che consente di ripristinare un server su hardware differente rispetto all’originale: ad esempio ricreare un server virtuale su hardware fisico e viceversa.

Come si lega il concetto di sostenibilità economica con quella di conservazione dei dati?

Il livello di importanza relativo alla conservazione dei dati è direttamente proporzionale al costo che un’azienda sarebbe chiamata ad assorbire di fronte alla perdita irreversibile di dati business-critical. L’errore umano è tra le principali cause di un downtime imprevisto, che si stima possa provocare una perdita monetaria che va da 100.000 USD a 300.000 USD. Per non parlare poi delle sempre maggiori minacce cibernetiche, tra cui il famoso ransomware, volte per l’appunto a estorcere denaro alle proprie vittime. Alla luce di tutto questo, diventa sempre più cruciale per la sicurezza di un’azienda disporre di una prima ed ultima linea di difesa dei propri dati. In altri termini, non basta dotarsi di un’efficace software di security, ma è altrettanto fondamentale disporre di una soluzione di backup che sia tanto affidabile quanto flessibile, rendendo possibile la conservazione del dato su dispositivi e destinazioni di diversa natura.

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