Lavoro e scenari futuri post-pandemia: il digitale per ripartire in sicurezza

La pandemia ha portato all’affermarsi del lavoro a distanza, ma il progressivo ritorno alle attività lavorative (anche) in ufficio richiede spazi in grado di adeguarsi alle nuove esigenze: se le attività dovranno diventare sempre più touchless, non si può prescindere dall’aiuto delle tecnologie

All’esplodere dell’emergenza pandemica, nel marzo del 2020, la necessità di contenere la diffusione del contagio e la conseguente adozione di stringenti misure restrittive hanno fatto sì che la maggioranza dei lavoratori, velocemente, “abbandonasse” i propri uffici per continuare a svolgere la propria attività lavorativa da casa, da remoto.

Situazione, questa, fotografata da un recente rapporto dell’OCSE secondo il quale a seguito dell’adozione delle misure restrittive da parte di 21 delle 31 Nazioni europee prese in esame, la quota dei lavoratori da remoto è salita a circa il 40% del totale degli occupati.

Guardando in particolare al nostro Paese, stando ai dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, nella fase più acuta dell’emergenza i lavoratori agili sono stati 6,58 milioni, pari a circa un terzo dei lavoratori dipendenti italiani, e corrispondenti a più di dieci volte quelli censiti nel 2019, quando erano 570mila.

Un nuovo modo di lavorare

Ma cosa ci aspetta in futuro? Sappiamo che quello del lavoro a distanza è stato, ed è tutt’ora, uno dei temi centrali del dibattito connesso all’uso delle tecnologie in questo periodo complesso, tra chi ne sostiene i vantaggi e i benefici, e chi invece ne critica gli aspetti negativi. A dimostrare ciò, dai dati della ricerca condotta dalla Fondazione Digital Transformation Institute, è emerso infatti come il lavoro a distanza sia considerato un vantaggio dal 61% degli italiani, nonostante il 24% ritenga che vada abbandonato una volta usciti dall’emergenza.

Tuttavia, questo “salto” nel futuro reso necessario dalla pandemia, ha permesso di sperimentare una nuova modalità di lavoro che è improbabile, e forse non conveniente, abbandonare del tutto una volta usciti dal periodo emergenziale. Ciò è confermato dalle stime dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano secondo il quale, al termine dell’emergenza, saranno complessivamente 5,35 milioni i lavoratori agili che lavoreranno almeno in parte da remoto: per adeguarsi a questa “nuova normalità” lavorativa, il 70% delle grandi imprese aumenterà le giornate di lavoro da remoto portandole, in media, da uno a 2,7 giorni alla settimana, e una su due modificherà gli spazi fisici.

Nuovi spazi, nuove esigenze

Sembra quindi che, in futuro, si andrà sempre più verso una modalità di lavoro “ibrida”, che comprenda giornate di lavoro in presenza e a distanza. In questo contesto, gli spazi fisici degli uffici dovranno adattarsi a nuove esigenze, per permettere ai lavoratori di poter svolgere le proprie attività quotidiane in totale sicurezza, annullando il pericolo di contagio.

In questo senso, non si tratta però soltanto di garantire le necessità di mantenere il distanziamento sociale, ma anche di evitare il più possibile i contatti con oggetti, attrezzature, strumenti che, in uno spazio vissuto da più persone, possono rappresentare un veicolo di contagio indiretto. In questo contesto, il potenziale contributo che possono offrire le tecnologie digitali è decisamente importante: un esempio è sicuramente quello delle tecnologie touchless – ovvero quelle tecnologie che permettono l’utilizzo di dispositivi senza la necessità di toccarli – che, consentendo di ridurre il numero di contatti tra individui e oggetti e superfici comuni, hanno il potenziale per sostenere la ripartenza in sicurezza di diversi settori. Nel cambiamento degli spazi di lavoro e delle modalità di interazione tra i soggetti, quindi, la trasformazione digitale ricopre un ruolo fondamentale, e molte realtà si sono attrezzate per sfruttare queste opportunità.

Un esempio, in questo senso, è quello di Canon che – ormai da diversi anni – ha ripensato il ruolo dei device di stampa all’interno dei processi di gestione documentale, facendo sì che potessero diventare dei veri e propri hub funzionali alla gestione intelligente dell’informazione. Connessi, interattivi e integrati, i dispositivi di stampa sono in grado di offrire quella versatilità utile a rispondere alle evoluzioni dell’ufficio, ovunque esso si trovi. Queste caratteristiche sono ben rappresentate dal concetto di Touchless Experience”, ovvero la possibilità di coordinare ogni tipo di azione, che si tratti di stampa, scansione, condivisione o processo documentale, tramite il proprio dispositivo mobile, senza dovere entrare quindi in contatto con il device fisico: questo permette agli utenti di poter lavorare in totale sicurezza e nel rispetto delle regole sanitarie all’interno degli spazi di lavoro condivisi, ma anche di accelerare i flussi di gestione del documento e di ridurre i tempi di attesa presso gli spazi comuni.

L’integrazione dei dispositivi mobile, come smartphone e tablet, all’interno dei processi di gestione della stampa è cominciata più di cinque anni fa racconta Giuseppe D’Amelio, Marketing Director Document Solutions di Canon ItaliaSe inizialmente la necessità era quella di poter semplicemente lanciare una stampa da smartphone, nel tempo le esigenze specifiche e le potenzialità si sono evolute. Siamo arrivati a costruire una piattaforma con app e servizi cloud che si inseriscono nei flussi di lavoro, offrendo funzionalità sempre più avanzate. Sono molte le tipologie di applicazioni pensate per rispondere alle molteplici esigenze delle aziende, in base alla loro dimensione e ai diversi processi operativi. Ad esempio, l’applicazione Canon Print Business permette, in modo semplice e immediato, di gestire il pannello della stampante multifunzione direttamente da dispositivo mobile”.

Insomma, nei mesi scorsi abbiamo forse realizzato che l’ufficio è e rimarrà uno spazio con un ruolo importante, il progressivo ritorno – anche – alle attività lavorative in presenza presuppone una nuova conformazione degli spazi, ma soprattutto l’adattamento a nuove esigenze, per creare un ambiente di lavoro nel quale le persone possano lavorare in maniera efficiente, ma soprattutto sicura: una trasformazione sempre più “touchless”, quindi, abilitata dalle tecnologie.

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