di Stefano Epifani e Sonia Montegiove
Il 31, si sa, è una giornata particolare. Una giornata di preparativi per un cenone di addio e di benvenuto; una giornata di bilanci e riflessioni sul bello e il brutto dell’anno che buttiamo; una giornata di speranza e voglia di ricominciare con un’agenda nuova e tanti buoni propositi in tasca. Il 31 è anche una giornata in cui si può riflettere sulle parole che vorremmo portare con noi, le migliori sentite, ascoltate, scritte.
Quali sono le parole che mettiamo in valigia per iniziare il viaggio nel 2020?
Guardando a quanto successo in questo anno di profondo cambiamento per TechEconomy, diventato TechEconomy 2030, 5 sono le parole selezionate che ci accompagneranno nel nostro viaggio.
Consapevolezza
Ogni articolo scritto nel 2019 è stato un gesto orientato ad aumentare la consapevolezza di chi legge di tecnologia, del suo potenziale e del rischio che nasconde. In ogni pezzo – e dovremmo linkarli quasi tutti – c’è tra le righe l’obiettivo di far comprendere meglio, rompere le scatole, aprire i meccanismi e guardarci dentro, per non essere strumentalizzati e diventare vittime del digitale che tanto potrebbe aiutarci a migliorare le nostre vite se utilizzato nella maniera adeguata. E’ di consapevolezza che abbiamo bisogno per sfruttare le intelligenze artificiali nel migliore dei modi, per abbattere i livelli di odio nei discorsi on line, per ritrovare un confronto costruttivo anche sui social network. E’ di consapevolezza che non possiamo fare a meno per proseguire il cammino iniziato.
Zero Carbon
Una delle prime “avvisaglie” di cambiamento per TechEconomy l’abbiamo data con l’avvio del canale Zero Carbon, dove abbiamo deciso di trattare temi nuovi, legati alla sostenibilità ambientale e alla necessità di fermare un processo che sembrerebbe portarci al collasso. Parlare di tecnologia digitale che aiuta a combattere il cambiamento climatico, come indicato dagli obiettivi di Agenda 2030, è necessario e ci riguarda, come scriveva Stefano Epifani nella sua vision di presentazione del canale. “Non possiamo né dobbiamo dimenticare che lo stesso concetto di economia circolare ha come fine ultimo quello della costruzione di ecosistemi sostenibili basati proprio sul concetto di carbon neutrality, che rappresenta in ultima analisi il fine più nobile di qualsiasi attività orientata allo sviluppo di un mondo sostenibile“.
Cultura del dato
Da tempo, anche attraverso lo spin off di TechEconomy Ingenium, parliamo della centralità del dato, visto non solo come risorsa (il famoso “dato come petrolio” fortunatamente quasi passato di moda), ma anche come strumento da conoscere e maneggiare con cura. Questo per evitare che la raccolta dei dati così potente, pervasiva e già attuata possa influire negativamente sulla libertà personale o sul diritto alla riservatezza o all’anonimato in Rete. Il dato, così importante e centrale, da poter attivare la famosa “Data Driven qualcosa” che non può esserci se non si tiene conto delle persone e delle loro esigenze.
Intelligenza
Tanti sono stati gli articoli del 2019 (e tanti presumibilmente saranno quelli del 2020) che parlano di Intelligenza Artificiale, ovvero di macchine in grado di apprendere dalle esperienze, simulando il processo di apprendimento delle persone, e in grado, quindi, di decidere in modo autonomo. Ogni volta che ne abbiamo parlato, abbiamo cercato di far passare il messaggio che le intelligenze artificiali non vanno sfidate, demonizzate, ostacolate, ma semplicemente affiancate. Perché esattamente come ci si mette a fianco uno strumento in grado di aiutarci per farci vivere meglio, anche le AI possono diventare compagne di vita (per alcuni lo sono già). Per questo, la parola da mettere in valigia più che Intelligenza Artificiale è Intelligenza. Umana e Artificiale insieme. Irrinunciabile anche nel 2020.
Sostenibilità digitale
Dulcis in fundo, la parola che caratterizzerà il nostro anno che verrà (e ci auguriamo anche quelli futuri) è sostenibilità digitale, ovvero la tecnologia in grado di costruire (o ricostruire) un mondo in cui le persone possano ritrovare un equilibrio. Un mondo in cui il digitale può fare la differenza nel raggiungere quella sostenibilità ambientale, sociale, economica e anche culturale i cui obiettivi sono fissati da Agenda 2030 e che non dobbiamo (né possiamo) considerare utopistici. Sostenibilità Digitale declinata in un Manifesto, elaborato dal Digital Transformation Institute, che può essere punto di partenza per riflessioni più approfondite e punto di ritrovo intorno a valori comuni, di riferimento.
A poche ore dai primi botti di capodanno, benvenuto allora 2020. E benvenuto a uno spazio come TechEconomy 2030 che potrà farci riflettere su quanto sia importante non subire passivamente il digitale, ma riconquistare quella consapevolezza e quel desiderio di guidare le scelte per lasciare un mondo migliore di quello che abbiamo ereditato.
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