5 buoni propositi per il 2020 delle comunicazioni elettroniche

Ogni passaggio d’anno, a maggior ragione quando si entra in un nuovo decennio, è l’occasione per fare un bilancio del passato e nuovi programmi per il futuro.

Nel mondo delle comunicazioni elettroniche, gli ultimi dieci anni sono stati particolarmente intensi e caratterizzati da un lato dalla corsa a collegamenti sempre più veloci e, dall’altro, da un contesto concorrenziale sempre più inteso.

Dai modem gracchianti del decennio precedente e i kilobit al secondo degli albori si è ormai giunti a collegamenti ottici a velocità dell’ordine del gigabit al secondo, con un fattore moltiplicativo di circa 10 volte ogni lustro. Come se non bastasse si è parallelamente ridotto il divario tra le prestazioni delle reti fisse e quelle mobili, rendendo più vicino il sogno dell’ubiquità nella fruizione di servizi sempre più avanzati.

Anche se secondo alcuni la concorrenza è rimasta in alcuni casi ancora “zoppa”, l’esplosione delle prestazioni è stata accompagnata da una progressiva riduzione dei prezzi e l’affermazione del paradigma del “eat as you can”, tipico dei mercati di massa. Maggiore concorrenza ha anche significato il crollo dei confini tra i diversi comparti, con una crescente competizione che proviene da nuovi attori, che vengono ricondotti al mondo degli “over the top”, al sopra dei tradizionali servizi di comunicazione, ma che ne diventano di fatto sostituti.

Guardando all’ultimo anno e proiettandoci nel 2020 si possono delineare una serie di buoni propositi o auspici.

La rete unica

Il dibattito sul modello di infrastrutturazione, privato, pubblico o misto ha ormai una decina d’anni e si continua a discutere sull’opportunità di realizzare un’unica rete fissa di nuova generazione nella quale far convergere tutte le risorse pubbliche o private. Premesso che la convergenza tra reti fisse e mobili tende a rendere ancora più difficile circoscrivere i confini dell’intervento, il 2020 sarà auspicabilmente l’anno della decisione finale riguardo al ruolo dei diversi attori del processo di infrastrutturazione. Chiarire gli attori in campo consentirà ad ognuno di concentrarsi sui propri piani operativi.

La conquista del primato europeo

E’ ampiamente condiviso che la rivoluzione digitale prossima ventura sarà basata su reti integrate ad altissima capacità, sia fisse che mobili, e la sfida di dotare i Paesi avanzati delle reti più innovative per creare un ambiente digitale inclusivo e sostenibile è lanciata. Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, l’Italia si è dotata di progetti, privati e pubblici, che possono consentire di entrare nel gruppo di testa nella realizzazione delle reti di nuova generazione. Non bisogna demordere e proseguire la corsa.

Tre in uno

Negli ultimi anni sono stati fatti molti passi avanti nel delineare gli obiettivi da raggiungere e nel disegno di possibili linee di azione che riguardano sia i temi infrastrutturali che lo sviluppo dei servizi digitali. La strategia italiana per la Banda Ultra Larga, il piano triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione e il recente Piano Nazionale per l’Innovazione 2025 ne sono esempi concreti. È però altrettanto evidente come si fatichi tuttora a scrollarsi di dosso alcuni problemi atavici, che si riassumono nella difficoltà di identificare delle chiare leadership e di assegnare dei ruoli univoci ai diversi possibili attori, così come nella definizione di orizzonti temporali, che scandiscano le tappe di un processo virtuoso.

Il dilemma uovo-gallina

Il dilemma di concentrare le risorse e le priorità sui temi infrastrutturali piuttosto che sui servizi applicativi è ormai definitivamente superato. E’ vero come in un contesto di risorse scarse il “tutto e subito” non sia possibile, ma il mercato ha dimostrato di saper adeguare lo sviluppo dei servizi in funzione delle potenzialità offerte dai diversi tipi di connettività effettivamente disponibili. Negli anni 2000, all’inizio della liberalizzazione, il settore delle telecomunicazioni veniva associato allo slogan “una telefonata allunga la vita”. Nei prossimi anni la vita probabilmente continuerà a allungarsi, ma sicuramente si allargherà di molto.

Vecchi e nuovi attori

Negli ultimi anni si sono moltiplicati i tentativi di regolamentare in modo più omogeneo i diversi attori e mercati della convergenza digitale, mettendo sullo stesso piano vecchi e nuovi attori e in particolare gli attori emergenti delle piattaforme online. L’obiettivo di creare un “level playing field” effettivamente omogeneo è ancora lontano, ma l’Europa sembra intenzionata a non demordere.

Cosa portare dunque nel 2020?

Per questi motivi, la prima cosa da portarsi nel 2020 è sicuramente un calendario, per dettare il ritmo delle azioni che ci porteranno verso gli obiettivi condivisi. La seconda è il coraggio delle decisioni per sciogliere alcuni nodi ancora irrisolti, che vanno dalla posizione sul modello competitivo e di stimolo per la realizzazione delle reti (unica rete o più reti in competizione), fino al tormentone sull’allineamento dei limiti elettromagnetici ai valori medi europei o il libero uso di alcune frequenze per agevolare la diffusione delle applicazioni per l’Intenet delle cose. Infine, ma non meno importante, è l’ambizione di arrivare primi nella creazione del miglior ambiente infrastrutturale per lo sviluppo di un ecosistema sostenibile.

Entro il 2025, ma anche prima. Si può fare.

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