Business sostenibile, si può fare? Intervista a Daniela Bernacchi di Global Compact Italia

Making Global Goals Local Business”. Aderire al Global Compact per una impresa significa un po’ questo, ovvero fare dei dieci principi su diritti umani, lavoro, ambiente e anticorruzione, e dei 17 obiettivi di Agenda 2030, un riferimento, un faro, nella costruzione del proprio modello di business.

Global Compact – spiega Daniela Bernacchi, Segretario Generale del Global Compact Network Italia (GCNI)è una iniziativa che in Italia nasce a livello informale nel 2002 e si costituisce in Fondazione nel 2013, nata come iniziativa del Segretario Generale delle Nazioni Unite nel 2000 a livello globale festeggia quest’anno i suoi primi venti anni, arrivando al traguardo con oltre 18mila aziende che hanno aderito in 160 Paesi diversi”.

Global Compact può essere considerato un esempio di partnership virtuosa tra pubblico e privato, nel perseguimento degli obiettivi di Agenda2030: quali sono le dinamiche di questo rapporto di collaborazione tra aziende e UN, quali le difficoltà e quali le lezioni che possiamo trarre da questo modello?

Il network italiano del Global Compact coinvolge non solo imprese ma anche altri stakeholder come università o associazioni e istituzioni, unendo gli attori in un grande movimento facente capo alle Nazioni Unite, per promuovere, insieme e secondo una logica multi-stakeholder, business responsabili e un’economia globale più inclusiva e sostenibile. Il lavoro del Global Compact è fondamentale perché, nonostante ci sia una sensibilità crescente anche da parte delle aziende in merito alla necessità di contribuire a uno sviluppo sostenibile, è urgente, visto il poco tempo che ci rimane da qui al 2030, mettere in campo iniziative mirate a coinvolgere le imprese. Per queste, Global Compact mette a disposizione documentazione, formazione attraverso l’Academy e piattaforme in cui scambiare buone pratiche di sostenibilità. Gli obiettivi che ci siamo dati sono ambiziosi: uno riguarda la Gender Equality dove notiamo una urgenza d’intervento, visto che per colmare il gap esistente, in particolare in Italia dove negli anni la situazione è anche peggiorata, sarebbero necessari oltre 200 anni a livello mondiale. C’è poi l’aspetto del cambiamento climatico da affrontare e il ruolo che in questo le imprese possono avere. Anche in questo caso, una ricerca da noi realizzata dice come a fronte di un 80% di aziende che riconosce l’importanza degli sdgs ci sia solo un 50% che li ha “integrati” nel proprie strategie di business. Aderire al Global Compact significa non solo manifestare la volontà di orientarsi allo sviluppo sostenibile ma dimostrarlo con rilevazioni periodiche. Ogni anno, infatti, le aziende aderenti al Global Compact devono pubblicare una Communication On progress, in pratica un aggiornamento del percorso fatto verso i principi e gli sdgs. Non basta comunicare la sostenibilità, viene richiesta accountability. Tutte le imprese devono cambiare e gli obiettivi di Agenda devono riguardare non solo la singola azienda ma anche i fornitori, in modo che gli sdgs siano presenti in tutta la catena di valore.

Quanti i soggetti che hanno aderito al Global Compact in Italia? Quali le iniziative messe in campo dal vostro network?

Al momento attuale gli aderenti sono circa 300 di cui 230 aziende, suddivise in modo equo tra grandi imprese e PMI. Questo ci porta a dire che non c’è una difficoltà da parte delle realtà di dimensioni minori ad aderire: la differenza può riguardare il livello di coinvolgimento che, nel caso delle aziende piccole, può essere minore. Sicuramente le PMI hanno risorse economiche e umane più limitate che limitano il percorso verso un business sostenibile. Inoltre c’è un tema di minor consapevolezza e, anche per questa ragione, le iniziative messe in campo come il Business & SDGS High Level Meeting e l’Italian Business & SDGs Annual Forum sono strumenti di supporto per le imprese. Il primo consiste in una “Tavola rotonda itinerante” che riunisce ogni anno Presidenti, Amministratori Delegati e Top Manager di grandi aziende italiane impegnate per l’Agenda 2030 che possono confrontarsi e condividere pratiche innovative sull’integrazione degli SDGs nelle strategie di business oltre che avviare delle partnership. L’SDG Forum è aperto alla partecipazione di aziende di vari settori produttivi, organizzazioni della società civile, istituzioni ed enti accademici e, anche in questo caso, si vuole fornire una occasione di confronto multi-stakeholder di alto profilo, dove intorno a un tavolo sono riuniti non solo attori di diversa natura ma anche imprese che lavorano in settori diversi tra loro. Far parte di un network è occasione di arricchimento, oltre che di stimolo a migliorarsi.

Nei dieci princìpi sui quali si basa l’azione del Global Compact la tecnologia è citata al punto 9, con riferimento alla sostenibilità tecnologica. Tuttavia essa è indubbiamente uno strumento indispensabile per il perseguimento degli obiettivi di Agenda 2030. Dal suo osservatorio privilegiato, qual è la sensibilità delle imprese rispetto non solo all’uso delle tecnologie sostenibili, ma rispetto all’uso delle tecnologie come strumenti di sostenibilità? C’è consapevolezza verso quella che si potrebbe definire “Sostenibilità Digitale”?

Premesso che quando si parla di digitale, si deve tenere presente il ritardo che le aziende scontano a livello di Paese per una politica che non ha investito in tecnologie digitali per troppo tempo, sicuramente qui una differenza tra aziende di dimensioni differenti c’è. Le grandi imprese, infatti, fanno un uso del digitale, di blockchain e intelligenza artificiale per esempio, per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, mentre a fare maggiore fatica sono le PMI. Servirebbero agevolazioni agli investimenti in tecnologie per la sostenibilità oltre a campagne di sensibilizzazione che vadano a lavorare sul fronte della consapevolezza delle opportunità.

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