“Ha stato l’Europa!”: Coronavirus e il desiderio di individuare un colpevole

“Ha stato l’Europa!”

Bloccate le frontiere, date fuoco con il lanciafiamme all’untore, stigmatizza chi va contro il pensiero unico!

La voglia del rito catartico e liberatorio di individuare un comodo capro espiatorio su cui addossare colpe ed eliminarlo è antica quanto l’uomo: dai sacrifici umani aztechi agli autodafé spagnoli, dall’Inquisizione nostrana all’Olocausto degli ebrei, senza voler entrare nella paura dell’immigrato.

Sempre la ricerca di un nemico, di un oppositore, su cui scaricare rabbie ed ansie.

Il meccanismo psicologico è ancestrale: chiunque esce dal senso comune viene considerato come una minaccia per la specie, indipendentemente dalla razionalità e dalla logica, come per aggraziarsi la divinità maligna che ci ha maledetto attraverso il “vairus”.

“Ha stato la Europa!” “Kattifi tedeski”

Messaggi che pompano nelle chat, nei social, nei blog, che colpevolizzano istituzioni, inneggiando ad un sovranismo, un sovranismo de noantri che punta il dito contro l’Unione Europea, aizzando folle e dirigendo strali e colpe verso l’euro-burocrazia che non ci permette di fare quello che volevamo, di spendere e spandere a fini elettorali o per arricchimento personale.

Il popolo bue segue, nutrendosi di fantomatici complotti, indignandosi, ragionando con le basse emozioni e abdicando a pensare con la propria testa.

Tali spinte sovraniste nascondono un ulteriore e subdolo obiettivo: lo svilimento dei diritti e delle libertà collegati alla partecipazione ad una comunità internazionale (la Repubblica italiana non brilla per rispetto dei diritti individuali nelle Corti Europee!) e che non possono essere superati da legislazione (DPCM?) di urgenza.

“Ma la gente muore!”

E la paura fa il resto.

La paura blocca, ottunde la mente, elimina la razionalità.

Subentra il terrore con la continua diffusione di immagini, storie e notizie.

Nessuno riflette più, nessuna pubblica discussione, nessuna valutazione.

Solo pancia, solo emozione.

Nessuno alza la testa, guarda e studia.

E nessuno ricorda.

Siamo stati invasi dal mondo digitale, nascondendo o dimenticando un aspetto fondamentale della vita: si muore, è normale, è scritto.

La morte fa parte della vita, anzi né è l’unica certezza.

Vi piaccia o no.

Il nostro Paese ha aumentato la vita media, con una popolazione anziana.

Charles Darwin nella sua teoria dell’evoluzione delle specie animali e vegetali, evidenziava come la selezione della specie avvenisse per soggetti in possesso delle caratteristiche ottimali per il loro ambiente, peraltro soggetto a continui cambiamenti.

È un altro elemento naturale, un altro dato di fatto, implacabile come l’ora che segue l’ora.

Ed allora perché la pandemia e la paura, dato che il virus lo prenderà oltre il 60% della popolazione?

Non siamo più abituati al dolore, non siamo più abituati alla sofferenza, la vogliamo nascondere, eliminare….

Ed allora #iorestoacasa diventa una superstizione nella ricerca di fare una qualsiasi cosa per non affrontare quella sofferenza o di sentirsi in colpa per la stessa.

Tale superstizione, pur tuttavia, non eviterà la propagazione del virus, né rallenterà solo la diffusione temporale: non in valore assoluto, ma come “picco” e quindi solo per “spalmare” gli accessi alle strutture sanitarie.

Quando usciremo dagli arresti domiciliari, il CoViD19 ci aspetterà fiducioso all’angolo della strada.

Si è quindi persa qualsiasi scala valoriale nella gestione dell’emergenza sottovalutando le conseguenze delle decisioni.

Non esiste più alcun ordine etico individuale e collettivo. Solo le emozioni valgono, sono quelle che fanno fare click, fanno share, fanno consenso.
Solo quello conta.
Torniamo, sul balcone, in mutande a cantare l’Inno d’Italia, a farci incantare da pifferai via Facebook, a seguire la spettacolarizzazione dell’epidemia, sperando che le telecamere entrino in una terapia intensiva per vedere la morte in diretta, oramai senza alcuna dignità, senza alcun rispetto.
E nel frattempo lo tsumami economico ci presenterà tutti i conti che in questi ultimi trent’anni abbiamo deciso di non affrontare: il popolo bue urla ai tamponi e alle mascherine bloccate dai tedeschi e dai francesi, ben indirizzato dagli avvelenatori digitali di pozzi, senza accorgersi che la prima gara di appalto tramite Consip è del 13 marzo 2020 (!), con venti pagine di contratto, sei allegati, un disciplinare tecnico, con richiesta di DURC e pagamento a sessanta giorni.
“Grazie Putin”, “Grazie Cina” è il vero finale, dato che le quasi democrazie e quasi dittature hanno gli apparati burocratici al comando, da sempre.
Speravo che la “Fattoria degli animali” di Orwell fosse un affresco feroce di un periodo: “All animals are equal, but some animals are more equal than others” purtroppo è una frase che ben si attaglia anche a questo periodo.

 

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