Sostenibilità e piattaforme cooperative nel “new normal”: parla Giancarlo Ferrari, Legacoop

Ciò che ha fatto l’emergenza COVID, spingendo sulla digitalizzazione, è stato molto di più di quanto di quanto non siano riusciti a fare le organizzazioni di rappresentanza o le imprese in tanti anni attraverso protocolli e iniziative per l’innovazione. Le imprese sono cambiate, si sono trasformate per necessità e adesso tocca a noi, come associazioni di categoria, cambiare e soprattutto accompagnare e e agevolare la trasformazione delle imprese”. Giancarlo Ferrari, direttore di Legacoop e presidente della fondazione PICO, Digital Innovation Hub di Legacoop riconosciuto dal Network impresa 4.0 del Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE), commenta in questo modo questa “nuova normalità”.

Da dove dovremo ripartire?

Dovremo cambiare le nostre modalità di lavoro, valorizzando la misurabilità dei progetti e dei servizi tenendo conto di quattro parametri irrinunciabili: la coerenza con l’Agenda 2030 e i suoi obiettivi di sostenibilità economica, sociale e ambientale; il ricambio generazionale e di genere, che rappresenta una opportunità sempre e a maggior ragione in questo momento storico; il rispetto dei principi di cooperazione e, ultimo non certo per importanza, la generazione di una conoscenza replicabile, ovvero che sia disponibile per tutti, in grado di creare comunità open source e, in concreto, di aiutare le persone. Questi sono i principi sui quali poter basare questa fase 3, in cui il digitale assume ancora di più un ruolo centrale.

Come la fondazione PICO potrà accompagnare le imprese in questo cammino di cambiamento?

La fondazione nasce proprio per facilitare e sviluppare tutte le attività che in qualche modo possono supportare le imprese cooperative ad acquisire un “marchio di qualità”. Un marchio che tenga conto, come detto, di quelli che sono oggi i valori ai quali dobbiamo guardare con attenzione e a cui le imprese devono tendere. Sostenibilità digitale da poter diffondere anche tramite approcci open source, volti a condividere non solo i dati a disposizione ma anche le buone pratiche e le esperienze di altri da poter riprodurre in contesti differenti. Una delle attività del nostro digital innovation hub sarà quello di affiancare le imprese nelle attività di assestment utile a individuare quali sono i dati strategici e le modalità per valorizzarli, anche attraverso piattaforme cooperative. Le logiche di mercato devono cambiare e questo è il momento giusto per promuovere il cooperativismo di piattaforma, dove è possibile immaginarsi la redistribuzione dei vantaggi e dei proventi derivanti dalla raccolta dei dati tra i soggetti partecipanti, siano essi imprese o singoli utenti. Un modello nuovo, che si contrappone a quello di grandi multinazionali che sul commercio dei dati hanno costruito il loro business.

Secondo un sondaggio condotto da SWG e dall’Area Studi Legacoop è risultato che oltre il 60% degli italiani è preoccupato per la cessione dei propri dati personali ai gestori di app e siti web, e il 72% è consapevole che si tratta di informazioni dall’elevato valore economico. Cosa pensa a riguardo?

I risultati dell’analisi dimostrano chiaramente che una risposta alternativa alle esigenze dell’economia digitale non solo è possibile, ma è necessaria. Nell’epoca in cui i dati personali sono considerati il “nuovo petrolio” le piattaforme cooperative, anziché guardare al mero profitto generato dall’uso dei dati, permettono a soci e utenti di partecipare alla creazione di valore e ricchezza comuni, attraverso il controllo democratico, la formazione continua, la tutela degli interessi di ognuno e la ripartizione equa dei vantaggi economici. Secondo la ricerca ben un terzo degli intervistati è favorevole a diventare socio di una piattaforma online per la vendita di prodotti e servizi in cui è possibile mantenere la proprietà dei dati, e deciderne l’utilizzo. Simili piattaforme sono infatti considerate uno strumento di crescita per i diritti delle persone, la democrazia nel web, il benessere economico di chi vi aderisce e in generale per l’economia del Paese.

Cosa ci riserva il futuro? E come si muoverà fondazione PICO?

Il futuro ci auguriamo che possa regalarci imprese eccellenti e sostenibili, che attraverso nuove forme di rapporto con il mercato sappiano cambiare il modo di pensare al business e sappiano contribuire alla costruzione di ecosistemi digitali in cui sviluppare nuovi progetti. Il primo compito che si è posto il nuovo Consiglio della nostra fondazione è di estendere la rete PICO in almeno dieci regioni d’Italia entro la fine del 2020. Siamo già al lavoro per raggiungere l’importante traguardo. La Fondazione, attraverso i suoi esperti e le sue attività di formazione, consulenza e assistenza tecnica per la transizione digitale, è e sarà in grado di interpretare una simile scommessa.

 

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