La prima parte di “La nuova frontiera del gas naturale”, approfondimento in tre parti dedicato all’evoluzione delle tecnologie per il gas naturale.
Tutto parte da Pietramala, una piccola cittadina nascosta nelle colline tra Bologna e Firenze, dove un attento osservatore potrà ritrovare una targa con queste parole:
“Qui Alessandro Volta nel 1778 fece i primi esperimenti con l’aria che brucia”. È proprio in questo luogo, infatti, che Volta caratterizzò l’aria infiammabile nativa delle paludi che aveva raccolto ad Angera, sul Lago Maggiore, due anni prima. “L’aria che brucia” non era nient’altro che quello che oggi conosciamo come gas naturale, con il quale cuciniamo e ci scaldiamo tutti i giorni. Quasi due secoli dopo, vicino a Lodi, l’Eni, nel 1959, scopre il primo giacimento profondo dell’Europa occidentale.
Gas naturale e metano
Oggi, il gas naturale è un elemento fondamentale sia nel sostegno alla transizione energetica sia per il rafforzamento della sicurezza di approvvigionamento di energia. Ed è sempre più prevalente nel mix produttivo Eni per raggiungere il traguardo delle zero emissioni nette GHG scope 1,2,3 al 2050, e per contribuire all’obiettivo di offrire ai clienti prodotti e servizi sempre più decarbonizzati.
Il gas naturale è costituito principalmente dal metano, la cui percentuale è variabile sulla base del luogo da cui viene estratto. Oltre a metano sono presenti, in percentuali minori, idrocarburi leggeri quali etano, propano e butano, oltre che l’anidride carbonica e l’azoto.
Gas e gasdotti
Poiché il gas naturale si trova allo stato gassoso, per trasportarlo si è fatto ricorso ai gasdotti. A causa della sua bassa densità, infatti, non è economicamente conveniente trasportarlo tal quale a bordo di navi o autocisterne: le dimensioni dei serbatoi, rapportate al peso del gas contenuto, rendono il costo di trasporto eccessivo. Per questo, il gas viene normalmente movimentato grazie a catene continue di tubi di grosse dimensioni lungo i quali vengono costruite, a intervalli opportuni, delle stazioni di compressione che spingono avanti il gas ristabilendone periodicamente la pressione adatta: i gasdotti. È chiaro che i costi – ed i rischi di interruzione lungo la rete – aumentano linearmente con la distanza che separa il luogo di estrazione del gas dal luogo dove verrà utilizzato.
Proprio a causa degli alti costi di trasporto connessi, il gas naturale era destinato ad un mercato legato ad un’area geografica “regionale”. E, fino all’inizio degli anni ‘90 del secolo scorso, il commercio internazionale di gas si svolgeva, in larga misura, attraverso le reti di gasdotti europei, russi e nordamericani. Un commercio di GNL di modeste dimensioni, basato su tecniche ancora poco sviluppate di compressione e rigassificazione, riforniva i mercati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) nell’Asia orientale, in Europa e in Nordamerica.
L’idea di un “mercato mondiale del gas” era ancora in via di sviluppo. Negli anni, questa idea si è profondamente modificata, con lo sviluppo della tecnologia a ciclo combinato alimentato a gas naturale (Combined Cycle Gas Turbine, CCGT). Il gas è diventato, quindi, un combustibile chiave per la produzione di energia elettrica, stimolando l’interesse mondiale per l’acquisto di forniture di metano utilizzate per il consumo diretto, sotto forma di GNL negli impianti termoelettrici e, tramite rigassificazione, per le reti di distribuzione e di consumo tradizionali.
Questa tecnologia ha offerto l’opportunità ai Paesi fornitori di guardare più lontano soddisfare il crescente fabbisogno mondiale.
Facebook Comments