Spesso le compagnie, che siano vecchie o nuove, adottano due tipi di strategia: mettere su una struttura informatica e, rispettivamente, dimenticarsi di tutti i problemi annessi commissionando a terzi l’assistenza su questi sistemi, oppure costruire un team interno, in alcuni casi la soluzione migliore, per il mantenimento del settore tecnico.
È in questi casi che l’open source fa valere le sue armi: soprattutto in caso di imprevisti infatti, può esserci la necessità che il team di manutenzione consulti la documentazione del prodotto, per qualsiasi motivo. Dalla situazione di crisi al semplice essere smaliziati, “leggere il manuale” è una pratica da sempre sottovalutata e che può tirar fuori da un gran numero di situazioni problematiche anche quando non sembra esserci speranza.
E i prodotti closed source? Cosa ci offrono riguardo questo? Beh, senza dubbio ci mettono a disposizione il manuale standard dentro il quale dovrebbero, e ripeto, dovrebbero essere descritte minuziosamente le procedure da mettere in atto per qualsiasi tipo di malfunzionamento. La statistica però non funziona così: sicuramente ci sarà quel tipo di baco che il manuale non prevede, e che capiterà proprio a noi di dover sbrogliare; e con un manuale redatto in ottica closed avremo a disposizione sempre meno conoscenza di quella necessaria. Un ecosistema open source invece può contare su altri fattori addizionali che rendono la documentazione redatta in questo ambito un vero e proprio non plus ultra.
Avremo infatti i blog degli appassionati, che possono essere, alla stregua del sito del produttore, un ottimo strumento di diffusione di tecniche molto efficaci ma magari meno note; avremo la documentazione ufficiale, oppure anche manuali scritti da terzi, che potranno essere assolutamente superiori a quello ufficiale, oppure potranno differire in alcuni aspetti e permettere al cliente (o all’adopter di tecnologia open) di scegliere il tipo di handbook che più si adatta al suo modo di operare. Insomma, la documentazione nell’ambiente open source diventa un sottoprodotto, che assume una propria identità e viene caratterizzato dalla proprietà di essere multivendor; è quindi possibile, grazie all’apertura di un software (o genericamente di un prodotto), favorire un tipo di concorrenza che non sia strettamente legato al prodotto in sé, ma sia piuttosto inerente a quello che può essere il supporto su un determinato software, togliendo alla casa produttrice l’egemonia sulla sua soluzione tecnica, e permettendo l’intervento di personale anche più preparato. Magari parleremo in seguito di tutto quello che queste scelte comportano.
Tutto questo ovviamente si riflette sulla nostra ideale PMI che, in preda al panico per un guasto tecnico, potrà trovare nell’ecosistema di software e, perchè no, persone e competenze open source la parola magica per far funzionare tutto come prima. Al fianco del manuale ufficiale infatti, per una soluzione consolidata in ambito aperto possiamo vedere come si vadano a posizionare tutta una serie di alternative profittevoli sia per terze parti che per l’azienda stessa: la compagnia infatti avrà la possibilità di risparmiare grazie ad un team di esperti costretto a mantenere basso il prezzo del lavoro per via del semplice principio di concorrenza che regola il mercato del supporto.
In un ambiente dominato dall’ottica chiusa invece, nel caso in cui non riuscissimo a risolvere un problema grave all’infrastruttura aziendale, potremo solo chiamare il centralino della casa produttrice, pregare affinché ci rispondano, dirgli “scusate, potreste mandare una squadra per rimettere in funzione le macchine?” – e immediatamente sperare perché dicano di si.
E successivamente passare all’esborso… che sarà, immancabilmente, notevole.
Informazioni davvero utili…salvo!!! 😉
Grazie del complimento 😉
Concordo… Ottimo articolo!! Ci sto facendo una tesi di laurea su questo 😛
Concordo parzialmente in modo particolare perchè dimentichi che esiste anche la categoria di Open Source Commerciale ossia soluzioni basate su piattaforme Open Source, con costi nettamente inferiori ai prodotti closed source, ma con funzionalità e supporto di qualità Enterprise.
La mia azienda è al momento l’unico distributore Italiano specializzato nella commercializzazione di soluzioni Open Source Commerciali, principalmente basate su Linux, ma che non presentano le complessità che si trovano generalmente con applicativi Open Source Community e che hanno dei costi abbordabilissimi anche per piccole aziende.