Lo sviluppo di reti a banda ultra larga in Italia rappresenta la sfida del futuro per gli operatori di rete. Telecom Italia e Metroweb, azienda che gestisce la rete in fibra ottica milanese, sembrano i principali contendenti al momento. Telecom è decisa a portare la rete a 100 Mbit/s in 99 comuni; Metroweb a raggiungere 30 città italiane con la propria rete ultra veloce.
F2i, azionista di maggioranza di Metroweb, ha trovato un nuovo alleato per affrontare la sfida nel Fondo Strategico Italiano (controllato dalla Cassa Depositi e Prestiti, a sua volta controllata al 70% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze). Il Fondo salirà al 46,2% in Reti Tlc, la holding che controlla il 61,4% di Metroweb, a seguito di un aumento di capitale di circa 200 milioni di euro, con l’opzione per investire altri 300 milioni di euro. F2i manterrà quindi il controllo della società, ma avrà a disposizione i nuovi fondi per investimenti infrastrutturali.
L’amministratore delegato del Fondo Strategico Italiano, Maurizio Tamagnini, ha spiegato che l’amento di capitale “dota l’azienda di nuove risorse per finanziare il piano di sviluppo” “focalizzato a replicare il business model di Metroweb in altre città italiane“. L’investimento verrà effettuato non appena ottenute le necessarie approvazioni e “intende fornire una rete infrastrutturale a più alta velocità per le aree a maggiori densità nelle maggiori città italiane“. Metroweb vorrebbe, infatti, realizzare 28000 km di infrastruttura in 12 città entro il 2013 e 18 nel 2014; all’interno di un piano di sviluppo dal valore complessivo di 4.5 miliardi.
Il Fondo Strategico Italiano, coma aveva già fatto l’amministratore delegato di F2i, Vito Gamberale, ha sottolineato, però, che l’aumento di capitale non avviene in un’ottica di scontro con l’ex monopolista di stato. “Voglio ribadire che si ritiene che il nostro investimento possa aiutare lo sviluppo di un’azienda storica nella fibra – ha spiegato infatti il presidente di Fsi Giovanni Gorno Tempini – L’intendimento è lavorare il più sinergicamente possibile con Telecom Italia per una infrastruttura importante e strategica per lo sviluppo del Paese”.
La sfida tra le due compagnie, nonostante le precisazioni dei manager, potrebbe portare l’Italia ad avere due diverse reti NGN e proprio il tema della duplicazione delle infrastrutture è una delle questioni cruciali da affrontare e risolvere per un migliore e più efficiente sviluppo e diffusione dei servizi ultraveloci nel paese. Inoltre, la mole di investimenti necessaria sembra più affrontabile in un’ottica cooperativa che competitiva. I 500 milioni di investimenti da parte del Fondo sono, infatti, poca cosa rispetto ai 4.5 miliardi di euro necessari solo per cablare (100 Mb) 30 città italiane entro il 2020, secondo quanto dichiarato dal presidente della Cassa depositi e prestiti (CDP), Franco Bassanini, durante un audizione alla Camera.
Telecom Italia si sta a sua volta preparando ad un investimento notevole, ma neanche questo da solo sembra sufficiente allo sviluppo completo di una rete NGN adeguata alle esigenze del paese. L’investimento dovrebbe essere pari a 2 miliardi, di cui 500 milioni nei prossimi due anni. L’obiettivo portare connessioni a 100 Mb al 70% dei propri clienti in 100 città (215 città entro il 2020).
L’Asati, l’associazione di rappresenta dei piccoli azionisti di Telecom Italia, ha sottolineato proprio il pericolo di derivante dalla “dispersione di risorse“, in una lettera inviata al governo e alle varie parti coinvolte. “Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad una serie di dibattiti e articoli, sul tema della banda larga nell’ambito dell’Agenda Digitale, che prevedrebbero investimenti pubblici diretti e incentivi agli operatori. In questo quadro tenuto conto della situazione economica del Paese con questa nostra lettera aperta a tutti gli attori Istituzionali e privati interessati abbiamo voluto porre un accento forte a percorrere l’unica strada che consentirebbe di non disperdere le modeste risorse finanziarie del paese e invece di realizzare sinergie nella costruzione di una rete unica”.
Il Governo sta intanto continuando a studiare un piano di azione per la banda larga all’interno dell’Agenda Digitale, probabilmente, fondato su investimenti pubblici diretti e incentivi agli operatori. Il piano del governo dovrebbero, inoltre, dare priorità ai distretti industriali e beneficiare di circa 650 milioni di fondi europei, di cui 450 milioni di euro per lo sviluppo della banda ultralarga e 200 milioni per la riduzione del digital divide.
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