WarcraftGate: orchi e politica al Senato degli Stati Uniti

Mi piace un sacco pugnalare alle spalle…” Voi votereste per una persona che dice cose come queste in pubblico? È qualcuno a cui affidereste un pubblico incarico?

Questa è la tesi che i repubblicani del Maine portano contro la candidata democratica Colleen Lachowicz in una campagna per il Senato che si sta svolgendo nello Stato del New England, negli Stati Uniti.

Le cose però si fanno un po’ più complicate se pensiamo che frasi come quella che avete letto vengono scritte dalla Lachowicz riferendosi ad un’attività che svolge nel suo tempo libero: giocare a World of Warcraft. E che chi sta parlando è, di fatto, il suo avatar: una orchessa assassina di nome Santiaga, livello 85, colore verde e una cresta punk. Santiaga/Colleen scriveva un po’ di livelli fa:

So I’m a level 68 orc rogue girl. That means I stab things…a lot… Who would have thought that a peace-lovin’, social worker and democrat would enjoy that?!

Ed è appunto su questa sua “doppia” vita che i repubblicani hanno costruito una campagna denigratoria, realizzando il sito “Colleen’s World” che ricostruisce l’atteggiamento in world della Lachowitz.

È qui che viene suggerita l’inadeguatezza della candidata a diventare un amministratore pubblico, attraverso un’analisi etnografica costituita dalle affermazioni che la giocatrice/orco rilascia online nel diario della Gilda a cui appartiene, Kos, o durante le partite. Immagino esista una gola profonda tra i Troll o gli Elfi del sangue con cui si è alleata.

Per raggiungere gli elettori meno avvezzi alla navigazione web i Repubblicani hanno distribuito anche volantini che mostrano i volti della Colleen “reale” e di quella orco, farcendoli con le citazioni delle frasi più crude usate durante il gioco e di quelle in cui mostra la sua passione per essere una orchessa sanguinaria.

In effetti chi avrebbe mai detto che un’assistente sociale democratica tutta peace&love avrebbe amato essere un’orchessa guerriera? O che amassero farlo i milioni di altri giocatori che indossano i panni di elfi o umani o non morti o gnomi o nani…. Oppure che amassero passare tempo online i 183 milioni di americani, giovani e adulti (49% tra i 18 e i 49 anni), come ricorda la Colleen nella sua risposta pubblica agli attacchi: “Cosa accadrà poi? Sarò ostracizzata perché gioco a Angry Birds o a Words with Friends?”.

Chi è più al di fuori della realtà qui: la Colleen che ha come hobby il gioco online o i Repubblicani che ritengono questa sua passione una inevitabile “uscita dal mondo”, una irresponsabile via di fuga? C’è una profonda inadeguatezza a ricoprire incarichi pubblici da parte di chi spende il suo tempo in una fantasia a rischio di dipendenza (come avrà fatto a raggiungere in poco tempo quel livello di gioco?) oppure la sua capacità di crescere velocemente di livello e di diventare un riferimento per la sua Gilda mostra la sua abilità organizzativa e di lavorare in gruppo per raggiungere un obiettivo?

Alcune affermazioni da giocatrice della Colleen in cui traspare come trascuri il lavoro e spenda molto tempo online o qualche pensiero sopra le righe che associa le sue antipatie politiche ad avvelenamenti e altre nefandezze non aiuta di certo la difesa. Ma il punto non è questo.

Quello che è certo è che ancora oggi chi videogioca viene visto con sospetto e sanzionato socialmente, specialmente se adulto. Solo così possiamo capire come sia possibile costruire la strategia della campagna politica dei Repubblicani per il Senato, su un sito di denuncia e sulla distribuzione di volantini con l’immagine doppia della Colleen/orchessa.

Come scrive Louis Peitzman siamo di fronte ad un caso di “nerd-shaming” per cui chi ha competenza per i giochi massivi online capisce come le affermazioni e le azioni della Lachowicz non rappresentino nulla di straordinario e che non siano il presupposto di una sordida doppia vita. Per una prospettiva esterna, per chi non ha familiarità con grammatiche e linguaggi di gioco, invece le sue affermazioni pesano come macigni, come se il contesto in cui sono state fatte, da orchessa in WoW, non contasse, come se non ci trovassimo di fronte ad una “ruolata” ma ai pensieri più intimi di un candidato politico. D’altra parte, come spiega la ricercatrice Ladan Cockshut, molte persone che hanno ruoli di responsabilità riconosciuti socialmente (medici, insegnanti, ecc.) rivelano con ritrosia il fatto di essere videogiocatori e scelgono accuratamente gli interlocutori, spesso accompagnando la spiegazione con scuse ed imbarazzo.

Siamo di fronte, di fatto, ad un pregiudizio sociale e casi come quello di Colleen Lachowicz hanno il merito di trasformare in dibattito pubblico un ambito di realtà diffusa e che caratterizza le vite di molte persone oggi, tra possibilità di intrattenimento e nuove dipendenze, tra nuove sperimentazioni educative e rimozione sociale.

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1 COMMENT

  1. Ognuno ha il diritto di fare quello che gli pare nella sua vita privata e se il suo hobby è WoW penso che non si possa dire niente, tuttavia per una persona impegnata in politica farsi sfuggire pubblicamente una dichiarazione del genere, pur se contestualizzata, è davvero un segno di ingenuità. A meno che non si tratti di una mossa calcolata, ma lo dubito.

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