La telco sopra la rete

A prima vista stupisce che l’Amministratore Delegato di uno dei principali gruppi industriali italiani prenda in mano la tastiera per scrivere un articolo destinato sia alla distribuzione nelle edicole che in rete. Mentre fino a ieri per conoscere la vision di un capo azienda serviva partecipare  ad un consiglio di amministrazione o un comitato investimenti, l’articolo di Marco Patuano “Le Telco e la sfida dei servizi over the network” ci porta nel vivo delle trasformazioni che gli attori dell’ecosistema digitale sono chiamati a governare.

Hai visto mai che anche il processo di innovazione strategica si sposti progressivamente dall’interno all’esterno delle aziende secondo  meccanismi di crowdsourcing? Forse utopistico, ma nemmeno troppo. L’impressione è che la conoscenza sia sempre meno confinata all’interno di luoghi e persone, diventando invece una carica positiva che nasce dall’interconnessione tra neuroni non necessariamente appartenenti alla stessa persona …

Entriamo allora nel racconto, un racconto fatto di competizione, cooperazione, reti di nuova generazione e il vaso di pandora della crescita.

Capire lo straniero. A differenza di altre occasioni, gli Over The Top (OTT), come Google, Facebook, ma anche Apple,  vengono presentati come “amici-nemici”, ma sicuramente necessari. In tutta onestà è effettivamente difficile negare come lo sviluppo di Internet (anche della semplice connettività) sia avvenuto in larga misura per merito di chi sulla rete ha sviluppato servizi, secondo modelli di remunerazione i più variegati. Detto questo, i cromosomi rimangono molto diversi e le aree di conflitto sono potenzialmente numerose, specie  quando ci si avvicina ai confini dei rispettivi territori. Cosa succede se gli OTT utilizzano la connettività dei clienti per veicolare servizi vocali o altri servizi di comunicazione che vanno a sostituire la telefonia e la messaggistica degli operatori storici? Senza dimenticare le differenze strutturali tipiche degli scontri generazionali: locale contro globale, capital intensive contro brain intensive, alto contro basso indebitamento, conservatorismo contro liberismo. Il tutto in un contesto regolatorio che consente diversi gradi di libertà.

Modelli di business vecchi e nuovi. Dopo il fidanzamento delle Telco con la televisione, oggi prevale un approccio più libertino. Patuano non rinnega il primato della tecnologia, ma annuncia una nuova fase abilitata dalla tanto attesa “convergenza” tra i due emisferi cerebrali del cervello delle Telco: i servizi di rete fissa e quelli di rete mobile. Il nuovo paradigma – che condivido – è fatto di uno strato di connessioni fisiche (wired e wireless) che saranno inevitabilmente ibride e ci regaleranno il dono dell’ubiquità, mantenendo magari un luogo di “ricarica” privilegiato nella nostra casa o ufficio. Sopra questo strato si intravvede il fantastico mondo delle applicazioni e dei servizi, in una logica definitivamente cloud (gli OTT lo fanno da sempre in modo nativo). Vinca il migliore, ma il richiamo alle differenti classi di servizio abilitate dalle reti ci ricorda come l’evoluzione della rete, ma anche solo la remunerazione di quella attuale, imponga di mantenere attivo un tassametro, anche se più intelligente rispetto a quello attuale. Raccomando comunque la piena apertura alla contaminazione tra i diversi modelli di business.

Next Generation Services. La ricerca di nuova linfa per la crescita passa da una declinazione di servizi che presenterà caratteristiche diverse a seconda delle esigenze dei clienti consumer e business. La natura dei fattori differenzianti per le Telco è però comune: la capacità “di controllare il servizio end-to-end in modalità managed”. Nella descrizione della nuova divisione del lavoro digitale Patuano immagina, infine, un gioco a somma positiva: da un lato le nuove piattaforme abilitanti delle Telco; dall’altro i servizi a valore generati dall’ecosistema digitale. In questo schema di gioco si intuisce il nuovo ruolo “locale” delle Telco: abilitare, facilitare e garantire la migrazione verso un mondo All Digital.

Le cose non dette. Sono almeno tre i punti impliciti o forse rimandati a prossime puntate. Il primo è relativo a chi perde, se tutti sembrano vincere: lo scontro sarà inevitabilmente con il mondo analogico, da lì proverranno le risorse. Il secondo è relativo all’organizzazione: trasformare richiede di rivedere alcune scelte di make or buy, aspettiamoci, quindi, qualche novità organizzativa. L’ultimo, non meno importante, riguarda le regole: il riferimento alla revisione delle regole di peering è esplicita, la richiesta di cambiare schema di gioco per abilitare il futuro è nota.

Cambiare per tornare a crescere. Una sfida comune.

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