Aspettando l’Agenda

Si può vivere senza un’Agenda Digitale? Sembra proprio di sì. Al di là del pensiero dominante che ha sancito la nascita del figliol prodigo servirebbe una punta di realismo.

Nella retorica ufficiale viene enfatizzato (implicitamente…) il ruolo delle tematiche digitali in un ambito più ampio, quello della crescita, a riprova della sua valenza strategica. Benissimo.

Tuttavia, nella realtà l’Italia non ha esternato nessuna reale ambizione digitale: non ha (ancora) presentato una vision, non ha posto obiettivi, non si è dotata di una roadmap. Siamo solo partiti dalla fine infarcendo un Decreto (il mitico Crescita 2.0) di provvedimenti “simil digitali”. Le misure sono in larga parte rilanci di iniziative trovate nei cassetti e l’execution rimane appesa ai decreti attuativi e alla buona volontà di chi dovrà dare seguito alle buone intenzioni. Le risorse sono largamente insufficienti e serve il coraggio di ammettere che non si fa innovazione senza investimenti. La parte migliore rimane quella sulle start up, argomento molto modaiolo, ma perlomeno è stato sperimentato un metodo di lavoro che ha portato a delineare un’ambizione e misure concrete.

Non finisce però qui ed è appassionante seguire l’iter parlamentare. Entriamo in Commissione, senza dimenticare che il tutto parte con l’Art.1 che parla di attuaz one dell’Agenda digitale italiana, del documento digitale unificato, ma anche del finanziamento dell’ISTAT (sic…).

Un emendamento allunga la vita. Come ci invita a fare il “digital watchdog” @rscano apriamo i 4 tomi contenenti gli oltre 1.000 emendamenti proposti. Consiglio vivamente di partire dagli emendamenti improponibili, dove troverete dai buoni pasti elettronici (originale), alla giornata del mare e la professione dei maestri di vela (suggestivo), fino alle tasse di occupazione del suolo pubblico e l’armonizzazione dei sistemi contabili (peccato). Ci sono poi proposte di “auto cablaggio” in fibra, correzioni al tema dei libri digitali, fino ai tentativi di mettere qualche piccola integrazione (di norma non su temi digitali) all’Art.38, vale a dire il nodo gordiano delle disposizioni finanziarie. Per non dimenticare, infine, il ruolo della “concertazione” abbondano le trasformazioni da “sentito” a “d’intesa”. E’ invece meno divertente vedere decadere la proposta di inserire un articolo (l’unico) che cercava di avviare un piano di alfabetizzazione digitale, attraverso il coinvolgimento della RAI.

Ad onor del vero non mancano le migliorie, come nel caso del chiarimento degli interventi in materia di interferenze sul digitale terrestre, ovvero del ripristino della parti comuni degli edifici eventualmente oggetto di interventi di cablaggio.

Attuare si deve. Usciti dall’iter parlamentare verrà il bello dei decreti attuativi e dell’incentivazione all’innesco delle novità previste. Sono oltre la trentina, tra decreti, regolamenti e deliberazioni. Il futuro sarà molto nelle mani dell’Agenzia per l’Italia digitale. Come noto, il primo ostacolo e grande dibattito è stato dedicato alla remunerazione del suo Direttore. Il tutto sotto elezione e nella speranza che il nuovo governo sia portatore di innovazione.

Il meglio deve ancora venire.

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