L’Italiano digitale nascerà dalla Televisione?

Per fare l’Italia Digitale, non basta portare fibra fin nei più remoti comuni montani: bisogna anche fare gli Italiani Digitali. E’ tutta una questione di cultura: essere un paese “digitale” non vuol dire avere cento Mega di banda disponibili e poi non usarli. O usarli per condividere foto di gattini con la zia Pina.

E’ una questione di educazione, di costruzione di una propria esperienza personale.

L’unica strada vera con cui si costruisce un’esperienza digitale e si diventa quindi sempre più digitali, è l’esperienza diretta. Compiere un viaggio personale nel mondo Internet, scoprire quali sono le cose che gli altri fanno, e provarle noi stessi.

Sperimentare, farsi contagiare.

E’ un processo spesso lungo, una volta esaurito il serbatoio degli early  adopters. Un processo che ha bisogno dei suoi tempi – che sono i tempi di un mutamento culturale delle persone, che non sempre è immediato, che a volte può richiedere una generazione.

Dal vecchio al nuovo

fiorelloIn questa situazione, una scorciatoia potrebbe in parte però venire dal media più criticato, più diffuso e più utilizzato: la Televisione. Se, da un certo punto di vista, l’entrata di Fiorello ha dato una bella spinta all’adozione di Twitter in Italia, fenomeni come X-Factor o Italy’s Got Talent hanno creato un’onda di interazione sui social (Twitter, ma anche Facebook) che raramente si era vista. Coinvolgendo migliaia e migliaia di persone, con milioni di messaggi. Portando persone a usare Internet in maniera culturalmente e socialmente diversa, uscendo da una fruizione passiva.

Il fenomeno della interazione con la TV (e non della TV interattiva, che ancora non si è capito bene se e cosa sarà) è stato lo scivolo facile verso un uso diverso del proprio computer, smartphone, tablet. Facile perché partiva da un paradigma assolutamente classico, da un modello di comportamento radicato nelle famiglie italiane: commentare ad alta voce lo spettacolo televisivo col proprio vicino. Solo che qui è stato fatto con migliaia di vicini. In una piazza immensa.

Da uno sbarco facile, poi, il passo verso usi più evoluti è relativamente corto – auspicabilmente verso meccanismi di partecipazione collettiva un po’ più elevati di un mero entertainment sociale, magari verso una progettualità condivisa.

Ci vorrà del tempo…

Non che ci si possa attendere che in tempi brevi le masse Internet Italiane (pari a circa un 50% abbondante della popolazione) cambino i propri modelli di comportamento; evolvendo verso stili di uso della Rete proprie di early adopters dalla cultura elevata e da un approccio alla vita ben diverso da quello dell’”italiano medio”.

Un Italiano medio, se mi passate il termine, inevitabilmente ancorato a modelli e  parametri, relativi a ciò che è socialmente accettabile, che spesso collidono frontalmente con ciò che la cultura della Rete spesso propone.

Il mutamento sarà abbastanza lento, analogamente con quello che è stato ad esempio la crescita del web, dove molte persone di età relativamente avanzata sono sbarcate inizialmente solo (o quasi) per leggere il quotidiano (gratis), replicando online un modello assolutamente tradizionale di accesso all’informazione.

Rassegnarsi al fatto che non si nasce imparati

50-sfumature-di-grigioNon mi sento quindi di condividere le critiche rivolte alle masse digitali che twittavano di #xf6 invece che di temi macro-social-politici, almeno una sera alla settimana (e abbiamo anche il diritto di staccare un po’). Così come, in un paese dove la lettura sembra voler diventare un’attività obsoleta, non mi sento di criticare chi si legge le 50 sfumature invece che Queneau o Beigbeder. Se non si (ri)comincia a leggere, i libri di qualità faranno comunque la polvere.

Probabilmente è proprio partendo dalle cose semplici, dai piccoli passi, dai salti che non spaventano che riusciremo a convincere le persone a bagnarsi i piedi in quel mare un po’ sconosciuto, un po’ che incute paura che è Internet, il social, lo stile di vita digitale; l’uso della Rete per fare, essere, pensare in una maniera compatibile con un’evoluzione del sistema paese in senso non solo “digitale” ma soprattutto di innovazione, di modernità.

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