Alla ricerca di un nuovo assetto fiscale digitale

Parigi è sempre Parigi. L’ultima puntata del feuilleton digitale è la presentazione del rapporto Collin-Colin sugli aspetti fiscali dell’economia digitale e commissionato dal Ministero delle Finanze e da quello dello Sviluppo Economico.

L’analisi parte da un’interessante descrizione dei cambiamenti indotti dalla trasformazione digitale nei modelli di business e d’impresa. Qual è la vera discontinuità rappresentata dall’avvento del digitale e dal successo dei nuovi attori globali?

PrivacyLa pietra angolare è rappresentata dal “consumatore-produttore”, il valore viene generato innanzitutto dall’attività stessa degli utilizzatori. In altri termini, il nuovo fattore produttivo chiave non è più il capitale o il lavoro diretto/indiretto, ma bensì  il dato personale associato all’utilizzatore, che più fruisce del servizio, più genera valore per i protagonisti dell’economia digitale.

Tutto bene, ma peccato  che nonostante il crescente coinvolgimento nell’economia digitale di un Paese attraverso le attività in rete della sua popolazione e del suo sistema economico, larga parte degli introiti fiscali vengono spesso  trasferiti in Paesi con sistemi fiscali più benevoli (pratica già largamente in uso nelle multinazionali in molti settori). Per il vero questa affermazione si applica molto bene agli operatori globali emergenti (gli Over the Top, come Google, Amazon, Facebook, Apple), ma sottovaluta naturalmente i benefici diretti e indiretti generati sugli altri settori, sia in termini di maggiori ricavi che di minori costi.

E’ comunque vero che la catena del valore digitale e la sua natura (spesso immateriale) favoriscono i soggetti in grado di raggiungere le maggiori economie di scala e scopo.

Vediamo però in sintesi le proposte.

Associare l’imposizione fiscale ai territori nei quali viene generato il valore. Questo obiettivo richiede di riconsiderare la normativa fiscale internazionale e non è, quindi, conseguibile a breve. Andrà di conseguenza aperto un tavolo sovrannazionale per ridefinire le regole del gioco.

Introdurre delle misure transitorie legate al monitoraggio dei flussi informativi raccolti localmente. E’ la parte sicuramente più originale della proposta, che prende a riferimento il modello della fiscalità ambientale rivisto e corretto in funzione non solo della quantità di informazioni utilizzate, ma anche dell’apertura o meno a terzi (a cominciare dall’utilizzatore stesso).

Creare un ambiente favorevole alla creazione di nuove imprese digitali. Gli interventi proposti riguardano sia la ricerca e sviluppo che il ricorso al capitale di rischio. Su questo punto, il recente Decreto Sviluppo 2.0 ha sicuramente introdotto una discontinuità nel nostro ordinamento, ma che occorre sviluppare ulteriormente.

Italia, batti un colpo!

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