Apple nel mirino Ue per minaccia alla concorrenza?

Le autorità europee stanno valutando i contratti di Apple con alcuni operatori che vendono l’iPhone nel Vecchio Continente per accertare eventuali violazioni dell’antitrust. Lo riporta il New York Times citando alcune fonti, secondo le quali alcuni operatori avrebbero espresso timori in termini di concorrenza per i contratti di Apple ma nessuno avrebbe presentato all’Europa una protesta formale, in assenza della quale la Commissione Europea non è obbligata ad agire. Secondo indiscrezioni, i termini imposti da Apple in Europa sono particolarmente “stretti“: i contratti di Apple cambiano da operatore a operatore per l’iPhone.

Apple infatti determina quote di vendita per gli operatori da raggiungere in un periodo solitamente di tre anni. Se la quota non viene raggiunta, Apple non consente più di vendere l’iPhone e l’operatore è obbligato a pagare ad Apple i dispositivi non venduti.

I termini stringenti imposti da Apple e la determinazione di quote di vendita fa sì che gli operatori si trovino a dover investire importanti risorse nel marketing dell’iPhone a scapito degli altri dispositivi. Negli Stati Uniti ogni nuovo modello iPhone ha un prezzo di circa 200 dollari se acquistato con un contratto di due anni e generalmente ogni nuovo modello costa di più del precedente, costringendo gli operatori a versare ogni anno più soldi ad Apple. “Non è chiaro cosa farà la Commissione Europea” mette in evidenza il New York Times, ricordando che la multa massima nei casi in cui le aziende hanno usato contratti anti competitivi per bloccare la concorrenza è fino al 10% dei ricavi annuali globali più recenti della società. “Ma multe nei casi antitrust raramente raggiungono tali livelli. Nel 2009 Intel ha ricevuto la maggiore multa di sempre di 1,1 miliardi di euro dopo che la commissione ha determinato un abuso di posizione dominante nel mercato dei chip”.

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