L’economia circolare: l’esempio della Finlandia

L’evoluzione delle città deve basarsi su una sostenibilità totale dove sia fondamentale anche la responsabilità individuale, in quanto ciascuno di noi è indispensabile co-autore di qualunque strategia di sviluppo sostenibile che si aspiri a realizzare concretamente

Ho già parlato di economia circolare in vari articoli e nel mio libro, Il nuovo paradigma, sottolineo come fino adesso è stato sottovalutato l’impatto delle attività umane sull’ambiente, che è invece una delle principali concause della crisi energetica attuale. Non abbiamo più possibilità di errore, l’evoluzione delle città deve basarsi su una sostenibilità totale dove sia fondamentale anche la responsabilità individuale, in quanto ciascuno di noi è indispensabile co-autore di qualunque strategia di sviluppo sostenibile che si aspiri a realizzare concretamente.

Come si legge nell’articolo di Enrico Pitzianti sulla newsletter Non scaldiamoci di Wired, L’esempio della Finlandia (che dovremmo seguire), le comunità devono essere sempre più autosufficienti, dovranno cioè utilizzare in maniera razionale le risorse, combinandole con la valorizzazione dei territori e creando modelli di autonomia energetica basati sull’autoproduzione e, appunto, sull’economia circolare.

Per economia circolare intendiamo che i beni durino nel tempo, e che si creino meno scarti possibili e che quelli che si creano vengano e che, in sostanza, le materie prime vengano riusate più volte in cicli industriali e in tal senso, già nel 2016, la Finlandia si era mossa in questa direzione, abbandonando il modello economico lineare per quello circolare servendosi delle proprie materie prime, trasformandole e rimettendole sul mercato. L’obiettivo della Finlandia è quello di raggiungere nel 2035 la neutralità carbonica (detta anche neutralità climatica) cioè riuscire a non emettere più gas serra di quanti il pianeta non ne possa sostenere.

Il passaggio verso un’economia sempre più circolare passa inevitabilmente attraverso i programmi regionali e delle singole città. È per questo che occorre andare a definire un linguaggio comune, un ecosistema integrato fra le regioni che le faccia dialogare in un’unica direzione e cioè quella della valorizzazione energetica del nostro territorio.

Negli ultimi anni c’è sì maggiore consapevolezza sul tema, ma ancora siamo lontani dall’ottenere risultati soddisfacenti e sostenibili.

In Italia, degno di nota, è l’impegno che P&G presta a mettere in atto un cambiamento positivo in fatto di consumi, riuso e salvaguardia attraverso il progetto L’economia circolare è un gioco di squadra in collaborazione con Corepla realizzato ad Explora, il museo dei bambini di Roma.

Il valore di educare i cittadini di domani è imprescindibile e attraverso le otto postazioni che consentono di approfondire tutte le fasi dell’economia circolare (materia prima, progettazione, produzione, distribuzione, consumo, raccolta, riciclo e il rifiuto residuo) i bambini apprendono, divertendosi e giocando, l’economia circolare con consigli pratici da applicare a casa, a scuola e nel quotidiano.

Dare luce ai punti di forza e opportunità che l’Italia ha e lavorare sulle criticità e su governance più efficienti è il nostro prossimo impegno se si vogliono seguire gli esempi virtuosi nel resto dell’Europa.

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