Italia Startup: nel Belpaese sono 300mila gli aspiranti imprenditori

L’Italia è un paese di piccoli imprenditori latenti. Sono molti infatti, quelli che, se avessero tra le mani una somma di denaro significativa, investirebbero in un’attività imprenditoriale o in una start-up.

A rivelarlo è una nuova indagine promossa da Italia Startup in collaborazione con Human Highway, secondo cui sarebbero 300 mila gli aspiranti imprenditori in Italia. Secondo Federico Barilli, Segretario Generale di Italia Startup, non solo sono tanti quelli che vorrebbero aprire una loro attività o investire in quella di un amico, ma tra questi la maggioranza “ha già un progetto in mente in un settore definito”.

Lo studio è stato condotto su un campione di 947 persone (rappresentativo della popolazione italiana) a cui è stato chiesto come avrebbero speso una somma di denaro pari a 200 mila euro. La domanda ha generato per la maggior parte risposte figlie della crisi economica del momento e rispecchiano per questo il bisogno di possedere una casa, la necessità di estinguere debiti e mutui o il bisogno di evasione verso mete lontane.

Ma al quarto posto, la risposta più gettonata (18,8%) riguarda il desiderio di intraprendere un’attività imprenditoriale. Barilli spiega che all’interno di questo 18,8%, “il 21,9% intende avviare la propria attività nel settore ristorazione, mentre le tecnologie digitali catturano l’interesse del 13,7% degli intervistati: in particolare il 7,4% intende investire in servizi web come e-commerce, comunicazione digitale e piattaforme di co-working, mentre il 6,3% punta alla progettazione software e allo sviluppo di app: è un segno evidente delle potenzialità offerte dalle tecnologie digitali nella creazione di opportunità lavorative”.

Nello specifico, dallo studio emerge come non tutti sarebbero disposti ad investire interamente il capitale a disposizione: il 32,4% sarebbe disposto a investire meno della metà o una parte limitata dei 200mila euro, mentre il 67,6% è disposto a rischiare una parte consistente del patrimonio. Questi ultimi rappresentano quei 3,5 milioni di italiani (12,2% degli intervistati) che rivelano una maggiore propensione all’imprenditorialità.

stima_aspiranti_imprenditori

Per verificare la maturità di questa propensione, l’indagine ha poi analizzato la presenza di un’idea imprenditoriale negli intervistati e solo il 40,9% ha rivelato di avere un progetto abbastanza preciso (30,2%), ben definito (9,2%) o già avviato (1,5%).

Infine come ulteriore controprova dell’aspirazione all’imprenditorialità, è stata riscontrata la propensione a investire il proprio finanziamento in un settore specifico. L’82,6% ha rivelato di avere già identificato il settore: corrisponde all’1,1% degli intervistati, pari a circa 300.000 italiani.

Sono molti i modelli a cui si ispirano gli italiani nel loro sogno di una carriere nel mondo dell’imprenditoria: si va da quei personaggi che rappresentano in carne ed ossa il concetto di self-made- man come Ferrari o Briatore, alle grandi famiglie che hanno reso famosi i loro marchi in tutto il mondo come Barilla o Ferrero. Un giovane imprenditore su quattro è attratto invece dall’imprenditore dell’informatica e della new economy: tra i nomi più citati ci sono ovviamente Bill Gates, Steve Jobs o Mark Zuckerberg.

Ma solo grazie ad una somma “piovuta dal cielo” gli italiani hanno potuto dare sfogo alla loro vena imprenditoriale. Tra i principali inibitori della libera iniziativa c’è proprio la scarsità di risorse finanziarie per dare corpo al proprio progetto. Per 8 aspiranti imprenditori su 10 questo è il principale ostacolo. Al secondo posto tra i fattori inibitori, nettamente distaccato dal primo, si classifica la difficile congiuntura economica, che blocca il 20,6% degli intervistati. Il mancato reperimento di amici o colleghi disposti a rischiare nel progetto ferma invece l’11,1% degli aspiranti imprenditori.

inibitori_progetto_imprenditoriale

Sembra un paradosso, ma la crisi genera una delle risorse più importanti per l’economia italiana: il desiderio di imprenditorialità, di esprimere i propri talenti per creare nuove opportunità lavorative” ha commentato Federico Barilli, Segretario Generale di Italia Startup. “Solo per 2 aspiranti imprenditori su 10 il momento economico sfavorevole è un limite; per la maggior parte di loro, basterebbe trovare un adeguato finanziamento per creare una nuova realtà produttiva. Questa indagine diventa dunque un forte richiamo per le aziende consolidate, i settori maturi, soprattutto del Made in Italy, a investire nelle startup: è invito a contaminarsi con i nuovi modelli di business offerti dalle tecnologie digitali, un vero e proprio asset competitivo per il nostro Paese, capace di attrarre l’iniziativa imprenditoriale dei più giovani”.

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