Cari giornalisti, benvenuti nel XXI secolo

Siccome sono giornalisti, alcuni dati macroscopici, tipo il fatto che ci troviamo nel XXI secolo e esiste internet, una lo dà un po’ per scontato che li sappiano. Invece, quando si tratta di web, le cose più ovvie è meglio sempre ripeterle, o spiegarle. Quindi questo post è dedicato ai giornalisti del Corriere della Sera, sconvolti perché sul nuovo sito del giornale è comparso un link ad un altro sito.

Un link. Nel 2013.

Cari giornalisti delCorriere, lasciate che vi spieghi una cosa: in una pagina web i link svolgono le funzioni che nei libri hanno le note a piè pagina. Quelle che si mettono nelle tesi di laurea (ne avete fatta una, vero? Millemila anni fa, e magari proprio in giornalismo e comunicazione). Quando un una tesi si dice “Come Caio sostiene..” E poi ci schiaffa un numerino che rimanda alla nota, in cui si spiega in che pagina di quale suo volume Caio ha scritto la cosa fondamentale che voi ora usate per dimostrare il vostro assunto.

fonteUmberto Eco, nel suo saggio “come si fa una tesi di laurea” spiega che le note a piè pagina sono il pagamento di un debito: tu prendi un’Idea da Caio e lo ringrazi così, mettendo a piè di pagina la citazione.

Immagino che non ve ne siate mai accorti, ma sul web le note a piè pagina non esistono. Ma le persone corrette ci tengono a pagare comunque i loro debiti con chi ha fornito loro delle idee, o dei dati. E allora inseriscono un link, in cui citano la fonte da cui li hanno presi.

Ecco, cari giornalisti del Corriere: inserire un link nella pagina del vostro giornale non è un atto incomprensibile, un attacco alla libertà di stampa, al giornalismo o chissà cosa: è il pagamento di un piccolo debito e un atto dovuto nel vostro mestiere, che prevede che il giornalista citi le fonti delle sue informazioni perché il lettore possa in qualche modo verificarle.

Quindi, state tranquilli. Non morirete per un link. Semmai morirete perché non sapete usarli.

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