Il social media manager bravo è quello invisibile

Avete presente il sale? Quando uno cucina, il sale è fondamentale, ma deve essere apparentemente invisibile: se si sente troppo, o troppo poco, vuol dire che hai sbagliato la ricetta.

Ecco, io quando guardo come vengono gestiti gli account di certi brand e soprattutto di alcuni partiti politici e giornali, mi accorgo che il miglior social media manager è quello che apparentemente non c’è. Come il sale quando è dosato giusto. Non strepita, non risponde alle provocazioni, non fa la primadonna, non tenta di essere spiritoso. Fa semplicemente il suo lavoro silenzioso e certosino, che consta nel curare i contenuti e scegliere cosa divulgare per far fare al suo datore di lavoro, sia un brand, un singolo onorevole, una carica istituzionale o un partito politico la miglior figura possibile, o almeno la meno peggiore, quando il brand, il partito politico, il singolo onorevole o la carica istituzionale se ne escono con qualche dichiarazione stupida o infelice. E lo fanno in continuazione.

Social-Media-ManagementCi sono tanti che sono stati chiamati a fare i social media manager, soprattutto per politici o partiti. In questo caso, purtroppo, quasi sempre, non si trattava di persone formate per fare questo, ma di giornalisti o attivisti del partito, spesso ex blogger o “twittstar”, che, siccome venivano giudicati vicini o simpatizzanti del partito o della corrente vincente o del politico in ascesa si sono ritrovati in men che non si dica catapultati a gestire una comunicazione di tipo istituzionale. Non erano quindi professionisti. Lasciatevelo dire da una che professionista non è, ma solo appassionata lettrice ed elettrice: ragazzi, si vede. Si vede che continuate a gestire account istituzionali con lo stesso piglio scanzonato e irriverente con cui gestivate i vostri personalissimi account, e con los tesso ego ingombrante che vi ha permesso di diventare noti. Solo che non sono i vostri personalissimi account. Per cui le battutacce da caserma, gli scazzi fra amici e nemici di corridoio, ma anche le notizie “buttate su” o del tutto irrilevanti  postate senza verificare, che potevate mettere sui vostri personalissimi account, lì non vanno messe. Non vanno nemmeno pensate. Non importa se il vostro partito/movimento/politico di riferimento è giovane, scanzonato, provocatorio e ha fatto strada facendo dichiarazioni “forti”. Voi siete un account ufficiale, siete là per fare da filtro: di stupidaggini, credetemi, ne faranno e diranno già abbastanza il vostro partito o il vostro politico, in proprio. Voi non siete lì per aggiungerci anche le vostre.

Dirò di più: nel momento in cui si diviene gestori di un account istituzionale di un politico, di una carica istituzionale, di un partito, sarebbe meglio anche congelarlo, il proprio account personale, e magari sospenderlo del tutto, assieme all’ingombrante ego, dopo aver fatto precipitosamente sparire tweet o status vecchi che possono essere rimessi in circolo e creare imbarazzo. Quel vecchio principio di cautela che la moglie di Cesare deve essere al di sopra anche del sospetto vale massimamente per gli account social dei “comunicatori”. Twittate poco, se volete continuare a twittare, e cose neutre, perché il vostro ruolo è tale che ormai voi siete qualcuno di istituzionale anche quando siete sul vostro account privato, per cui se annunciate al mondo “adesso vado a farmi la doccia” è meglio che prima valutiate se è il caso o vi è proprio la necessita di divulgare questa fondamentale notizia, anche perché il particolare potrebbe dare un qualche vantaggio agli avversari.

Se non volete rinunciare a questa “libertà”, ecco, a parer mio, è meglio che il social media manager per un account istituzionale (brand, carica, partito o singolo politico) è meglio che non lo facciate. Continuate ad essere quello che siete, che magari va benissimo così: siete un personaggio meraviglioso del web, ma non siete tagliati per diventare un silenzioso operaio del web stesso. Non è un dramma, eh.

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