Il cloud computing è l’infrastruttura che oggi supporta al meglio le applicazioni che determinano, e determineranno sempre più in futuro, l’Internet of Everything. In una parola, il futuro. E’ questo il cuore della rivoluzione cloud secondo Bruno Pierro Cloud Leader di Cisco Italia, intervistato nei giorni scorsi. Il perché è presto detto: “il trend di sviluppo che emerge dal Global Cloud Index di Cisco mostra che il 60% del workload mondiale nel 2020 girerà su ambienti cloud” spiega “se consideriamo quindi la crescente opportunità di stabilire un mercato in cui gli oggetti si interconnettono per effetto dell’IoE, al fatto che il traffico dati verrà sempre più usato in cloud ben si comprende la centralità della nuvola nel business come nei servizi di pubblico interesse”.
Una centralità che è sempre più compresa dalle aziende mondiali che puntano sul cloud per migliorare i processi interni ed esterni, per modulare gli investimenti nel tempo sulla base dell’effettiva disponibilità delle risorse, e dare veloce risposta alle esigenze interne: “Il cloud diventa il centro dell’evoluzione dell’azienda intera grazie alla possibilità di garantire un time to market ridotto che riesce a supportare non solo le azioni rivolte al mercato di rifermento dell’azienda ma anche all’interno. Ovvero riesce a rispondere tempestivamente e con alta efficienza alle altre necessità delle funzioni aziendali, marketing, risorse umane, etc… che hanno sempre più bisogno di avere strumenti veloci.”
In questo senso i Chief information officer rivestono sempre più un’importanza nodale perché sono i soggetti che, con il cloud, riescono concretamente a proporre soluzioni che “abbattono barriere di costi e tempi in modi che prima non erano possibili. E’ una figura, quindi, che tende a cambiare, che può impattare nelle strategie interne delle aziende e che può farsi promottrice di soluzioni per l’esterno, secondo un modello ibrido.”
E in Italia? Nel nostro paese, spiega Pierro: “in generale il cloud sta prendendo piede con un buon ritmo anche sul fronte della Pa. Dai cloud provider arriva positività, con attori italiani molto attivi anche rispetto a concorrenti internazionali. Ma, ovviamente, si potrebbe fare di più dal momento che molti preconcetti ancora resistono verso quella che è un’onda che sta obbligando tutti al movimento.”
Innanzitutto la consueta, purtroppo aggiungiamo noi, resistenza al cambiamento che si accompagna al timore di una “perdita di controllo” sui processi aziendali che, con il cloud, verrebbero spostati all’esterno delle strutture. “In realtà il governo della situazione è sempre interno all’azienda, che la gestisce in base a strategie ed esigenze”. E poi resistono i timori legati ai rischi alla sicurezza: “spesso le organizzazioni non sono certe di come vengano trattati i dati e di come si acceda ad essi. Ma anche in questo caso si tratta di un falso mito: grazie al lavoro che realizzano compagnie specializzate come Cisco sulle certificazioni anche di terze parti, a livello di sicurezza i controlli sul cloud sono quasi sempre superiori a quelli che si hanno in azienda.”
Fortunatamente i vantaggi del cloud stanno progressivamente mutando il panorama poiché, spiega Pierro: “l’ottimizzazione della spesa e l’efficientamento degli investimenti resi possibili con il cloud, fanno spendere all’azienda esattamente il tempo e le risorse disponibili senza immobilizzare capitali a fronte di progetti che potrebbero avere una durata variabile.” Senza contare l’enorme impatto positivo che il cloud dà al mercato in mutamento: “Oggi è impossibile per le imprese perdere anni per sviluppare servizi che in altre aziende si fanno in pochi mesi.”
Ciò dimostra che la nuvola riesce a rispondere in modo efficiente, efficace e veloce alla crescente necessità delle organizzazioni grandi e piccole, private e pubbliche, di usare tali risorse e tutti devono “poter usare il cloud a loro discrezione e in modo flessibile”. E’ qui che si inserisce il Global InterCloud di Cisco, l’iniziativa con cui l’azienda ha annunciato lo stanziamento di un miliardo di dollari per espandere la propria attività cloud nei prossimi due anni, nella costruzione di un “network di cloud” con un insieme di partner: “Cisco vuole creare una rete di cloud, un “world of many cloud” e fare in modo che le applicazioni e il carico elaborativo possa fluire in modo veloce ed efficiente. Il cliente finale avrà a disposizione un’offerta più ampia il che dà la possibilità di mirare puntualmente investimenti e rispondere, con un time to market molto più rapido del solito, alle esigenze che vengono dal mercato.” Un progetto ambizioso verso il quale anche i partner coinvolti, tra cui Dimension Data, mostrano entusiasmo: “i partner riconoscono in questo passo una risposta alle esigenze del mercato del presente ma soprattutto del futuro. Cisco può essere un fattore fondamentale nello sviluppo del cloud mondiale, sia per competenza che per la sua rete di partnership.”
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