FinTech per la sostenibilità

Stiamo assistendo ad una trasformazione digitale del settore finanziario che fa sì che lo sviluppo della tecnologia open source e la rete “viva” siano la base per la costruzione di un’infrastruttura tecnologica per un sistema alternativo, aperto e inclusivo, che assurge a elemento di supporto sia della sostenibilità economica che di quella sociale

Immagine distribuita da Tom's Hardware con licenza CCO

Il 27 settembre scorso è stato pubblicato sul sito della Camera dei Deputati un documento che affronta il tema della FinTech (Financial Technology). Il documento apre partendo proprio dall’origine della FinTech:

Il 2009 è l’anno in cui viene convenzionalmente fissata l’origine del FinTech: mentre gli operatori tradizionali facevano i conti con la crisi e il conseguente crollo della fiducia dei loro clienti, fiorivano possibilità di incontro fra esperti di tecnologia e finanza, che portavano alla nascita, in primis, della cripto-valuta Bitcoin. […] Con tale termine si faceva in origine riferimento alle applicazioni informatiche a supporto dell’attività di banche e imprese di investimento. Col tempo, invece, la definizione si è allargata a una grande varietà di servizi e tecnologie per le imprese e i privati, includendo un insieme di innovazioni relative a prodotti e servizi bancari, finanziari e assicurativi: pagamenti elettronici (cashless), piattaforme on-line per il prestito fra privati (peer-to-peer lending) o per l’investimento in progetti innovativi (crowdfunding), negoziazione automatizzata (algo-trading), consulenza automatizzata (robo-advice) e nuovi sistemi di gestione dei rischi assicurativi (InsurTech), per citare i più diffusi”.

C’è stata, e continua ad esserci, una trasformazione digitale del settore finanziario, che sta modificando il modello di azione di quest’ultimo, che passa da un approccio top-down – in cui gli sforzi di inclusione finanziaria sono esercitati da governi, istituzioni e banche – ad un approccio bottom-up, che fa sì che lo sviluppo della tecnologia open source e la rete “viva” siano la base per la costruzione di un’infrastruttura tecnologica per un sistema alternativo, aperto e inclusivo.

La sostenibilità digitale si realizza attraverso la tecnofinanza, che rappresenta l’elemento abilitante e la chiave di lettura della tecnologia che assurge a elemento di supporto della sostenibilità economica – ma anche sociale – orientando lo sviluppo verso un preciso modello di senso, quello della finanza decentralizzata (DeFi).

Questo cambiamento sistematico impatta su altre discipline e settori che – per far sì che si possa parlare realmente di sostenibilità – sentono “l’esigenza di regole nuove”, portando con sé – continua il documento – “la inevitabile ridefinizione di categorie del diritto: si pensi, ad esempio, al concetto di “territorio”, che sta progressivamente perdendo la qualità di spazio di esercizio di una determinata sovranità, per divenire una entità liquida, che rende sempre più difficile identificare “dove” avvengano le operazioni finanziarie e quali regole debbano essere applicate. Alla luce di tali considerazioni, i servizi bancari e finanziari sembrano destinati ad una disciplina sempre più armonizzata a livello europeo (e globale)”.

L’implementazione di queste soluzioni technology based permette uno sviluppo sostenibile in cui la direzione dello sviluppo tecnologico e lo sfruttamento delle risorse hanno l’obiettivo di trasformare digitalmente la società e tutti gli ambiti che la riguardano. I comportamenti economici e sociali vengono infatti modificati, e si può parlare di sostenibilità digitale nel momento in cui anche norme, tecnologie, sistemi vengono ripensati sulla base di criteri di sostenibilità. Gli effetti finanziari abilitati dalla FinTech diventano l’azione sviluppatasi all’interno del sistema economico che produce ripercussioni su altri sottosistemi, le cui dinamiche sono state analizzate: avere maggiori risparmi e accesso al contante, ad esempio, permette di investire in attività, di accedere all’assistenza sanitaria, all’istruzione, contribuendo al raggiungimento di vari Goal di Agenda 2030.

Oltre all’inclusione finanziaria che può generare la trasformazione digitale – rendendo il sistema finanziario più democratico andando a coinvolgere le persone cosiddette unbanked – nell’ambito della DeFi si possono costruire modelli economici e sociali sostenibili in diversi settori.

D’altra parte – si legge sempre nel documento della Camera –, in un mondo in cui la produzione, elaborazione e trasmissione di informazioni diviene sempre più rapida e meno costosa, anche le istituzioni pubbliche possono trovare nuovi strumenti in grado di migliorare l’attività di vigilanza. Il riferimento è, in particolare, a un importante fenomeno sviluppatosi nell’industria bancaria e finanziaria al fine di ridurre gli ingenti costi di conformità imposti dalla normativa post-crisi: il RegTech”.

La Regulatory Technology indica generalmente “l’utilizzo, da parte delle imprese finanziarie, di software per l’automazione delle procedure di compliance, attraverso cui ottenere un aumento di efficacia della corrispondente funziona aziendale, riducendone contemporaneamente i relativi costi”; “l’uso della tecnologia (in particolare quella dell’informazione) per garantire il rispetto del monitoraggio e della segnalazione dei requisiti normativi. In termini semplici: attraverso RegTech, i processi normativi sono automatizzati e la conformità alle normative è garantita”.

La convergenza di RegTech e FinTech sembra scaturire da un’analisi della sostenibilità digitale in grado di capire quali sono le linee direttrici della tecnologia: perché ­– come si è appena visto – non bisogna considerarla come l’unica variabile, l’unico driver. O comunque bisogna chiedersi – come ha fatto UNICEF in un report del 2018: “Come potremmo sfruttare la tecnologia per…?”. E proprio riguardo alla FinTech si parlava della possibilità di “creare nuovi mercati dove ci sono interessi ed esigenze di soluzioni (come FinTech in Africa creando un mercato di servizi finanziari per una popolazione meno servita).

A tal proposito nel 2021, UNICEF, tramite il programma ING-UNICEF Fintech for Impact, ha selezionato cinque startup in grado di “offrire maggiori opportunità e sicurezza ai bambini e alle famiglie vulnerabili”. Una di queste è Saphron: un’azienda tecnologica “spinta a rendere l’assicurazione radicalmente accessibile e a spingere l’inclusione finanziaria nel sud-est asiatico”, scrivono. Grazie ad una tecnologia basata sull’intelligenza artificiale – chiamata NAN.AI – l’azienda si pone l’obiettivo di “migliorare l’efficienza di una forza lavoro principalmente rurale e femminile di agenti di microassicurazione (“nanays”) in modo che possano raggiungere famiglie rurali a basso reddito con un’assicurazione accessibile. Lo strumento, che include la scansione e la digitalizzazione di moduli scritti a mano, ha aiutato 600 agenti ad assicurare in modo più rapido ed efficiente oltre 100.000 persone da incidenti, disastri ed emergenze sanitarie”, ha riportato l’UNICEF.

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