Sì, capisco che l’argomento potrà sembrare poco adatto ad un portale che parla di web e di imprese. Ma è proprio da qua che dobbiamo partire, ovvero dalle imprese, dal web, e da quello che serve nel mondo contemporaneo.
Chi vi parla è una laureata in discipline umanistiche. Le più astruse ed inutili discipline umanistiche in assoluto, a sentire i nuovi improvvisati esperti della pedagogia italiana (uno scelto gruppo che comprende fini pensatori come Briatore e altri imprenditori assortiti), perché non solo sono laureata in lettere, ma addirittura in lettere antiche. Sì, signori, proprio così: sono una di quelle che ha fatto l’inutile liceo classico e poi, non paga, all’università ha continuato a studiare Greco, Latino e si è laureata in Storia greca.
Esiste, a parere dei nuovi geni dello sviluppo, disciplina più inutile per il mondo moderno? No. Ce la giochiamo, credo, nelle loro classifiche delle specializzazioni più inutili, io e qualche laureato in scienze della comunicazione, ma mi sa che vinco io.
Eppure sono qua, a scrivere una rubrica su Tech Economy. Non solo, ma prima di decidere di andare lavorare a scuola ed insegnare lettere, la disciplina in cui mi ero laureata, ho avuto una mia carriera professionale: ho scritto per giornali, fatto consulenze a piccole imprese, lavorato in uffici pubblici, fatto ricerca in Università.
Nella mia vita, facevo i conti l’altra sera, sono rimasta disoccupata in tutto un mese e mezzo, e solo perché era il mese e mezzo dopo la mia discussione di laurea, e avevo deciso di prendermi una meritata vacanza. Per il resto, senza avere raccomandazioni e con una laurea come quella citata, ho sempre trovato di che sbarcare onorevolmente il lunario, e qualche volta mi è addirittura capitato di dover rifiutare dei lavori perché troppo impegnata. Non sono un caso unico. Molti miei compagni di studi sono oggi non sono in biblioteche stantie o nelle aule scolastiche, ma lavorano dentro aziende: fanno i consulenti, hanno attività professionali. Lavorano nel marketing, nella selezione del personale, alle analisi di mercato, in agenzie pubblicitarie e molti, addirittura, in banche e in multinazionali. Del resto noi di lettere antiche abbiamo tutti un nume tutelare a cui ispirarci: quel Carlo Azeglio Ciampi, per dire, che, laureato in lettere (nel 1941), è diventato Governatore della Banca di Italia e poi Presidente del Consiglio e poi ancora Capo dello Stato. Uno che per tutta la vita ha coordinato, comandato e si è confrontato con schiere di economisti e banchieri, e ne è uscito a testa alta.
Perché tanti umanisti hanno successo anche in campi che apparentemente non c’entrano nulla con il loro percorso di studi? No, non è un caso. E’ che un percorso umanistico, se fatto bene e con testa, non ti rende capace solo di diventare un bravo professore di italiano, o di saper tradurre una frase dal latino o dal greco. Ti offre la possibilità di imparare ad usare una serie di strumenti che ti aiutano a capire il mondo. Uno storico che è abituato a raffrontare dati di demografia, a ricostruire epoche passate, secondo voi fa tanta fatica ad imparare ad utilizzare le stesse tecniche per le analisi di mercato? Un filosofo che sa scomporre problemi logici complessi non sarà poi in grado con relativa facilità di applicare le stesse tecniche per la gestione aziendale? E chi, uscito da severi studi di filologia, ha imparato ad usare bene tutte le sfumature della lingua e della parole, e si è fatto le ossa sulla retorica antica che veniva usata per persuadere le folle, credete abbia soverchi problemi ad occuparsi di campagne pubblicitarie per marchi o per partiti politici?
Ecco perché ogni volta che l’esperto di turno tuona contro la formazione umanistica liceale o le lauree umanistiche che non servono a nulla, io non so se mettermi a ridere o a piangere. Contrariamente a quanto si pensa, una laurea umanistica fornisce una serie di strumenti e di abilità assolutamente fondamentali per il mondo moderno: capacità di visione di insieme, di analisi comparativa su scenari vasti, abitudine a leggere dati e inserirli in ipotesi, abilità comunicativa. Sono tutte competenze di cui oggi il web va ghiotto, di cui abbisogna, e di cui abbisognano anche le aziende. Quindi, siamo seri: se vogliamo trovare un colpevole per l’attuale crisi, non tiriamo fuori la favola che è perché abbiamo sempre privilegiato la formazione umanistica, e che ci salveremo solo partorendo centinaia di ingegneri. Gli umanisti, quando sono ben preparati e competenti, valgono quanto gli ingegneri, o gli economisti. Chiedete a Ciampi, se proprio non volete credere a me.
Se gli umanisti fossero necessari, non servirebbero articoli che lo ricordino.